Il supermercato Hyper Cacher

Tre anni fa le stragi di Charlie Hébdo e Hyper Cacher: zone d’ombra e nuove rivelazioni

Mondo

di Roberto Zadik
Sono passati tre anni da quello spaventoso gennaio 2015, quando Parigi e la Comunità ebraica locale furono sconvolti da ben due attentati a soli due giorni di distanza. Tutto cominciò mercoledì 7 gennaio, quando i fratelli Cherif e Said Kouachi, due terroristi di origine algerina, entrarono armati nella redazione del giornale satirico Charlie Hébdo, seminando panico e morte e uccidendo 12 persone, fra cui il famoso vignettista ebreo Georges Wolinski – nato a Tunisi nel 1935  di origini polacco-italiane, – e ferendone altre quattro.

Due giorni dopo, altre quattro persone, fra cui il giovane Yoav Hattab, figlio del Rabbino Capo di Tunisi, Benjamin Hattab padre di otto figli, vennero prese in ostaggio con altri clienti e poi uccise barbaramente dal terrorista della Jihad islamica Amedy Coulibaly, di origini maliane, nel grande supermarket kasher “Hyper Cacher” alle porte del quartiere di Vincennes, dopo ore di angoscia e sofferenza. Coulibaly  è stato poi ucciso dalla polizia intervenuta, troppo tardi, quando ormai il peggio era accaduto, mentre la sua consorte riuscì a fuggire in Siria. Per nulla pentita dal suo gesto, la vedova, che all’epoca aveva 26 anni, era diventata integralista dopo il matrimonio con Coulibaly nel 2009 e a quanto pare faceva parte di una cellula terroristica di otto persone.

Fra i morti di questa tragedia, Yoav che era sceso nel negozio per prendere una bottiglia di vino in vista dello Shabbat  e aveva cercato di negoziare con il terrorista per liberare gli ostaggi, venendo poi ucciso mentre cercava di sottrarre l’arma al sequestratore. Come è stato raccontato nel filmato a lui dedicato “Io sono Yoav” era un ragazzo vivace e generoso, pieno di amici e di vita. (Qui il  link al film e la serata dedicata a lui). Nonostante l’accaduto suo padre ha sempre mostrato molta forza d’animo dichiarando “in Tunisia mi sento al sicuro, in Europa no”.

A tre anni da questi due tragedie che hanno paralizzato la città per lungo tempo, dando inizio alla lunga serie di attentati verificatisi in questi anni, da Monaco, a Barcellona, a Nizza, il presidente francese Macron e le autorità hanno tenuto una sobria cerimonia di ricordo domenica 7 gennaio.

Ma ci sono tante novità e colpi di scena che stanno venendo fuori in questi ultimi mesi. Nuovi e interessanti particolari, infatti, emergono da una meticolosa inchiesta indetta dai magistrati francesi che hanno indagato per tutto questo tempo. Secondo i siti francesi del quotidiano “Le Monde” e “JDD-Le Journal du Dimanche” ci sarebbe uno stretto collegamento fra  i due attentati. Durante l’inchiesta, che si spera venga conclusa entro la primavera di quest’anno, secondo JDD, si è scoperto che Amedy Coulibaly e i fratelli Kouachi si conoscevano bene. I due criminali si erano incontrati nella prigionie di Fleury-Merogis nel 2005 ed erano rimasti in contatto da allora. Si scambiavano messaggi sui cellulari delle rispettive consorti e si erano incontrati la notte precedente all’attacco nella redazione di Charlie Hébdo. Nonostante questo, non sono ancora note le loro modalità di azione e di premeditazione dell’accaduto.

