Un’antica lettera svela i misteri e la saggezza dell’AriZal, uno dei maggiori cabalisti di tutti i tempi

Personaggi e Storie

di Roberto Zadik

Personaggio incredibilmente intenso, profondo e misterioso, vissuto solo 38 anni e passato alla storia per le sue ineguagliabili doti mistiche e cabalistiche con cui sapeva addentrarsi in misteri celesti sconosciuti all’uomo, il Rabbino e Maestro Itzhak Luria Ashkenazi detto l’AriZal visse nel ‘500 nella cittadina di Tzfat, nel nord di Israele. Anticamente chiamata Safed e dominata all’epoca dall’Impero Ottomano, fra ‘500 e ‘600 riunì oltre all’AriZal una serie di saggi di eccezionale livello, soprannominati “il circolo di Tzfat” e confluiti da varie parti del mondo, dal greco Rav Alkabez, al turco Rav Moshe Alshikh allo spagnolo Moshe Cordovero, attualmente sepolti nel suo suggestivo cimitero.

L’AriZal si distinse per il carisma silenzioso, lo stile di vita ascetico e opere straordinarie ed estremamente complesse come l’Etz Chaim (L’Albero della vita) che vennero compilate dal suo discepolo Rabbi Chaim Vital. Ma qual era la sua personalità e il suo stile di vita? A svelarlo una rarissima lettera che, secondo il sito algemeiner.com che cita un articolo di Israel Hayom, sarebbe attualmente custodita presso la Biblioteca Nazionale di Israele a Gerusalemme.

L’antica missiva sarebbe stata scritta da un certo David che si rivolgeva al Maestro per aiutare un emissario, partito da Tzfat e impegnato nella raccolta di denaro fra gli ebrei della Diaspora a favore dei correligionari economicamente disagiati che vivevano nella Palestina Ottomana dell’epoca. La lettera, definita dal curatore della libreria Yoel Finkelman “preziosa come l’oro”, svela vari interessanti dettagli biografici del Maestro che viveva in Egitto, Paese da cui proveniva sua madre e in cui si isolò per studiare, in totale solitudine, sulle rive del Nilo i segreti cabalistici dello Zohar.

Nonostante la sua riservata semplicità e la proverbiale modestia, il saggio era una figura importante fin da giovane, rappresentando, come altri Giusti, un punto di riferimento per chiedere consiglio riguardo a varie questioni, dai problemi spirituali a quelli finanziari e nazionali. Resa pubblica in onore del collezionista Ezra Gorodesky, scomparso nel 2021 a causa del Covid, la lettera si è conservata in maniera decisamente insolita, contenuta fra le pagine di un altro testo e usata come segnalibro. Prima di morire, il collezionista ha consegnato alla Libreria vari suoi materiali, fra cui “la lettera dell’AriZal” che secondo Finkelman “rappresenta il più importante”. A questo proposito egli ha affermato che “questo documento ci permette di comprendere il ruolo fondamentale di questo Saggio non solo riguardo alle questioni cabalistiche ma anche in materia di problemi pratici”.