di Pietro Baragiola
Giovedì 13 luglio il sindacato degli attori americani Sag-Aftra (nato dalla fusione della Screen Actors Guild e l’American Federation of Television and Radio Artists) ha indetto uno sciopero di massa dopo la rottura delle trattative con l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers), l’associazione che rappresenta gli studios leader dell’industria televisiva e cinematografica americana.
A guidare questo movimento è l’attrice ebrea Fran Drescher, protagonista della celebre sitcom La tata e ora presidente della Sag-Aftra.
“Ciò che sta accadendo in questa industria è importante perché vale per ogni ambiente lavorativo” ha affermato Drescher durante la conferenza stampa della Screen Actors Guild volta a spiegare le principali motivazioni dello sciopero: garantire nuove tutele sulle royalties nell’industria dello streaming e un uso rispettoso dell’Intelligenza Artificiale.
Grazie all’adesione di questa manifestazione alla protesta della Writers Guild of America, questa è la prima volta dal 1960 in cui attori e sceneggiatori scioperano insieme per le strade di Hollywood e qui intendono restare fino al raggiungimento di un accordo valido per entrambe le categorie.
La tata ebrea della TV americana
Nata nel 1957 a New York da genitori europei ebrei, Fran Drescher è cresciuta nel distretto del Queens dove, frequentando la Hillcrest High School, incontrò Peter Marc Jacobson, suo futuro marito con cui nel 1993 scriverà la sitcom che la lancerà al successo internazionale: La tata.
Andato in onda sulla rete televisiva CBS dal 1993 al 1999, lo show racconta la storia della carismatica e frizzante ebrea Fran Fine (interpretata da Drescher) che viene assunta dal vedovo Maxwell Sheffield come tata per i suoi tre figli, dando così inizio ad una serie incontrollabile di eventi esilaranti.
Nonostante il ruolo della protagonista trasformò Drescher in una star della comicità americana, la sua ideazione andò incontro a diversi ostacoli. I vertici della CBS, infatti, volevo rendere Fran Fine di origine italiana invece che ebraica per evitare polemiche religiose ma l’attrice si oppose fino alla fine.
“Sapevo che questo personaggio doveva essere molto simile a me e a tutte le stravaganti personalità con cui sono cresciuta” ha affermato Drescher durante un’intervista rilasciata al Los Angeles Magazine spiegando come, grazie alla sua chutzpah e al supporto del marito, riuscì a convincere la CBS a mantenere l’identità ebraica di Fran Fine rendendola così la prima protagonista ebrea dai tempi di Molly Goldberg interpretata da un’attrice ebrea.
Quello di Fran Fine è un ebraismo irriverente ricco di sketch comici e insegnamenti in yiddish ma non trascura neanche gli stereotipi tipici degli ebrei newyorkesi con il loro essere chiassosi e diversi dalla massa.
Molte di queste caratteristiche però si persero quando alcuni paesi, incuranti delle proteste dell’attrice, decisero di adattare il personaggio alla cultura dei propri spettatori: in Italia Fran Fine è diventata la ciociara Francesca Cacace e le parole yiddish sono state cambiate con il dialetto di Frosinone. Queste modifiche finirono tragicamente per creare serie inconsistenze e stravolgimenti nella trama con scene di Hanukkah sostituite con celebrazioni natalizie ed usanze ebraiche nascoste o passate sotto tono.
Ciononostante La tata è riuscita a diventare rapidamente un successo globale capace di interfacciarsi con l’audience di culture e paesi diversi e ricevendo diverse candidature agli Emmy, ai Saturn Awards e ai Golden Globes. Oggi è stata adattata in stile musical a Broadway e girano voci su un suo potenziale remake televisivo.
“Una serie che dopo un quarto di secolo è ancora così popolare, non è per niente male” ha affermato Drescher, molto soddisfatta.
Lo sciopero degli attori
Il 5 settembre 2021 Fran Drescher è diventata ufficialmente la presidentessa della Sag-Aftra, il sindacato statunitense degli attori cinematografici, televisivi e degli artisti radiofonici.
Nelle ultime settimane questo sindacato ha dovuto affrontare il mancato rinnovo degli accordi con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers firmati nel luglio 2020 e questo ha portato Drescher a guidare 160.000 attori nel più grande sciopero che lo show business abbia mai visto negli ultimi 60 anni.
