Michael Whine

Il vento dell’odio sul Regno Unito. Parla l’esperto Michael Whine

Personaggi e Storie

di Nathan Greppi
Da quando si sono verificati gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la conseguente reazione israeliana contro il gruppo terroristico a Gaza, nel Regno Unito, così come in molti altri paesi europei, si sono moltiplicati esponenzialmente gli episodi di antisemitismo e le manifestazioni contro Israele. Un clima che ha portato anche a faide interne al Partito Laburista, dove l’attuale leader Keir Starmer dal 2020 cerca di ripulire il partito dagli elementi antisemiti che proliferavano sotto la guida del suo predecessore Jeremy Corbyn.

A fare il punto della situazione con Mosaico, forte di una pluridecennale esperienza in merito, è il ricercatore Michael Whine: co-fondatore del Community Security Trust (CST), la più importante organizzazione britannica per la lotta all’antisemitismo, vi ha lavorato per 35 anni, ricoprendo nell’ultimo periodo il ruolo di Direttore per il Governo e gli Affari Internazionali. Negli anni è stato consulente per il contrasto dei crimini d’odio per diverse istituzioni, tra le quali il World Jewish Congress, il Ministero della Giustizia britannico e il Crown Prosecution Service (il pubblico ministero inglese per i procedimenti penali). Ha scritto decine di saggi e articoli per riviste scientifiche in merito ai temi dell’antisemitismo, del terrorismo e degli estremismi politici e religiosi.

Nelle ultime settimane, abbiamo visto molte proteste antisraeliane nel Regno Unito, e persino persone che strappavano i manifesti degli israeliani rapiti. Quanto è diffuso l’odio antisraeliano e antiebraico nel paese?

L’antisemitismo è aumentato drammaticamente dall’inizio delle ostilità il 7 ottobre. Secondo il CST, 1019 episodi gli sono stati riportati negli ultimi 28 giorni, il più alto tasso mai registrato in un tale periodo di tempo. Questo numero è probabilmente destinato ad aumentare intanto che si indaga su ulteriori rapporti, ma già adesso includono 47 aggressioni, 67 casi di danni e vandalismi a proprietà ebraiche, 102 minacce rivolte direttamente ai singoli e altro ancora.
Si è verificato anche un aumento considerevole della propaganda antisraeliana, in alcuni casi sanzionabile secondo il diritto penale. La settimana scorsa, il Crown Prosecution Service ha annunciato che due persone verranno indagate per materiali antisemiti che hanno esposto ad una manifestazione antisraeliana.

Dopo che è emerso come Israele non c’entrava con il razzo caduto vicino all’ospedale, la BBC si è dovuta scusare per aver dato credito alla versione di Hamas. Nei media inglesi vi è un forte pregiudizio nei confronti d’Israele?

Generalmente i media cartacei inglesi sono neutrali, e molti dei più importanti quotidiani nazionali sono filoisraeliani e riconoscono l’antisemitismo delle organizzazioni palestinesi. La stampa periodica di solito è pro-Israele, anche se propensa a pubblicare titoli beceri in prima pagina per attirare i lettori.

I problemi sorgono con le principali emittenti televisive e radiofoniche. La BBC, che sarebbe tenuta ad adottare una posizione neutrale, nell’ultimo mese ha licenziato o sospeso molti dei suoi corrispondenti dal Medio Oriente a causa di discorsi antisraeliani. All’interno della comunità ebraica e del Parlamento, vi è una critica diffusa verso la BBC per aver considerato la propaganda di Hamas come una fonte veritiera senza aver prima verificato i fatti, e per aver chiamato quelli di Hamas “miliziani” invece che “terroristi”.

Personalmente, già 25 anni fa ho partecipato ad incontri con i piani alti della loro redazione, per esprimere la nostra preoccupazione in merito alle loro trasmissioni antisraeliane. In passato hanno nominato una figura chiave per monitorare il loro lavoro, ma pare che siano ritornati alle vecchie abitudini. Le emittenti commerciali, quali l’ITN, Sky e i canali locali, sono più attente al riguardo.

Quello che invece accomuna tutti i media è la preoccupazione per i civili palestinesi ritrovatisi in mezzo al fuoco incrociato, anche se in pochi fanno notare che è l’Egitto a rifiutarsi di far passare i profughi.

Vi è una divisione interna ai laburisti tra le posizioni di Starmer e gli elettori filopalestinesi. Il partito è cambiato dopo che Corbyn ha perso la leadership, o hanno ancora problemi di antisemitismo?

Il Partito Laburista sta ancora attraversando una fase dei cambiamenti imposti da Keir Starmer e dai suoi alleati politicamente moderati, ma rimane ancora molto lavoro da fare. In anni recenti, il Labour si è presentato come la scelta naturale per gli elettori musulmani, e ciò si riflette nelle loro critiche nei confronti di Starmer degli ultimi giorni. Molti musulmani eletti in cariche pubbliche si sono dimessi in seguito al suo rifiuto di chiedere a Israele un cessate il fuoco nell’offensiva contro i terroristi.

Il Primo Ministro scozzese Humza Yousaf si è mostrato più critico verso Israele, soprattutto perché aveva i suoceri nella Striscia di Gaza (riusciti a uscirne assieme ad altri cittadini britannici, ndr). Tra le opinioni pubbliche inglese e scozzese, vi sono delle differenze per quanto riguarda Israele e l’antisemitismo?

La Scozia è tradizionalmente filosemita e filoisraeliana. Il governo scozzese mantiene buone relazioni con il Comitato Scozzese delle Comunità Ebraiche. Nell’ultimo lavoro di cui mi sono occupato prima della pandemia da Covid, trascorsi una giornata ad Edimburgo con alti rappresentanti della polizia scozzese e del governo, negoziando per l’organizzazione di attività di addestramento congiunte che erano vicine ad essere istituite.

Ritiene che nel Regno Unito vi sia il rischio di attentati terroristici contro la comunità ebraica? Nel caso, crede che il governo sia abbastanza consapevole del rischio oppure no?

Il rischio c’è, e proviene dai gruppi jihadisti come Hamas, così come dai terroristi di estrema destra. Il governo britannico e la polizia sono consci della minaccia, e hanno dimostrato le loro preoccupazioni finanziando i servizi di sicurezza per tutte le scuole ebraiche, aumentando i pattugliamenti e incontrandosi regolarmente con il CST. Proprio il CST, alcuni anni fa, istituì un incontro per valutare la minaccia terroristica al quale parteciparono ufficiali di polizia provenienti da tutta la Gran Bretagna.