di Roberto Zadik
Affrontare le ferite e gli interrogativi della storia del Novecento in una delle sue pagine più inquietanti, come le Leggi Razziali e le rovinose conseguenze che ebbero sugli ebrei italiani fino ad allora ben integrati nel Paese, ma anche riflettere sull’attualità. Questi sono gli intenti dell’intenso documentario 1938. Diversi diretto dal regista 73enne Giorgio Treves che, presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, i primi di settembre, arriva nei nostri schermi questa settimana, giovedì 11 ottobre.
(a Milano, al Cinemino di Via Seneca, 6. Per le proiezioni clicca QUI)
Si tratta di un’opera efficace ed emozionante, prodotta da Roberto e Carolina Levi in collaborazione con Tangram Film, MiBact, Piemonte Film Fund e Sky Arte, che raccoglie filmati, testimonianze e considerazioni su quanto avvenne qui in Italia nel periodo del fascismo addentrandosi nel razzismo di quegli anni, stimolato proprio da quelle Leggi, analizzando fatti e persone con lucida obiettività e senza retoriche, sconti, buonismi.
Nel documentario vengono affrontate varie tematiche, fra analisi storica, cronaca e introspezione, per stimolare riflessioni e paralleli fra il passato e la cultura odierna. Argomenti principali: la storia di quelle Leggi e degli ebrei italiani in quegli anni, la ricostruzione di come il pregiudizio e l’antisemitismo ipnotizzarono la società attraverso la spietata propaganda diffamatoria e menzognera del Ministero mussoliniano di Cultura Popolare. Fondamentali non solo i video e i filmati, ma anche e soprattutto le testimonianze dei protagonisti che ripercorrono dopo 80 anni una vasta gamma di stati d’animo solitamente poco trattati o tralasciati da articoli e libri di storia sul tema.
Il film ricostruisce la sofferenza e il doloroso senso di esclusione, la paura, l’incredulità e l’umiliazione che segnò gli ebrei italiani fino ad allora ben integrati socialmente e culturalmente e apparentemente accettati e inseriti, prima della “svolta razzista” del Regime di Mussolini, che fu per loro uno shock, il senso di tradimento di una società che vantava intellettuali ebrei di grande spessore culturale che improvvisamente persero tutto quello che faticosamente avevano conquistato in quel “dorato” periodo, dalla fine dei Ghetti a quel 1938, in cui cominciò la graduale esclusione e persecuzione ebraica italiana da parte dello spietato regime di Mussolini.
La regia di Treves e l’abile sceneggiatura di Luca Scivoletto ricostruiscono in questo filmato, con realismo e sensibilità umana, i terribili e angosciosi anni del fascismo, le emarginazioni, gli infuocati proclami di Mussolini e le vessazioni antiebraiche. Tante le interviste e i personaggi. Da storici autorevoli come Liliana Picciotto, l’ex Direttore del Cdec Michele Sarfatti o Alberto Cavaglion, Marcello Pezzetti a personalità come la senatrice Liliana Segre, gli attori Stefania Rocca e Roberto Herlizka e l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni. Anche la vita di Treves e della sua famiglia venne segnata dai duri anni del fascismo.
Ritratto di Giorgio Treves
Newyorchese di nascita, nato il 3 maggio 1945, figlio del pittore Dario e molto legato alle sue origini ebraiche torinesi, egli ha raccontato come riuscì a scampare alle persecuzioni e alle deportazioni. Su vari siti come www.filmitalia.org egli ha rivelato “i miei genitori riuscirono a lasciare Torino e l’Italia e a imbarcarsi sull’ultima nave che andava in America”. Il regista poi tornò in Italia per laurearsi in Economia a Torino. In tema di cinema nella sua carriera, Treves ha collaborato con alcuni fra i registi più influenti del cinema italiano, da Visconti a De Sica, realizzando con Stefania Rocca “Rosa e Cornelia” pellicola con cui ha riscosso grande successo di critica nel 2000. Proiettato in anteprima a Torino, al Cinema Massimo, martedì 9 ottobre, la pellicola che da Venezia a ora ha suscitato grande interesse mediatico arriva nelle sale cinematografiche giovedì 11 ottobre.
Qual è l’intento di questo documentario? Sempre su filmitalia il regista ha specificato che “il film vuole contribuire a approfondire e a capire quello che è successo”. Non solo, come ha aggiunto, “per un bisogno morale di raccontare quel periodo né per la necessità privata di sapere come abbiamo vissuto e cosa hanno sofferto i nostri parenti e correligionari ma soprattutto nella convinzione che con un linguaggio diretto si debba risvegliare l’interesse e la curiosità dei giovani e dei ragazzi”.
Trailer su Youtube della Mariposa Cinematografica: https://www.youtube.com/watch?v=QWD-J5qF0qg