Uno dei punti principali di questa manifestazione consiste nella richiesta di un diverso sistema di calcolo dei diritti d’autore nei servizi streaming: oggigiorno film e serie tv sono accessibili senza limite di tempo sulle piattaforme online e questo ha abbattuto il concetto di “replica televisiva” da cui attori e sceneggiatori erano soliti ricevere royalties. Per questo motivo i manifestanti richiedono un nuovo sistema di introiti che tenga in considerazione i dati d’ascolto dei loro progetti in streaming ma gli studios responsabili di queste piattaforme (Netflix, Amazon e Disney) si rifiutano di condividere questi dati.
Un altro argomento di discussione vuole garantire che l’Intelligenza Artificiale non sostituisca il ruolo degli attori e che venga stabilito in maniera definitiva chi sia il proprietario dell’immagine di un artista nel caso in cui venga riprodotta dall’IA.
Duncan Crabtree-Ireland, capo negoziatore del sindacato Sag-Aftra, si è ritenuto oltraggiato dalla nuova proposta degli studios per portare una ventata d’innovazione: “Hanno proposto di scannerizzare le comparse e pagarle per un giorno di lavoro e da lì sono proprietarie di quella scansione e possano usarla per tutto il tempo che vogliono su qualsiasi progetto, senza consenso e compenso.”
Queste risposte hanno animato inevitabilmente le proteste dei 160.000 attori del sindacato, tra cui molte celebrità come Meryl Streep, Charlize Theron e Ewan McGregor. Persino George Clooney ha definito lo sciopero “un punto di svolta”.
Le conseguenze di questa manifestazione però si fanno sempre più allarmanti in questi giorni: non solo i set sono stati bloccati ma gli attori aderenti allo sciopero si sono imposti di non partecipare più alla promozione dei loro progetti, sia in anteprime che in interviste televisive e tantomeno sui propri profili social. Per questo motivo il 13 luglio, durante la premier londinese del nuovo capolavoro di Cristopher Nolan, Oppenheimer, i protagonisti del film hanno abbandonato il tappeto rosso alle otto di sera per sostenere la protesta entrata in vigore in quelle ore a Los Angeles.
Se non si raggiungerà presto un accordo gli effetti dello sciopero rischieranno di portare grandi danni all’industria cinematografica, posticipando o persino cancellando le cerimonie degli Emmy Awards e l’80° edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Leader ebree di scioperi storici
Con il suo discorso diventato virale, Fran Drescher è entrata nella lista di donne ebree che hanno fatto la storia combattendo per i diritti del lavoro.
Molti in questi giorni hanno paragonato l’attrice a una moderna Clara Lemlich, l’operaia ebrea che nel 1909 diede il via alla protesta che ispirò 60.000 operai di fabbriche di abbigliamento a scioperare per ottenere standard minimi legali per le condizioni di lavoro in fabbrica. Come Lemlich anche Drescher ha inserito termini yiddish nel suo discorso alla folla dicendo di aver atteso a lungo una risposta dagli studios hollywoodiani per ricevere solamente “bupkis” (zero).
Tra le altre celebri donne ebree che hanno fatto la storia dei diritti del lavoro ricordiamo Rose Schneiderman e la sua legislazione sulla sicurezza antincendio e Randi Weingarten, l’odierna leader dell’American Federation of Teachers, il secondo più grande sindacato degli insegnanti d’America.
“Queste sono donne che quando hanno visto un’ingiustizia sul lavoro si sono fatte valere” ha dichiarato Pamela Nadell, direttrice del programma di studi ebraici dell’American University di Washington.
È proprio da questo senso di giustizia che Fran Drescher prende ispirazione nello sciopero della Sag-Aftra, affermando di aver imparato sin da piccola a “perfezionare ciò che esiste, non ad accettare ciò che è”.
“Se non ci alziamo in piedi ora, presto saremo tutti in difficoltà. Saremo tutti in pericolo di essere sostituiti da macchine e da grandi imprese che si preoccupano più di Wall Street che di voi e delle vostre famiglie” ha concluso l’attrice nel suo discorso. “Gli occhi del mondo sono su di noi. Quello che succede qui è importante”.