di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda]
Lobby ebraica troppo potente e terrificante; ebrei uguale denaro, potere, arroganza; causa di molti problemi nel mondo; ebrei eguali ai nazisti; gli ebrei si attribuiscono il monopolio dell’Olocausto; il mondo non vuole perdonare i nazisti mentre perdona Israele per l’Olocausto che opera sui palestinesi; le camere a gas erano comunque una morte più pulita di quella inflitta dall’apartheid di Israele sui palestinesi; Israele è razzista come lo era il Sud Africa bianco verso i neri e gli arabi …
Il tenore di queste sentenze, non sussurrate ma diffuse in tutto il mondo, sarebbe sufficiente per definire l’autore antisemita, un odiatore di Israele. Invece no, è stato tutta la vita un personaggio pubblico, ricevuto e onorato.
Certo, ha combattuto contro il razzismo del Sud Africa, come hanno fatto molti altri, fino a sconfiggerlo. Un eroe anti razzista, Premio Nobel per la Pace, ospite accolto sempre a braccia aperte in tutti gli Stati democratici, Vaticano compreso. L’Arcivescovo Desmond Tutu – sono sue le affermazioni citate più sopra – ha goduto anche della benevolenza di una informazione che è rimasta sempre in silenzio sull’altro Tutu, impedendo alla pubblica opinione internazionale di conoscere l’amico, l’estimatore di tutti i criminali che, ancora oggi, lottano per cancellare Israele dalla faccia della terra.
Chiedersi come sia stato possibile dovrebbe essere una domanda lecita, almeno dopo la sua scomparsa un paio di mesi fa: domanda lecita ma inutile.
Da vivo e da defunto, su giornali e reti televisive, è stata una gara fra chi ne ricordava i meriti. Quante strade porteranno il suo nome? In quanti manuali scolastici verrà portato come esempio anti-razzista ?
Il mese scorso chissà quanti si saranno commossi, sicuramente in buona fede, nel ricordo della Shoah, convinti che sia sufficiente il grido “Mai Più” nel giorno 27 del primo mese dell’anno per aver fatto il proprio dovere. Da qualche parte avranno magari letto che l’antisemitismo e l’odio contro Israele stanno aumentando proprio nei Paesi democratici, ma il “Mai Più” recitato con convinzione basterà a tranquillizzare la loro coscienza.
Allora leggiamo il libro di Ugo Volli, appena pubblicato (Sonda ed.) dal titolo proprio Mai Più, una “riflessione illuminante che ci fa capire le differenze fra memoria ebraica e quella che si è diffusa in Europa – come scrive su Bet Magazine Fiona Diwan – e l’urgente necessità di includere la legittimità dello Stato di Israele”. Analizzare i pro e i contro che stanno alla base della esistenza stessa del Giorno della Memoria, aiuterà a indebolire il potere di chi si presenta “amico” senza esserlo. Come Desmond Tutu.