di Nathan Greppi
Siccome oggigiorno la maggior parte degli ebrei in Italia vivono a Milano e a Roma, a volte ci si dimentica di come anche dalle piccole comunità possano venire contributi importanti per l’ebraismo italiano, specie quando si tratta dei giovani che aspirano a diventarne le future classi dirigenti.
Questa situazione emerge bene per quanto riguarda due giovani ebrei italiani che si sono candidati alle elezioni per il rinnovo del consiglio dell’EUJS (European Union of Jewish Students), che si tengono una volta ogni due anni e che quest’anno si terranno nel corso del loro evento estivo Summer U, che avrà luogo dal 14 al 21 agosto a Málaga, in Spagna.
Qui le interviste ai due candidati italiani, Caterina Cognini e Joshua Bonfante.
Joshua Bonfante
Nato a Londra nel 1998 da padre italiano e madre inglese, è cresciuto e vive a Savona. Facente parte dal 2021 del consiglio UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia), dal gennaio 2022 ne è il vicepresidente e social media manager. All’EUJS si candida come consigliere.
Come è nato il tuo impegno nei movimenti giovanili?
Quando, da Londra, sono arrivato in Italia, mia madre ha subito cercato la comunità ebraica più vicina, nel nostro caso quella di Genova. Lì mi ha portato sin da piccolo alle feste più importanti, e iniziai a conoscere altri ragazzi ebrei, e da lì iniziai a partecipare ai loro eventi, ad alcuni dei quali si aggiungevano anche madrichim dell’UGN (Ufficio Giovani Nazionale) mandati dall’UCEI per organizzare gli Shabbatonim nelle piccole comunità. Attraverso di loro, feci attività anche in altre comunità, come quella di Livorno, oltreché con ragazzi ebrei liguri che non avevano mai partecipato prima ad eventi comunitari, e da quel momento ho iniziato ad andare prima all’UGN e poi all’UGEI.
Tu sei cresciuto in un paese, Savona, dove non c’è una comunità ebraica. Come ha influito sul tuo percorso?
Sono sempre stato circondato da non ebrei, e l’unica realtà ebraica che conoscevo era quella degli amici di Genova. Diciamo che non è stato facile mantenere un’identità ebraica, tanto che durante l’infanzia e l’adolescenza solo i miei amici più intimi sapevano che ero ebreo. L’ebraismo lo vivevo solo in famiglia. Poi, più sono cresciuto e più sono diventato fiero della mia identità ebraica, e questo lo devo all’aiuto della comunità e di mia madre.
Tu sei vicepresidente UGEI dal 2022. Cos’hai imparato da questa esperienza?
Prima sono ne stato collaboratore dal 2020. Diciamo che nell’ultimo periodo mi sono fatto una grande esperienza, che mi ha aiutato a crescere a livello personale. Ho conosciuto molte persone che non solo hanno arricchito la mia identità ebraica, ma mi hanno proprio insegnato cose che nella vita mi sono sempre mancate: il saper dialogare, il sapersi confrontare, sapere qual è il tuo pubblico, e quindi comportarsi in modo diverso a seconda dell’interlocutore. Saper guardare il mondo non in bianco e nero, ma cercando il grigio in mezzo. E sarò sempre grato all’UGEI per avermi permesso di imparare tutto questo.
Secondo te, quali sono le maggiori sfide che l’ebraismo giovanile deve affrontare?
La cosa più facile è pensare al tema dell’antisemitismo. In Italia è diverso, ma in altri paesi c’è l’antisemitismo contro gli studenti ebrei, che spesso viene dai campus. La stessa storia sempre riciclata, perché il problema dell’antisemitismo riemerge sempre, a volte sfruttando quello che succede in Israele. Il problema è che molti giovani ebrei non hanno gli strumenti per affrontare certi discorsi, per difendersi. Un altro problema è che spesso ci ritroviamo a pensare solo alla nostra comunità; se da un lato è positivo pensare al futuro della propria comunità, dall’altro lato ci sono benefici che derivano dall’ampliare i propri orizzonti, includendo l’ebraismo mondiale. Con l’UGEI, abbiamo visto in questi anni che portare italiani all’estero e stranieri in Italia ha aiutato a riportare nella mischia molti giovani che si erano allontanati.
Se verrai eletto, quali istanze porterai avanti?
