Erano all’incirca 10.000 i manifestanti che ieri sera si sono ritrovati per le strade di Beit Shemesh per protestare contro il radicalismo sempre più spinto degli haredim.
Una protesta per i diritti delle donne, donne che gli ultra-ortodossi vogliono tenere “separate”, segregate – per le strade, sugli autobus, persino nelle file dei supermercati.
Hadassa Margolese, la madre della piccola Na’ama che con la sua intervista a Channel 2, venerdì scorso ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica israeliana e internazionale, il problema della separazione delle donne, dell’intransigenza e anche della violenza degli ultra-ortodossi nel distretto di Beit Shemesh, era alla manifestazione. “Ci sentiamo appoggiati in questa battaglia e spero che quello che stiamo facendo cambierà il volto di Beit Shemesh” ha detto. A chi le ha chiesto se abbia intenzione di lasciare Beit Shemesh, ha risposto: “In nessun modo. Gli Haredim stanno cercando di trasformare la città, senza chiedere il permesso di nessuno”.
A proposito della manifestazione il presidente Shimon Peres è intervenuto elogiando la protesta a difesa delle donne e dei loro diritti e condannando ogni forma di violenza nei loro confronti. “Ieri (lunedì 26 dicembre, ndr) abbiamo visto le forze di polizia lottare per i diritti fondamentali di tutti. Esse erano emissarie dell’intero paese”.
Secondo Peres, il raduno di Beit Shemesh è stato un test per Israele: “Tutti noi, religiosi, laici e tradizionalisti, dobbiamo difendere l’immagine dello Stato di Israele di fronte a una minoranza che compromette la solidarietà nazionale e che si esprime in modo scandaloso”.
Intervenendo alla manifestazione il leader dell’opposizione e presidente del partito Kadima, Tzipi Livni ha detto che la battaglia non è solo più di Beit Shemesh, ma è molto più ampia. “La maggioranza moderata sionista può decidere quale immagine avrà lo Stato di Israele” ha detto la Livni.
Shelly Yachimovich, presidente del Partito Laburista ha dichiarato: “Questa non è una battaglia di sinistra e di destra. Non è una battaglia di laici contro osservanti. È la battaglia di ogni cittadino israeliano che ama lo Stato e ha paura per la sua immagine morale “.
Ina Zeligman di Holon, 75 anni, ha partecipato alla manifestazione. Ci è andata da sola, prendendo l’autobus messo a disposizione dagli organizzatori e portando il suo cartello scritto in russo.
“E ‘stato importante per me venire a far sentire la mia voce”, ha detto Zeligman. “E’ insopportabile e irrazionale che in un paese democratico come il nostro, si consenta che un tale fenomeno si verifichi”, ha concluso.