Diario minimo (di un conflitto). Il servizio militare dei haredim porta al licenziamento di Gallant

Israele

di Luciano Assin
Anticipando di un paio di settimane una decisione che era già in cantiere Netanyahu ha spiazzato tutto il mondo politico esonerando il ministro della difesa Yoav Gallant dal suo incarico. Parafrasando Manzoni potremmo dire “Adelante Bibi, senza juicio”.

L’esonero di Gallant fa parte di un più grande disegno politico che mira a soddisfare i partiti ultraortodossi, haredim in ebraico, che esigono una legge ad hoc che permetta l’esonero in blocco di tutti coloro che secondo le attuali leggi sono obbligati al servizio militare. Questa richiesta dovrebbe comprendere non solo chi frequenta le yeshivot, vere e proprie università teologiche, ma qualsiasi ragazzo haredì idoneo ad essere arruolato. I partiti haredim hanno più volte minacciatto di abbandonare la coalizione di governo se una legge del genere non venisse promulgata. E Gallant, fermamente contrario al progetto, era il classico granello di sabbia che blocca tutto il meccanismo.

La decisione di Bibi è molto azzardata ed è controcorrente rispetto all’opinione pubblica israeliana. Tutti i sondaggi pubblicati dalle principali reti televisive dimostrano come gli israeliani considerino l’esonero di Gallant una decisione esclusivamente politica contraria agli interessi della nazione. In questo caso Bibi fa affidamento sulla memoria corta del suo elettorato che lo ha sempre sostenuto nonostante i numerosi scandali che lo accompagnano da anni.

Con una decisione del genere il premier israeliano sputa praticamente in faccia alla società civile che sta pagando un prezzo enorme. Sino ad oggi sono morti più di 780 soldati e i feriti sono oltre 12mila. I riservisti, la colonna portante dell’esercito, sono stati impegnati mediamente per 250 giorni durante questo ultimo anno di guerra. Uno sforzo enorme sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista familiare.

L’appetito vien mangiando. Secondo diversi commentatori, gli stessi che non avevano previsto il licenziamento di Gallant, Bibi ha intenzione di estromettere altri quattro ruoli fondamentali: il capo di stato maggior Herzi haLevi, il direttore dei sevizi di sicurezza interna (shabak) Ronen Bar, il capo commissione parlamentare della difesa, Yuli Edelstein colpevole di affossare la proposta di legge inerente l’esonero dei haredim e come ciliegina sulla torta il licenziamento in tronco del consulente legale del governo: Gali Baharav Miara.

Quest’ultima ricopre un ruolo chiave nella politica israeliana. In mancanza di una propria e vera costituzione, è il consulente legale che mette in guardia il governo dal promulgare determinate leggi in quanto in contrasto con la giurisdizione israeliana. Ogni consulente ha ampio potere di manovra ed è considerato una figura chiave nella legislazione israeliana.

In definitiva Bibi punta al Jackpot, convinto di avere le carte in regola per vincere su tutti i fronti. Il suo più grande successo è stato quello di aver diviso i vari partiti all’opposizione, riuscendo a far traghettare quattro deputati, consolidando così la sua coalizione governativa. Il leader di questi transfughi è Ghidon Sa’ar, da sempre in aperto contrasto con Bibi, a tal punto che qualche mese prima della guerra aveva diramato davanti alle telecamere una dichiarazione che affermava che mai sarebbe entrato a far parte di un governo guidato dal sua acerrimo nemico.

Attualmente Bibi è in sella più saldo che mai sperando che Trump venga in suo aiuto togliendoli diverse castagne dal fuoco, prime fra tutte Hezbollah e Iran. Personalmente non sarei così sicuro visto che nella scorsa presidenza The Donald non ha dimostrato grande coerenza. Comunque è abbastanza sicuro che fino all’ingresso di Trump nella Casa Bianca la guerra continuerà.

Adelante Bibi.

 

(Foto: Beniamin Netanyahu con Yoav Gallant. Fonte: RSI)