di Nathan Greppi
“Israele non esiste, si chiama Palestina”. Queste le parole di un operatore del Ministero degli Interni belga in riferimento a due israeliani rimasti feriti nell’attentato all’aeroporto di Bruxelles.
Secondo il sito European Jewish Press, tutto è iniziato quando un volontario del Centro di Coordinazione Ebraico di Antwerp ha telefonato per ottenere un’autorizzazione scritta da parte delle autorità belghe per dimettere i due cittadini israeliani dall’ospedale dov’erano in cura e metterli su un volo per Israele.
A tale richiesta l’operatore, che si è presentato come Zachariah, ha risposto: “Mi faccia controllare. Devono andare in Palestina”. Da qui è cominciata una discussione durante la quale il volontario ha chiesto se Zachariah riconoscesse solo la Palestina, al che quest’ultimo ha risposto:”So solo che gli ebrei sono andati in Palestina, essa gli ha accettati, e loro hanno occupato la terra”.
Il volontario ha registrato la conversazione e ha postato l’audio sul sito del mensile ebraico belga Joods Actueel.
Michael Freilich, capo redattore del mensile, ha dichiarato che “supera ogni immaginazione” l’idea che un impiegato statale belga mostri un comportamento anti-israeliano tipico dei paesi arabi. John Cornet D’Elzius, ambasciatore belga in Israele, ha rilasciato venerdì 1 Aprile la seguente dichiarazione: ”Non so se sarà incriminato ma ciò che posso dire è che (l’operatore) non lavora più al centro di crisi ed è stato licenziato. Questo dimostra quanto prendiamo seriamente queste cose e quanto siamo oltraggiati da questo atteggiamento”.
Il rilascio della registrazione è avvenuto pochi giorni dopo che si erano registrati almeno quattro casi in cui delle bandiere israeliane sono state strappate o rimosse al memoriale per le vittime dell’attentato, e in alcuni casi sostituite con bandiere palestinesi.