di Ilaria Ester Ramazzotti
Antico denaro contraffatto. Questo l’oggetto di uno studio congiunto dell’Università di Haifa e dell’Università Ebraica di Gerusalemme che sarà pubblicato nel prossimo numero del Journal of Archaeological Science. Anticipano la notizia la stampa israeliana e il Jerusalem Post.
L’articolo evidenzierà le prove di una grave carenza di argento nel Levante durante la prima età del ferro, tra il 1200 e il 950 a.C., anni in cui le tribù di Israele si stabilirono nella terra di Canaan. Un periodo in cui vennero prodotti manufatti argento con un’alta percentuale di rame, che poteva arrivare fino all’80%.
Lo studio fa parte della tesi di dottorato di Tzilla Eshel sotto la supervisione di Ayelet Gilboa, entrambi dell’Università di Haifa, e di Yigal Erel e Naama Yahalom-Mack dell’Università Ebraica. A partire dall’analisi di dati relativi ai siti archeologici di Beit She’an, Megiddo e Ashkelon risalenti a quel periodo, si postula che la carenza di argento e l’instabilità potrebbero essere fra le cause della migrazione delle tribù di Israele dall’area da Haran a Canaan.
Poiché in quel tempo era ancora stata coniata alcuna moneta, si commerciava utilizzando pezzi d’argento non uniformi, cosicché la quantità di argento contenuta in ogni pezzo rivestiva un’importanza fondamentale. Il fatto che “la piccola percentuale di argento nei pezzi fu mescolata [anche] con altre sostanze come l’arsenico (che li faceva apparire del colore dell’argento), rafforza l’ipotesi che almeno per una parte di quel periodo si producessero intenzionalmente dei falsi” per poter commerciare, hanno detto i ricercatori. Non ci sarebbero prove conclusive di alcuni fatti, tuttavia l’impossibilità di ottenere il prezioso metallo avrebbe portato a produrre dei pezzi contraffatti. “È probabile che abbiano utilizzato del denaro che era già nell’area nei periodi precedenti, aggiungendovi del rame dell’area di Timna”, hanno aggiunto.
Nel suo studio, Tzilla Eshel scrive che: “Nel Libro di Ezechiele, al capitolo 22, il profeta profetizza come D-o, adirato con i figli d’Israele, affermi: ‘Figlio dell’uomo, il popolo d’Israele è diventato una scoria per me; sono tutti rame, stagno, ferro e piombo lasciati all’interno di una fornace’. La frase è ovviamente una metafora del rapporto tra D-o e i figli di Israele – conclude -. Ma, in pratica, è del tutto possibile che descriva una realtà all’epoca familiare: un lingotto d’argento veniva mescolato con vari metalli come stagno, ferro e minerali”.