Dalla Kabbalah, a Bob Dylan, dai Profeti a Barbara Streisandt: il lato ebraico nascosto della cantante irlandese Sinead O’Connor

Personaggi e Storie

di Roberto Zadik
Sospesa fra ribellione e fragilità, la cantante irlandese Sinead O’Connor era passata dal successo internazionale della splendida Nothin compares to you, scritta nel 1990 nientemeno che da Prince, ad un lungo tunnel di depressione e disturbi bipolari aggravati dal suicidio del suo adorato figlio diciassettenne. Scomparsa a soli 56 anni, era una delle star più famose della “sua” Irlanda, assieme a Dolores O’Riordan, carismatica cantante dei Cranberries spentasi a soli 47 anni, alla leggendaria band degli U2 ed al cantautore Van Morrison.

Sinead O’Connor era, da sempre, stata alla ricerca di una “sua” verità e, recentemente, si era convertita all’Islam ma per tutta la sua breve vita  fu attratta irresistibilmente dal mondo ebraico.  Lo rivela il sito Forward.com che il giorno della sua scomparsa, giovedì 26 luglio, ha ripubblicato  un articolo di Seth Rogovoy, del giugno 2021  che svela una serie di particolari inediti sulla cantante. A cominciare dalle rivelazioni, contenute nella sua autobiografia Rememberings (Ricordi), in cui definisce come suoi modelli due star ebree come Bob Dylan, come lei animo ribelle, che si convertì per un certo periodo al cristianesimo per poi tornare all’ ebraismo e Barbara Streisandt esprimendo adorazione per la sua voce e le sue doti come cantante e attrice. Nelle sue memorie, citate da Rogovoy, la cantante ricorda quando il fratello suonava Dylan, alla chitarra, facendole scoprire  la  sua musica, a 11 anni, e la sua attrazione verso l’ebraismo e la ricerca del Divino, citando un verso dei Salmi “Ho messo sempre Dio davanti a me”.

La O’Connor era idealista e impetuosa, in tema di religione, tanto che diede scandalo, nel 1992, quando, durante una sua performance, arrivò  a stracciare una foto dell’allora Pontefice Giovanni Paolo II. Fu proprio in quel periodo, sottolinea il testo, che, allontanatasi dalla Chiesa Cattolica irlandese e dalla sua fede famigliare, devastata dalla madre che la tormentò nell’infanzia, scelse di vivere un suo “periodo ebraico”. A questo proposito decise di prendere lezioni bibliche e cabalistiche pensando che “se sposassi un rabbino diventerei ebrea per amore” e iniziò a frequentare le lezioni di un certo Zeev Ben Shimon Ha Levi che ricordò come “un insegnante molto gentile”. Purtroppo dovette interrompere perché, nel frattempo, stava diventando una star internazionale con Nothing compares to you e si erano creati alcuni dissapori con il suo insegnante.

L’inizio degli anni ’90 fu un periodo d’oro per la cantante e, due settimane dopo la tempestosa esibizione in cui stracciava la foto del Papa, il  16 ottobre 1992, incontrò il suo “idolo” Bob Dylan venendo da lui selezionata per  un grande concerto, per il trentesimo anniversario dall’inizio della sua carriera, durante l’importante iniziativa  30th Anniversary Celebration. La cantante si  esibì con una serie di “big” da George Harrison, a Tracy Chapman a Stevie Wonder a Johnny Cash ma la sua prestazione non fu molto gradita; il pubblico faceva troppo rumore per cui le parole della canzone War, che stava cantando, non si sentirono e fu un mezzo fiasco che la amareggiò anche perché Dylan non intervenne e non impose il silenzio alla folla.

Altro incontro ebraico interessante ma, questa volta , a lieto fine fu quello col cantautore ebreo newyorchese Lou Reed noto, come Dylan, per il suo carattere complesso. “Lo incontrai per il compleanno del cantante degli Who, Roger Daltrey e, una volta, siamo saliti sul palco assieme”, ricordava emozionata la cantante nel suo libro. “Non ho mai capito di amarlo tanto finché non ci siamo incontrati. Quando ci siamo visti, fuori dal suo camerino, ha ignorato tutti a parte me, ci siamo abbracciati e abbiamo cominciato a parlare. Lou ha un posto speciale nel mio cuore e lo penso spesso”.

Personalità intensa e sensibile, molto amica anche dell’attore Russell Crowe, tra i tanti ebrei a cui si legò ci fu il suo psichiatra, Morton Schwatz, del quale dice: “mi ha fatto molta compagnia perché spesso ero molto sola. Per questo andavo da lui sei volte a settimana. Forse sono sola perché ho un carattere difficile”.

Nelle sue confessioni ha rivelato di essere molto interessata alla Torah, tanto che, negli anni duemila, si è iscritta a un corso di teologia rimanendo affascinata dai Profeti, soprattutto Geremia e dai Salmi. Come ha sottolineato l’articolo, proprio nell’ebraismo “Sinéad ha trovato conforto e ispirazione e il rapporto col mondo ebraico e con artisti e produttori ebrei è stato un punto importante della sua vita”.

(Foto: screenshot dal video di Nothing compares to you)