Nel mio manifesto elettorale, ci sono tre punti principali: 1) Portare esperienza; 2) Essere un ponte tra tutti i leader e le union del mondo; 3) Aiutare le union piccole e sottosviluppate, che non vanno confuse l’una con l’altra. Ci sono union piccole ma che fanno molte iniziative, e altre che rappresentano comunità più grandi ma poco organizzate a livello di attivismo giovanile. Io voglio aiutare tutte queste, grazie alla mia esperienza di chi è cresciuto in una piccola città lontano dalla comunità ebraica. Se nei primi anni non avessi fatto l’esperienza dell’UGN, ora non sarei dove sono. Per questo, con l’EUJS voglio aiutare le piccole comunità come sono stato aiutato io.
Caterina Cognini
Nata a Verona nel 1999, attualmente residente a Parigi, dal 2020 al gennaio 2023 è stata consigliera della WUJS (World Union of Jewish Students). Dal 2019 partecipa attivamente alle iniziative dell’EUJS, dove ha ricoperto il ruolo di Policy Officer dal 2021 al 2022. Alle prossime elezioni, si candida per il ruolo di tesoriere, già ricoperto da un’altra italiana, la romana Micol Di Gioacchino.
Sei stata consigliera del WUJS. Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
È stato il mio primo ruolo ufficiale nel mondo ebraico, mentre prima ero solo un’attivista e partecipavo agli eventi. Sicuramente mi ha insegnato molto, perché è stata la prima volta in cui sono stata davvero in contatto con ebrei da tutto il mondo, dall’Europa all’Australia, dalla Nuova Zelanda al Sudamerica. Ha avuto un grande impatto sul mio percorso, e sicuramente mi ha fatto capire l’importanza del lavoro di gruppo, ma anche di tenere conto delle differenze culturali tra persone di diversi paesi, altre tradizioni e diversi tipi di ebraismo. Ciò ti insegna a relazionarti con gli altri, ad aprire la mente e ad adattarti ad altri modi di lavorare.
Tu sei cresciuta in una piccola comunità ebraica, quella di Verona. Questo come ha influenzato il tuo percorso?
Sicuramente ho imparato come nulla vada dato per scontato. Il fatto che ci siano cinque persone a una cena di Shabbat in comunità, avere un Minian, organizzare un Seder di Rosh Hashanà, non va mai dato per scontato. Nelle piccole comunità bisogna imparare che ogni cosa va apprezzata, la presenza di ogni individuo è importante, e questo mi ha chiaramente dato molto nei rapporti umani. Quando si è in pochi è importante essere uniti, perché l’unione fa la forza. Per me è stata una grande lezione, sia dal punto di vista ebraico che da quello umano.
Qualora venissi eletta, quali istanze porterai avanti?
Sicuramente, in qualità di tesoriera, una delle mie proposte sarà lavorare per ottenere più fondi per sostenere le union giovanili e studentesche locali, a livello europeo. Noi abbiamo già una buona quantità di fondi donatici dalla Commissione Europea, ma chiaramente si può sempre fare di più, e c’è sempre bisogno di svilupparsi e crescere. Dopodiché, vorrei anche lavorare con le associazioni giovanili non ebraiche per assicurarmi che la voce degli studenti ebrei sia sempre rappresentata, e possano essere sempre presi in considerazione, soprattutto quando si parla di minoranze.
Quali pensi siano le maggiori sfide per l’ebraismo giovanile, in Italia e in Europa?
Personalmente, penso che una delle battaglie che sicuramente accomunano l’ebraismo giovanile in Italia e in Europa è l’antisemitismo online. Questo perché stando ai dati è un fenomeno in aumento, soprattutto tramite piattaforme come TikTok, Twitter e Instagram, dove i bersagli sono perlopiù ebrei giovani, costantemente attaccati con stereotipi, insulti e la negazione della Shoah. Un’altra sfida, più a livello europeo che italiano, è il problema dei campus universitari, che in paesi come l’Olanda e l’Inghilterra vedono proliferare gruppi pro-BDS e antisraeliani che attaccano chiunque si identifichi come sionista e pro-Israele, mettendo a dura prova gli studenti ebrei e la loro identità. Temo che nei prossimi anni questo problema arriverà anche in Italia, per cui credo che ci sarà molto da lavorare per mettere al bando il BDS nei campus. La nostra principale arma, per affrontare queste sfide, sta nell’educare e informare gli studenti per spiegare loro l’impatto dell’antisemitismo sugli studenti ebrei, in quanto permettere che si attacchi una minoranza può legittimare attacchi contro tutte le minoranze.