di Giovanni Panzeri
Israele: Netanyahu prende tempo, rimanda l’approvazione della Riforma della Giustizia a maggio e apre al dialogo. “Bisogna evitare una guerra civile”. Si fermano gli scioperi ma le proteste continuano.
“Se c’è la possibilità di evitare una guerra civile aprendo al dialogo io, come primo ministro, darò al dialogo una seria possibilità” ha affermato Netanyahu in un discorso alla nazione durante la nottata di lunedì 27 marzo, spiegando la decisione di rimandare l’adozione della riforma all’apertura della sessione estiva della Knesset. “Passeremo comunque la riforma, con cambiamenti necessari al sistema legale – ha continuato – ma proveremo a raggiungerli tramite un ampio consenso”.
La dichiarazione è giunta dopo ore di febbrili negoziati interni alla maggioranza di governo e solo pochi giorni dopo la rimozione del ministro della difesa Yoav Galant, che aveva chiesto di fermare temporaneamente la riforma con il supporto di alcuni parlamentari del Likud.
Netanyahu ha comunque condannato senza mezzi termini le proteste, che durano ormai da 12 settimane, senza precedenti nella recente storia israeliana, e che durante la giornata di lunedì e nel weekend hanno raggiunto il culmine, con centinaia di migliaia di cittadini nelle strade e la minaccia di uno sciopero generale prolungato in vari settori chiave, dalla sanità agli aeroporti.
Sulla decisione ha inoltre sicuramente avuto un peso determinante il rifiuto sempre più esteso del servizio militare da parte dei riservisti dell’esercito, in caso di approvazione della riforma.
Mentre le minacce di sciopero sono rientrate in seguito alle dichiarazioni del primo ministro, i manifestanti hanno dichiarato che le proteste non si fermeranno.
“Non ci fidiamo di Netanyahu” spiegano gli organizzatori delle proteste “ha già dato prova di non essere affidabile. Le proteste finiranno solo quando la legislazione sarà definitivamente messa da parte”.
Tensioni nella maggioranza e nelle strade
La decisione di fermare, almeno temporaneamente, il processo legislativo ha incontrato, in un primo momento, la ferma opposizione del ministro per la sicurezza nazionale Ben Gvir, e di altri membri del governo.
Opposizione venuta meno, secondo il Times of Israel e Channel 12, solo dopo l’assicurazione che si tratta di un ritardo temporaneo, volto a prendere tempo e calmare le acque, e la promessa della costituzione di una nuova “Guardia Nazionale” da porre sotto il controllo diretto di Ben Gvir.
I più accesi sostenitori della riforma hanno inoltre dato vita per la prima volta a una serie di contro-proteste, che fanno temere la possibilità scontri tra i manifestanti delle opposte fazioni.
La reazione delle opposizioni
In seguito alla dichiarazione del primo ministro, il presidente israeliano Herzog ha telefonato ai leader delle due parti, offrendo la sua residenza ufficiale come luogo d’incontro per un negoziato.
I leader delle opposizioni hanno accolto la possibilità di dialogo e selezionato le loro squadre di negoziatori.
Benny Gantz, il leader di Unità Nazionale, ha accolto la dichiarazione del primo ministro “con il cuore aperto” sperando nella possibilità di un serio dialogo.
Il leader dell’opposizione nella Knesset, Yair Lapid, è stato più cauto: “se la legislazione è veramente stata fermata siamo pronti per negoziare in serietà” ha affermato il leader di Yesh Atid “non ci fidiamo di Netanyahu, ci preoccupano i report secondo cui ha assicurato ai suoi che non si sta realmente fermando ma sta solo cercando di calmare la situazione.”