di Francesco Paolo La Bionda
L’Autorità Palestinese gestisce ancora oggi un fondo, noto ai palestinesi come “fondo dei martiri” e chiamato dagli israeliani “pay-for-slay” (pagati per uccidere), con cui versa mensilmente stipendi in denaro alle famiglie dei palestinesi uccisi, feriti o imprigionati per atti di violenza contro Israele.
Secondo stime del think-tank israeliano Palestinian Media Watch, questo mese potrebbe pagare somme per un totale di oltre 2.800.000 dollari alle famiglie dei circa 1.500 terroristi di Hamas uccisi nel corso dell’attacco a Israele del 7 ottobre scorso. A questi vanno poi aggiunti circa 350 dollari al mese per famiglia che saranno versati per il resto della vita dei beneficiari, oggi già più di 35.000 in totale.
Si stima che il budget annuale del fondo corrisponda a circa 300 milioni di dollari, pari all’8% del budget annuale totale dell’Autorità Palestinese, una somma pari all’intero ammontare annuale degli aiuti, in teoria per lo sviluppo, che riceve dagli Stati Uniti.
A fronte delle crescenti critiche internazionali, nel 2014 l’Autorità Palestinese per schermarsi ha trasferito la gestione del fondo all’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ma è bene ricordare che entrambe le organizzazioni hanno lo stesso presidente, ossia Abu Mazen.
In ogni caso, ancora lo scorso gennaio il sindaco di Jenin, Akram Rajoub, aveva difeso la pratica e citato lo stesso Abu Mazen per escludere che potessero essere fatti passi indietro, affermando che il presidente ha chiarito che l’Autorità palestinese non smetterà di finanziare le famiglie dei nostri martiri, anche se fossimo arrivati all’ultimo centesimo”.