La sinistra israeliana dopo il 7 ottobre: per Israele, ma contro il governo Netanyahu

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di Giovanni Panzeri
“Netanyahu dovrebbe andarsene subito. Se avesse un minimo di coscienza, e non ce l’ha, se ne sarebbe già andato. Chamberlain non ha aspettato la fine della guerra prima di cedere il posto a Churchill” ha affermato Roberto Della Rocca, membro della direzione del partito israeliano di sinistra Meretz, durante un convegno organizzato dall’associazione Sinistra Per Israele nel pomeriggio di domenica 17 dicembre.

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Durante il convegno, introdotto dal giornalista Gabriele Eschenazi, Della Rocca ha descritto la situazione della sinistra israeliana, gli effetti e le responsabilità degli attentati del 7 ottobre, lo stato della guerra e le possibilità di interlocuzione con i palestinesi. Tra i presenti al convegno è intervenuto anche  l’ex presidente della comunità ebraica milanese e deputato del Pd Emanuele Fiano.

Le responsabilità del 7 ottobre

“Il 7 ottobre è stato una catastrofe immane, ho visto il video di 47 minuti ricostruito dall’IDF con le immagini delle atrocità riprese dagli stessi terroristi, e quello che ho visto non mi ha fatto dormire per tre settimane – ha spiegato Della Rocca -. Questa tragedia ha tante cause, tra cui sicuramente la sindrome di superiorità dell’intelligence e lo spostamento di battaglioni in Cisgiordania su ordine del governo. Il nemico è stato pesantemente sottovalutato: in due minuti Hamas ci ha accecato, superando un sistema difensivo costato miliardi e miliardi di dollari. Ci sarà sicuramente una commissione d’inchiesta, e sicuramente i capi dell’intelligence si dimetteranno appena sarà possibile farlo senza mettere a rischio Israele. L’unico che non ha nessuna intenzione di prendersi le sue responsabilità è Netanyahu, perché sa che per lui sarebbe la fine”.

Uno dei kibbutzim devastati il 7 ottobre (Foto: Ariel Katzover, GPO)
Uno dei kibbutzim devastati il 7 ottobre. (Credit: Ariel Katzover, GPO)

 

“La sua intenzione è quella di creare una commissione d’inchiesta governativa, ovvero una commissione senza potere giuridico, nominata da lui stesso, le cui scoperte possono essere mantenute segrete – ha continuato il dirigente di Meretz -: al contrario una commissione nazionale sarebbe pubblica, avrebbe potere giuridico e verrebbe nominata dalla corte suprema”.

“Per ora Netanyahu sta sfruttando il sentimento di unità creato dal conflitto, ma il suo supporto reale, anche tra molte persone di destra e membri del suo partito, è ai minimi storici – ha spiegato ancora Della Rocca -: dopo questa guerra ci sarà un’altra guerra, in cui io sarò un soldato, e quella sarà la vera guerra per l’esistenza di Israele. Vi giuro che faremo di tutto per liberarci di questo governo, che si è dimostrato nemico di Israele. Credo che ci sarà una grande rivolta popolare”.

Della Rocca non risparmia tuttavia le critiche alla sua parte politica e ai partiti arabo-israeliani, affermando che i rispettivi conflitti e lotte intestine hanno assicurato a Netanyahu almeno 8 seggi alla Knesset, necessari per formare l’attuale governo. Ha affermato inoltre che Meretz sta lavorando per formare un fronte allargato, comprendente il Partito Laburista ed elementi di centro destra, alla cui guida probabilmente si porrà l’ex comandante Yair Golan.

Il 7 ottobre e le future relazioni con i palestinesi

“Il 7 ottobre è stato uno spartiacque, uno schiaffo che ci ha fatto capire che non possiamo più illuderci di vivere in un paese normale. Uno schiaffo che ci ha fatto capire che non ci vogliono qui, che ci vogliono morti – ha affermato Della Rocca -. Questo schiaffo ce l’ha dato la questione palestinese. Non si può continuare con la stessa politica che seguiamo dagli anni 80’, parlando con i palestinesi pretendendo di non volerli mandare via, e rimandando la questione alle calende greche. O si mandano via, come vorrebbe l’estrema destra, o si divide lo spazio anche a costo di stare un po’ più ‘stretti’. (…) Chi non affronterà in modo serio la questione nel dopoguerra – ha concluso – causerà la fine dello Stato di Israele”.

Della Rocca ha poi chiarito che con Hamas non ci può essere pace, soprattutto dopo il 7 ottobre, solo tregue più o meno lunghe. Ma ha anche affermato che probabilmente l’attuale guerra, che secondo lui durerà non oltre febbraio, non riuscirà né a distruggere Hamas né ad espellerlo definitivamente da Gaza, e che l’ANP di Abu Mazen, screditato agli occhi degli stessi palestinesi, non accetterà l’esclusione di Hamas dal sistema politico palestinese.

Ciò, spiega ancora, è semplicemente inaccettabile per Israele, e Netanyahu ne approfitterà per evitare il coinvolgimento dell’ANP nella futura amministrazione di Gaza.

“C’è bisogno di un vero interlocutore – ha spiegato – non si può fare la pace in modo unilaterale. L’interlocutore migliore sarebbe, idealmente, Marwan Barghouti. Anche se le sue mani sono macchiate di sangue, è un laico, è pragmatico, riconosce che Israele non può essere cancellata ed è estremamente popolare tra i palestinesi. (…) tuttavia questo rimane wishful thinking, in Israele non c’è una persona, un vero statista, che abbia il coraggio di liberarlo”.

Le conseguenze del 7 ottobre nella diaspora e in Italia

Il discorso ha toccato anche il tema della sicurezza delle comunità ebraiche in Italia, in particolare quelle di Milano e di Roma, che sono facilmente localizzabili geograficamente.

“Il 7 ottobre è stato uno spartiacque anche per voi – ha affermato Della Rocca – che vi trovate ad affrontare una crescente ondata di antisionismo, di fatto antisemitismo, che sembra montare in tutto il mondo”.