di Nathan Greppi
Conoscete tutti l’Oktoberfest. È quella festa annuale (che quest’anno dura dal 16 settembre al 3 ottobre) durante la quale 6 milioni di persone si recano in un paese famoso per la birra, indossano i lederhosen, cantano allegramente e tracannano boccali di birra. Eppure, non tutti sanno che questa festa affonda le sue radici nel duro lavoro di un gruppo di ebrei tedeschi, molto attivi nell’industria della birra prima della 2° Guerra Mondiale.
Secondo il sito Tablet Magazine, il direttore del Museo Ebraico di Monaco Bernhard Purin ha curato, dall’aprile 2016 al gennaio 2017, una mostra intitolata Beer is the Wine of this Land: Jewish Brewery Tales, per la quale ha attinto sia da collezioni private che da archivi nazionali al fine di raccontare le storie delle famiglie ebree che hanno contribuito a rendere grande questa industria prima dell’ascesa del nazismo.
Infatti, mentre oggi gli ebrei non ricoprono alcun ruolo chiave in essa, un tempo le cose erano ben diverse.
Gli ebrei rivoluzionano l’industria della birra
Per secoli agli ebrei fu proibito di produrre birra. Le cose cambiarono nel 1868, con l’introduzione del libero scambio e la conquista dei diritti civili per gli ebrei. Quando la società cessò di emarginarli, non solo essi ne divennero parte attiva ma trovarono anche il modo di modernizzarla. “Gli ebrei in Germania ottennero sempre grandi successi in epoche di modernizzazione, e così giunsero nel campo della birra quando c’era richiesta,” ha dichiarato Purin.
Un esempio ce lo dà Jakob Von Hirsch, che nella prima metà dell’800 fu il primo ebreo a diventare barone della Baviera. Nel 1824, egli acquistò la tenuta Planegg poco fuori Monaco, per stabilirci un birrificio. Il comune di Monaco e i birrai locali tentarono di ostacolarlo per anni, ma quando il Birrificio di Planegg fu inaugurato, nel 1836, divenne rapidamente la prima industria della birra in Germania. “Sino ad allora,” continua Purin, “tutte le birrerie erano piccole e in città, prive di uno spazio per espandersi. Egli ebbe l’idea di creare un’industria della birra fuori città, e dopo di lui tutti abbandonarono le città per costruire birrifici in campagna. Quello di Hirsch divenne un vero modello. Oggi tutti i maggiori birrifici sono industriali.” Purtroppo, durante la guerra il castello di Planegg fu occupato dai nazisti, che lo usarono come deposito dei medicinali e bunker per ripararsi dai bombardamenti.
Ma quello di Von Hirsch non è l’unico esempio degno di nota: un altro è la Lowenbrau, che è rimasta tutt’oggi una delle principali aziende tedesche nel campo della birra. Quando, a metà dell’800, la rete ferroviaria tedesca si espanse rapidamente, il presidente di Lowenbrau, l’ebreo Moritz Guggenheimer, ne approfittò per esportare ovunque il suo prodotto.
Purtroppo, già la Prima Guerra Mondiale assestò un duro colpo a tutte le industrie tedesche. Per sopravvivere, nel 1921 la Lowenbrau si fuse con la Unionsbrauerie, che nel 1895 fu salvata dalla bancarotta dall’ebreo Josef Schulein. Il figlio di questi, Hermann, divenne presidente e principale azionista della nuova Lowenbrau, e acquistò altre birrerie minori a Monaco e dintorni, ottenendo il primato che nell’800 spettava a Planegg.
Quando, nel 1933, i nazisti salirono al potere, tutti i membri ebrei del consiglio di Lowenbrau, compreso Josef Schulein, furono costretti a rassegnare le dimissioni, per assistere impotenti all’ “arianizzazione” della loro compagnia. Josef si ritirò nel castello di Kaltenberg, dove morì per cause naturali nel 1938. I nazisti confiscarono le sue proprietà e, due mesi dopo, l’altro figlio Fritz fu deportato a Dachau.
Un successo che viene da lontano
Ma prima ancora di diventarne i capi, gli ebrei tedeschi svolsero un ruolo importante nelmondo della birra ai primi del ‘500. A quei tempi, mentre molti di loro vennero espulsi dalle maggiori città tedesche per finire nelle campagne, a causa di una legge del 1516 la birra poteva contenere solo quattro ingredienti: luppolo, orzo, lievito e acqua. Perciò, da una parte vi era una crescente richiesta di manodopera per coltivare il luppolo, e dall’altro un gruppo numeroso in cerca di lavoro. Infatti, se agli ebrei non era permesso produrre birra, non vi erano regole che gli vietassero di lavorare nei campi. E così, da allora sino all’arrivo del nazismo, gli ebrei ebbero un ruolo centrale nel commercio del luppolo, tanto che nel ’33 il 70% di esso era in mano a imprenditori ebrei.
Dopo la distruzione, la rinascita
Nel corso dei preparativi per la mostra, i ricercatori hanno scoperto che anche le decorazioni su quei boccali che è possibile trovare in ogni negozio di souvenir sono un’invenzione ebraica, mentre prima erano tutti uniformi e trasparenti. Alcune delle più vecchie riportano simboli molto simili al Magen David, un simbolo inconfutabile delle radici ebraiche della birra tedesca.
Nel 1945, dopo la fine della guerra, fecero ritorno in Germania due delle principali famiglie impegnate nel mercato del luppolo, i Fromm e gli Steiner. Negli anni ’60, la compagnia dei Fromm ebbe modo di rivoluzionare ulteriormente tale mercato. Secondo le ricerche di Purin, oggi i principali produttori di luppolo del mondo vivono entrambi in Baviera, ed entrambi sono guidati da famiglie di origini ebraiche: la Hopsteiner, di proprietà degli Steiner da sei generazioni, e il Gruppo Barth-Haas. Tuttavia, ha voluto far notare Purin, i discendenti di entrambe non sono più ebrei.
Il castello di Planegg fu restituito alla famiglia Von Hirsch nel 1950, ma sin dal 1964 divenne un depositò per la Biblioteca Statale della Baviera. Il castello di Kaltenberg invece fu restituito agli Schulein nel 1948. Fritz, sopravvissuto ai campi e alla guerra, rifondò il birrificio, che però non è mai tornato al successo prebellico. Nel 1954 lo cedette al casato nobiliare di Wittelsbach.
Alcune delle famiglie impegnate nel mondo della birra emigrarono in America, dove contribuirono a far crescere le imprese locali. Nel 1935, Hermann Schulein si trasferì a New York con la sua famiglia e divenne il direttore della Birreria Rheingold, fondata a fine ‘800 da un’altra famiglia ebraica di origine tedesca. Essa ebbe il suo periodo di massimo splendore dagli ’40 ai ’60, diventando la birra più popolare di New York, dimostrando che non è solo la birra tedesca a non essere la stessa senza il contributo degli ebrei.