di Sofia Tranchina
Al 50° anniversario dalla guerra del Kippur (6-25 ottobre 1973), quando gli eserciti arabi di Siria ed Egitto – equipaggiati da missili sovietici – colsero di sorpresa l’esercito israeliano, le milizie di Hamas equipaggiate dall’Iran sono entrate in Israele durante le feste ebraiche, tra Shabbat e Simchat Torah.
Le tre organizzazioni islamiche estremiste Hamas (operativa a Gaza), Hezbollah (Libano) e Jihad Islamica (Egitto), ispirate tutte dal movimento dei Fratelli Musulmani, sono unite dai finanziamenti e dagli aiuti dall’Iran per la lotta contro Israele.
Sfondato il muro di confine tra Gaza e Israele con dei bulldozer, alle 6.30 di sabato mattina i militanti di Hamas si sono infiltrati in territorio israeliano, dove hanno dato il via al massacro dei civili, mentre 3.500 razzi venivano lanciati contro Israele. Molti dei razzi sono stati intercettati e deviati dall’Iron Dome, ma alcuni sono caduti in città Israeliane, tra cui Tel Aviv, colpita nel quartiere centrale Florentin. L’operazione terroristica è stata chiamata da Hamas “Tufan al-Aqsa”, Alluvione di al-Aqsa.
Gli aggressori hanno invaso almeno 22 villaggi e città vicine al confine (tra cui Ofakim, Sderot e Netivot).
«Sono entrati con un attacco a sorpresa e hanno iniziato ad entrare nei villaggi andando di casa in casa per massacrare famiglie intere, filmando e cariando tutto online, abusando dei loro corpi, e rapendo ostaggi. È assurdo che le persone nel resto del mondo pensino che sia una guerra simmetrica. Sento che il mondo non capisce», ci ha scritto I.K., militare dell’IDF.
I terroristi hanno quindi preso il controllo di alcuni kibbutzim, di cui Be’eri è uno dei più grandi.
«Hanno sparato indiscriminatamente, rapito chiunque potessero, bruciato le case delle persone in modo che dovessero fuggire attraverso la finestra, dove i terroristi li aspettavano» ha detto Haim Jelin, presente a Be’eri, ad Army Radio Sunday.
L’attacco al Festival musicale
Nei pressi del kibbutz Re’im nel Negev occidentale, dove migliaia di giovani si sono ritrovati per il Nature Party (un festival notturno di musica elettronica), ha avuto luogo una vera e propria mattanza.
I sopravvissuti hanno raccontato alla radio l’orrore a cui hanno fatto da testimoni: «molti si sono arrampicati sugli alberi mentre venivano colpiti dal fuoco, e poi si sono ritrovati circondati da terroristi armati, i quali hanno sparato su di loro indiscriminatamente e hanno lanciato granate nelle tende».
L’ultimo rapporto ufficiale conferma 700 morti israeliani, uccisi dai terroristi, mentre altri morti le cui famiglie non sono ancora state avvisate non rientrano nel conteggio. I feriti che si accalcano negli ospedali sono più di 2mila, conferma il Times of Israel.
Contemporaneamente, i terroristi hanno rapito e trascinato a Gaza più di 160 israeliani (il numero esatto è ancora incerto), fotografati e ripresi dai loro carnefici mentre vengono costretti a subire ogni sorta di abuso e umiliazione. Molto forti i video di bambini israeliani prigionieri a Gaza.
Ha suscitato scalpore il video di un’anziana signora israeliana affetta da demenza, incapace di comprendere la propria situazione, portata in giro per Gaza su un dune buggy e costretta a posare sorridente coi suoi carnefici.
La diffusione di immagini più grafiche che mostrano le torture e i soprusi, pubblicate dai media palestinesi per aumentare la paura degli israeliani e infondere euforia estatica nei terroristi, vengono invece bloccate dai media israeliani per rispetto nei confronti delle famiglie.
Nella lotta psicologica di Hamas, rientra anche la diffusione di una mappa fasulla che mostrerebbe la conquista da parte delle milizie di Hamas di 10 km di terra.
Gli ostaggi israeliani sono stati sparpagliati per tutta Gaza per scoraggiare le risposte di Israele, che, ciononostante, ha già avviato operazioni militari di difesa e controffensiva: ha dichiarato lo stato di guerra.
Le forze di difesa israeliane hanno affermato che i loro aerei da combattimento stanno effettuando un’ondata di attacchi aerei “intensi” nella Striscia di Gaza, mirando alle aree vicino alla recinzione di Beit Hanoun utilizzate dal gruppo terroristico Hamas per effettuare attacchi contro lo Stato di Israele. Priorità assoluta è neutralizzare i terroristi infiltrati in Israele ancora a piede libero e ricostruire le barriere protettive per evitare ulteriori morti e ulteriori rapimenti. In seguito, si procederà a trattare per la liberazione degli ostaggi.
Nel frattempo, si sono create lunghissime code di cittadini israeliani recatisi a donare il sangue per aiutare i connazionali feriti dai terroristi.
Anche le Brigate Ezzedin al-Qassam stanno prendendo parte alla lotta e hanno invaso il kibbutz di Kissufim, mentre, dopo uno scontro iniziale presso il Monte Dov, rimane in sospeso la questione se anche Hezbollah prenderà attivamente parte alla lotta, anche se il capo del consiglio esecutivo di Hezbollah Hashim Safi Al Din avrebbe dichiarato l’intenzione dell’organizzazione di unirsi al Tufan al-Aqsa, secondo quanto riportato da Abu Ali Express.