Germania e Ungheria concedono la cittadinanza agli ostaggi israeliani. Nuove prospettive nelle complesse trattative di liberazione

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di Redazione
I governi di Germania e Ungheria hanno ufficialmente concesso la cittadinanza e rilasciato passaporti agli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza, secondo quanto riporta un articolo in esclusiva del Jerusalem Post. Si tratta di israeliani che hanno familiari nati nei paesi dell’Europa centrale. Questa concessione è avvenuta come parte di accordi che hanno portato al rilascio di terroristi e criminali palestinesi da parte di Israele. Tuttavia, nonostante ostaggi ebrei israeliani abbiano ottenuto la cittadinanza tedesca e ungherese, alcuni di loro sono ancora detenuti.

Attualmente, ci sono 136 ostaggi israeliani a Gaza, e potrebbero volerci mesi per tirarli fuori, nonostante i notevoli progressi dell’esercito nel raggiungere il controllo operativo sul nord di Gaza. Se Israele riuscirà a restituire tutti gli ostaggi è di per sé una questione aperta, date le richieste avanzate da Hamas fino ad oggi. Non ha fornito per ora alcun segno che accetterebbe un accordo che li manterrebbe in vita.

La doppia cittadinanza potrebbe influenzare le complesse trattative per la loro liberazione, coinvolgendo Stati stranieri che cercano di proteggere i propri cittadini. Non è ancora chiara la tempistica del rilascio dei passaporti tedeschi e ungheresi.

Va detto che l’approccio di concedere la cittadinanza e i passaporti di emergenza agli ostaggi non è nuovo; ad esempio, nel 2018, la Svezia concesse la cittadinanza a un ostaggio iraniano, il medico Ahmadreza Djalali, che aveva lavorato in un ospedale di Stoccolma, ed era stato condannato a morte nel 2017 da un tribunale rivoluzionario di Teheran con l’accusa di spionaggio per conto della Svezia. L’anno successivo, la Svezia gli concesse la cittadinanza e lo salvò dall’esecuzione.

Israele, Germania e Ungheria hanno scelto di non commentare la situazione. Tuttavia, l’idea di concedere cittadinanza e passaporti di emergenza ha ricevuto sostegno da parte di varie organizzazioni e figure di spicco.

Yigal Carmon, presidente e fondatore del Middle East Media Research Institute con sede a Washington DC, aveva già sottolineato l’importanza di seguire l’esempio di Raoul Wallenberg, il diplomatico svedese che durante la Seconda Guerra Mondiale che salvò migliaia di ebrei ungheresi dalla Shoah emettendo “passaporti protettivi”.

L’obiettivo è adesso di replicare questa strategia per salvare gli ostaggi israeliani. La proposta di Carmon è supportata dal Simon Wiesenthal Center che, a sua volta, ha dichiarato che Hamas ha annunciato trattative separate per gli israeliani con cittadinanza congiunta.

Figure come Jonathan Greenblatt, CEO dell’Anti-Defamation League (ADL), così come il Rabbino Abraham Cooper del Centro Simon Wiesenthal, parlando con Fox News, avevano già sottolineato l’importanza di ogni sforzo per liberare gli ostaggi e il ruolo chiave che Germania e Ungheria: «Mentre l’Unione Europea si incontra per discutere della cosiddetta pausa umanitaria, Germania e Austria dovrebbero lavorare per rafforzare la loro dimostrazione di sostegno a Israele e concedere la doppia cittadinanza il prima possibile», aveva detto il Rabbino.

Già nei mesi scorsi, i media – tra i quali  i24 news e Fox news  –  avevano riportato la notizia di due influenti organizzazioni statunitensi che avevano esortato Germania, Austria e Stati Uniti a rilasciare passaporti potenzialmente salvavita agli ostaggi israeliani detenuti da terroristi di Hamas. La richiesta, principalmente rivolta a Germania e Austria, allora non aveva dato risposte positive da parte dell’Austria così come erano rimaste ambigue quelle tedesche. Adesso pare si stiano facendo passi avanti nella giusta direzione.