«Senza la conoscenza di quegli avvenimenti, di ciò che questo genocidio ha rappresentato nello svolgersi della storia del Novecento, il quadro storico generale risulta manchevole o falsato, anche in rapporto all’invenzione del termine stesso “genocidio” da parte del giurista ebreo polacco Raphael Lemkin (che in una celebre intervista affermò di essersi occupato prima di tutto della tragedia armena)». Così scrisse Antonia Arslan, autrice di numerosi libri sulla tragedia del popolo armeno, a cui apparteneva la famiglia di suo padre (vedi La masseria delle allodole, La strada di Smirne, Il rumore delle perle di legno), nonché studiosa del legame fra genocidio armeno e Shoah (di questo parla nel volume Pro Armenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno). Tempo fa anche Rav Laras si espresse molto chiaramente al riguardo, schierandosi contro la “rimozione spensierata di una storia insopportabile”. Ma purtroppo i due Genocidi sono correlati a doppio filo anche dall’inquietante coinvolgimento in entrambi sia della Germania sia dell’Islam politico.
È proprio in virtù di questo destino comune che il Memoriale della Shoah ospiterà un ciclo di incontri dedicati al genocidio armeno, organizzato da Vittorio Bendaud e promosso, fra gli altri, dall’Adei Wizo di Milano, dalla Fondazione Memoriale della Shoah e dalla Casa Armena-Hay Dun, che vedrà la partecipazione di importanti esponenti della Comunità ebraica e armena, nonché di giornalisti e intellettuali. Dal 27 aprile al 24 maggio una volta a settimana verrà affrontato un tema legato a questo delicato argomento. Nello stesso periodo sarà esposta la mostra fotografica “Metz Yeghern”su quella tragedia, in cui furono spezzate violentemente le vite di circa 1.500.000 armeni, assieme ad alcune altre decine di migliaia di vite dei cristiani assiri o di altre confessioni cristiane orientali minoritarie. Terribili furono le tribolazioni sofferte dalle donne e dai bambini armeni.
Ricordare il Genocidio degli Armeni al Memoriale della Shoah di Milano -il tristemente noto Binario 21– è dunque un evento molto importante, che riveste grande significanza storica e simbolica. Si tratterà di un evento unico in Italia.
Il ciclo si aprirà il 27 con una cerimonia inaugurale, alle 18.15, a cui parteciperanno, fra gli altri, Rav Alfonso Arbib e Roberto Jarach, vice presidente del Memoriale. Seguirà una lectio magistralis intitolata Da Yad Vashem a Tsitsernakaberd: riflessioni su una comunità di destino, tenuta dall’intellettuale ebreo armeno Cyril Aslanov (Accademia per la Lingua Ebraica, Gerusalemme–Israele; Aix-Marseille Université/CNRS, France) e moderata da Emanuele Boffi (Tempi).
Giovedì 4 maggio alle 18 si parla del libro Pro Armenia, Voci ebraiche sul genocidio armeno (Giuntina) con Rodolfo Casadei, Alessandro Litta Modignani, Aldo Ferrari e Vittorio Robiati Bendaud, mentre l’11 maggio al centro sarà il volume della Mondadori La lettera a Hitler, Storia di Armin T. Wegner, combattente solitario contro i Genocidi del Novecento, con Antonio Ferrari, Piero Kuciukian e Gabriele Nissim.
Il 16 maggio sarà la volta del libro I Disobbedienti, Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno (Guerini e Ass), con Agopik Manukian, Marcello Flores e Piero Kuciukian, mentre l’evento conclusivo del 24 maggio sarà dedicato al tema “Le vittime e le aguzzine. Storie delle martiri armene ed ebree e delle loro persecutrici”: una tavola rotonda inusuale sulle donne armene ed ebree perseguitate nel corso dei due rispettivi Genocidi e sulle loro aguzzine turche e tedesche. Interverranno: Antonia Arslan, scrittrice, Siobhan Nash Marshall, filosofa (Manhattanville University, U.S.), David Meghnagi (Università Roma Tre, Assessore alla Cultura UCEI) e Liliana Segre, testimone superstite di Auschwitz. Modererà l’evento conclusivo l’On. Irene Manzi, componente dell’Ufficio di Presidenza della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.