Le notizie non finiscono qui. Stando a quanto stabilito dalle indagini, durante l’udienza dei giudici con le famiglie delle vittime, sarebbero state rinvenute le impronte digitali e tracce del DNA di Coulibaly sul fucile utilizzato dai due fratelli Kouachi nell’assalto a Charlie Hébdo. Le fonti hanno poi aggiunto che “è stato denunciato un uomo che avrebbe messo in contatto l’assassino di Hyper Cacher e i due fratelli per fornirgli le armi”. Ma chi ha venduto queste armi ai terroristi? La domanda resta ancora oggi aperta anche se in questa torbida vicenda emerge un nome ben preciso. Lo scorso 9 ottobre è stato condannato a sette anni di carcere, dal tribunale di Lille, un certo Claude Hermant, militante fascista e in precedenza agente della dogana e della gendarmeria, per traffico di armi a gruppi organizzati; alcune di queste armi sarebbero state utilizzate nell’attentato al supermarket ebraico parigino. Oltre a lui, sono state indagate altre tre persone, due uomini e una donna, che poi sono state rilasciate; da aprile a oggi, tredici soggetti sono stati esaminati dalle autorità giudiziarie e in qualche modo collegate a questi fatti.

Ci sono però ancora molte zone d’ombra e misteri in queste vicende. Ad esempio, non si sa ancora se sia stato lo stesso Coulibaly ad aver aggredito, il 7 gennaio 2015, lo stesso giorno dell’attacco a Charlie Hèbdo, un corridore mentre stava facendo jogging nella zona di Fontenay aux Roses (nei dintorni dell’Alta Senna). L’uomo, 32 enne, è stato colpito tre volte senza un motivo apparente e, interpellato successivamente, ha dichiarato di non aver riconosciuto Coulibaly e questo farebbe pensare a un suo complice, anche se l’arma utilizzata sarebbe la stessa, una pistola automatica Tokarev, dell’attacco all’Hyper Cacher. Un caso molto complicato, dove non si capisce chi è stato il mandante, e questa è una grande incognita. Gli investigatori non sono mai riusciti a decifrare i messaggi criptati delle mail dei terroristi. A quel tempo, Al Qaida aveva rivendicato l’attacco contro Charlie Hébdo e  Coulibaly aveva realizzato un video, diffuso dopo la sua morte, in cui inneggiava allo Stato Islamico, anche se non si sa ancora esattamente chi ci sia dietro tutto questo. Secondo il sito di Le Monde, l’indagine dovrebbe durare al massimo fino all’estate e anche qui c’è la conferma dei legami e dell’amicizia fra i due fratelli Kouachi e Coulibaly che avrebbero minuziosamente preparato le loro azioni criminose, mentre diverse persone sarebbero state coinvolte nell’aver fornito armi, denaro e trasporti ai terroristi, anche se diversi elementi sono ancora molto oscuri.

Dopo aver approfondito i risultati delle recenti  indagini, il sito racconta anche della cerimonia di ricordo delle vittime. Il presidente Macron si è recato, domenica 7 gennaio, sui luoghi degli attentati, porgendo un omaggio sobrio e privo di discorsi, su richiesta delle famiglie delle vittime, leggendo i nomi delle vittime e chiedendo un minuto di silenzio sulle note dell’inno francese, accompagnato dalla moglie Brigitte e da quattro ministri del suo governo, dal ministro dell’Interno, Collomb, a quello della Cultura Nyssen e il suo portavoce Benjamin Griveaux.  La cerimonia è avvenuta per ricordare i morti di Charlie Hébdo, in Boulevard Richard Lenoir, dove un poliziotto era stato ucciso, davanti al supermarket ebraico Hyper Cacher dove Coulibaly aveva preso in ostaggio i clienti e ucciso quattro persone. Presenti all’iniziativa, i vertici del mondo ebraico francese, da François Khalifat, presidente del Crif, Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche francesi, al gran rabbino di Francia, Haim Korsia, a Gerard Collomb.  A ricordare gli attentati anche il suo predecessore Hollande,  che su Twitter ha scitto: “Sono passati tre anni da quando i terroristi  hanno decimato la redazione di Charlie Hébdo e ucciso clienti di Hyper Cacher. Non possiamo dimenticare nulla di queste terribili giornate”.