La Costituzione e il principio di uguaglianza: come reggono alle sfide del mondo contemporaneo

Eventi

di Giovanni Panzeri
“Per uguaglianza si deve intendere quel principio che permette di trattare con la medesima concezione di rispetto tutti gli esseri umani in quanto tali, al di là delle differenze culturali, linguistiche storiche e razziali”. Con queste parole Franco Gallo, presidente dell’Istituto Treccani, ha deciso di introdurre il dibattito “ ‘Intermezzo’. I diritti dell’uomo”, seconda tappa del progetto “Articolo 3. Diversi tra uguali” promosso dall’UCEI in 6 diverse città italiane.

Il dibattito, avvenuto nel pomeriggio di martedì 2 maggio alla Treccani di Roma, ha visto la partecipazione della presidente dell’UCEI Noemi Di Segni e di Giuliano Amato, presidente della Corte costituzionale.

I due si sono confrontati e interrogati sul modo migliore di conservare i valori alla base dell’Articolo 3 della Costituzione Italiana, che introduce il principio di uguaglianza,  di fronte alle sfide di un mondo contemporaneo la cui stabilità sembra essere sempre più messa in crisi da spinte polarizzatrici e un contesto internazionale in cui il potere statale è limitato da organizzazioni regionali e internazionali.

“Il riconoscimento dei diritti e del principio di uguaglianza avviene prima nelle coscienze che nelle carte” ha affermato Amato “sia in quelle di chi li deve rivendicare, sia in quelle di chi storicamente li ha negati. Questo è un processo che non può avvenire di colpo nella comunità internazionale, ma attraverso la costituzione di blocchi regionali, caratterizzati da interessi comuni, che generano culture comuni. Un esempio sono le istituzioni europee, e non è un caso che in Europa le tendenze contrarie ai diritti universali si siano manifestate come opposizione alle sentenze delle corti europee, che hanno garantito questi diritti per tutti imponendo la cultura dei paesi più orientati verso di essi”.

“Oggi tuttavia” ha continuato Amato “mi spaventa quella diffusione di violenza e di conflitti che si sta manifestando in tutti i continenti, e che può portare alla prevalenza delle armi sulla prevalenza dei diritti. Penso all’Ucraina, penso al Sudan e alla Siria, ma anche alle tensioni interne, come le violente manifestazioni in Francia. La nostra società è sempre più divisa, o caratterizzata da aggregazioni che si fanno sempre più radicali e polarizzate”.

“Per mantenere i valori fondanti della costituzione italiana in un contesto europeo” ha affermato Di Segni “è necessaria una cornice europea che non si limiti ad ‘unire’ solo su contenuti economici o di settore, ma una cornice fatta di valori, di sociale e solidarietà che prima di tutto protegga i diritti umani”.

“In questo senso la comunità ebraica internazionale potrebbe essere un buon esempio” ha continuato Di Segni “pur essendosi diversificata in vari paesi assumendo diverse tradizioni, ha sempre mantenuto il suo denominatore comune e si è sempre vista, forse anche a causa del doversi continuamente spostare per evitare persecuzioni, parte di un territorio più ampio.”

Ebrei e Costituzione

La discussione si è poi spostata sul ruolo che la comunità ebraica ha avuto nella scrittura della Costituzione e di come questa rappresenti un netto rifiuto rispetto al fascismo.

Amato, in particolare ha sottolineato non solo il ruolo importante di personalità ebraiche come Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea costituente, ma anche la lotta della comunità ebraica di allora contro la clausola della costituzione che prevedeva l’indissolubilità del matrimonio, e contro l’influenza del Concordato tra stato e Chiesa Cattolica in favore di una maggiore parità tra le religioni in Italia.

Noemi Di Segni ha invece parlato più a fondo della relazione tra il principio di uguaglianza e la comunità ebraica, sottolineando come sicuramente l’elemento che condanna il razzismo è fondamentale per la comunità.

Tuttavia il principio di uguaglianza non si limita a quello e a volte è difficile applicare la teoria nella pratica.

Se, infatti, la religione ebraica si riconosce anche nel senso di solidarietà verso chi ha bisogno (tradizionalmente orfani, vedove e stranieri) e riconosce la parità di genere, pur nella differenza di ruoli, ci sono più difficoltà nella questione dell’identità sessuale.

Gli interventi si sono poi concentrati sul tema dell’antisemitismo e la maggiore visibilità degli attacchi antisemiti in Italia, soprattutto sul web, e se questi potrebbero essere in parte dovuti al fatto che, nonostante la Costituzione, l’Italia non ha fatto definitivamente i conti con il fascismo, a differenza della Germania.

Amato ha ricordato come il modello tedesco sia differente in questo senso perché la Germania è stata letteralmente ricostruita, a livello istituzionale, dagli alleati, mentre in Italia aveva preso il potere un’elite vincitrice, che non aveva motivo di addossarsi le colpe del regime fascista.

“Non è facile capire il perché dell’odio, dell’antisemitismo, o quale sia la sua radice psicologica – afferma Di Segni -. Non è sempre facile perseguire o prevenire i singoli casi a livello legislativo, e c’è per questo sicuramente un gap tra quello che noi percepiamo e le concrete azioni legislative. Liliana Segre ha fatto più di 300 denunce, per le abominevoli minacce, soprattutto online, che ha ricevuto recentemente. Bisogna riflettere su cosa c’è sotto e su come possiamo contrastarlo concretamente, ma sicuramente oggi contribuisce anche l’ostilità verso Israele.”

Di Segni ha infine comunque ricordato come “la sfida è far comprendere la Costituzione ai giovani, a chi non ha conosciuto la generazione che l’ha scritta. Se la Costituzione nasce dal dolore della guerra non possiamo permettere che si disperda la sfida è anche di innovare quei valori ma in modo che confermino quei diritti che abbiamo conquistato e dobbiamo conservare”.

Il dibattito, moderato dalla giornalista di Repubblica Simonetta Fiori, è disponibile online sulla pagina facebook dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).