Quello che tutti temevano solo fino a ieri oggi è diventato realtà. L’attacco da terra di Israele nella Striscia di Gaza è iniziato domenica, mentre i missili non cessano di far suonare le sirene in quasi tutto il Paese.
Una prima breve operazione di terra è stata lanciata sabato notte contro un sito di lancio
di missili di Hamas nel nord della striscia di Gaza: quattro i soldati israeliani leggermente feriti. Il blitz è stato effettuato da un commando d’elite della marina. Il braccio armato di Hamas ha confermato che un contingente israeliano ha tentato di sbarcare su una spiaggia e che c’è stato uno scontro a fuoco con combattenti palestinesi. Secondo la radio pubblica israeliana, il blitz è stato effettuato da un commando d’elite della marina. Il braccio armato di Hamas ha confermato che un contingente israeliano ha
tentato di sbarcare su una spiaggia e che c’è stato uno scontro a fuoco con combattenti palestinesi. Si tratta della prima incursione terrestre dall’inizio dell’offensiva israeliana.
Proseguono anche i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Dopo i ripetuti moniti alla popolazione di Beit Lahya, all’estremità nord della Striscia, affinché evacuasse le proprie abitazioni, Israele ha iniziato a dirigre un fuoco di artiglieria su quell’area, utilizzata secondo l’esercito come zona di lancio di razzi a lunga gittata. Questa mattina l’esercito israeliano aveva lanciato nella zona di Beit Lahia dei volantini con l’avviso agli abitanti di abbandonare prima di mezzogiorno le case. Questo il contenuto dei volantini: “chiunque trascuri le istruzioni dell’esercito metterà la vita di se stesso e della sua famiglia a rischio. Attenzione”. E nonostante il monito di Hamas agli abitanti delle zone in pericolo di non abbandonare le proprie case, sono migliaia le persone che stanno scappando, cercando rifugio nei campi dell’Unhcr.
Il bilancio aggiornato delle vittime palestinesi a Gaza in una settimana di combattimenti, da quando cioè è inziata l’operazione militare “Barriera di protezione”, è salito ad ”almeno 165” morti di cui 33 bambini e adolescenti e 16 donne. Lo riferiscono i servizi medici locali, mentre i feriti sono stimati in 1.085.
“Non sappiamo quando l’operazione terminerà, potrà richiedere lungo tempo”. Lo ha detto il primo ministro Benyamin Netanyahu che – citato dai media ha aggiunto: “continueremo ad operare con forza in modo da riportare la quiete”.
Oltre 800 razzi su Israele in cinque giorni
Sono più di 160 al giorno i razzi arrivati in questi ultimi cinque giorni su Israele. I dati sono stati riferiti dal portavoce militare israeliano secondo cui 635 di questi hanno colpito il sud, il centro e il nord del paese. Altri 147 sono stati intercettati dal sistema di difesa anti missili Iron Dome.
Soltanto domenica se ne sono contati 160. Nel pomeriggio si sono sentite due forti esplosioni, che probabilmente riguardano due i razzi intercettati sull’area metropolitana di Tel Aviv. Allarmi si sono sentiti nel Nord di Israele, anche in altre città: a Naharya (al confine col Libano); a Haifa, a Gerusalemme e a Hadera, mentre ad Ashod un ragazzo è rimasto ferito in modo grave. La televisione di Hamas sostiene che il suo braccio armato ha sparato simultaneamente da Gaza razzi M 75 verso Tel Aviv e un razzo R 160 in direzione di Haifa. A Naharya, al confine col Libano, le sirene sono entrate in funzione per un falso allarme. Mentre è notizia di domenica sera che due colpi di mortaio siano arrivati dalla Siria nel Golan.
Come riporta l’Ansa, circa il 36 per cento dei razzi da Gaza verso Israele è stato lanciato dal nord della Striscia. Lo indicano fonti militari israeliane secondo cui il 30% dei razzi a lunga gittata e’ stato tirato dalla stessa area e in particolare il 10% dalla città di Beit Lahia.
Le reazioni
Immancabili le reazioni della comunità internazionale all’aggravarsi del conflitto. Gli Usa sono pronti ad aiutare per raggiungere una tregua a Gaza: lo ha detto il segretario di Stato John Kerry nel corso di un colloquio telefonico con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha inviato una lettera all’inviato Onu per il Medio Oriente, indirizzata al segretario generale Ban Ki Moon, per chiedere che “lo Stato di Palestina sia messo sotto il sistema internazionale di protezione delle Nazioni Unite”. Lo ha reso noto la dirigente dell’Olp Hanan Ashrawi.
Dall’Italia parla il ministro degli Esteri Federica Mogherini alla vigilia della missione che la porterà in Medio Oriente. “Il conflitto israelo-palestinese ha già devastato troppe generazioni. Serve una tregua immediata”, ha detto.
Mentre i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno lanciato un “appello per la de-escalation della situazione” a Gaza, chiedendo “il ripristino della calma e una ripresa del cessate il fuoco del novembre 2012”. L’appello – minore rispetto ad una vera e propria ‘risoluzione’ che avrebbe visto l’opposizione Usa – esprime “profonda preoccupazione per la crisi in corso a Gaza e per i civili di entrambe le parti”. Chiede inoltre “il rispetto del diritto umanitario internazionale, comprese le norme sulla protezione dei civili” e ribadisce il sostegno ”per la ripresa di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi”.