Breslavia 1941: nuove foto svelano l’orrore della Shoah

Personaggi e Storie

di Nathan Greppi

Una ricerca condotta dall’Università libera di Berlino ha recentemente rivelato e rese visibili al pubblico per la prima volta il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, una serie di fotografie di famiglie ebraiche che vivevano in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, e che di lì a poco sarebbero state vittime della Shoah.
Le foto sono state scattate di nascosto tra il novembre 1941 e l’aprile 1942 a Breslavia, all’epoca in Germania e oggi in Polonia, da un fotografo amatoriale, che si presume essere l’architetto ebreo Albert Hadda; questi, pur consapevole dei rischi, voleva documentare ciò che stava succedendo. Secondo Alina Bothe, coordinatrice del progetto di ricerca, gli scatti sono stati fatti attraverso un buco nel muro o la finestra di una macchina.

Si vedono gruppi di persone riunite fuori da un ristorante vicino alla stazione; uomini, donne e bambini ebrei erano stati costretti a stare lì per giorni in attesa dei treni, circondati dai loro bagagli e dagli uomini della Gestapo che li sorvegliavano.

Il 21 novembre 1941, più di 1.000 ebrei residenti a Breslavia vennero arrestati dalla polizia e condotti difronte al ristorante. Dopo quattro giorni vennero condotti in treno a Kaunas, in Lituania. Appena arrivati, furono tutti uccisi in un’esecuzione sommaria, e non ci furono superstiti. Il 9 aprile 1942, altri 1.000 ebrei vennero condotti nello stesso punto prima di essere deportati a Izbica, nella Polonia orientale. In questo caso, non si sa se qualcuno sia riuscito a sopravvivere.

Lo storico tedesco Steffen Heidrich, che ha identificato le foto, ha raccontato al giornale britannico The Observer che confida affinché amici e parenti ancora in vita dei deportati possano contattarlo e aiutarlo a identificare le persone nelle foto. Alcuni sono già stati riconosciuti, e le loro morti confermate.
“Appaiono abbastanza tranquilli. È chiaro che non sapessero che stavano per essere uccisi”, ha affermato Heidrich. “Questo è chiaramente successo quando le deportazioni erano iniziate da poco, quindi ovviamente non se lo aspettavano”. Ha spiegato di aver trovato le foto in un archivio di Dresda, dove dei ricercatori si stavano occupando di catalogare le varie immagini.

Il progetto di ricerca degli accademici tedeschi, chiamato #LastSeen, ha reso liberamente fruibili le foto sul proprio sito. (Clicca QUI) Questo anche per consentire a chiunque conoscesse i deportati di riconoscerne i volti e contattare i responsabili del progetto tramite email. L’Università libera di Berlino, che l’ha finanziato, possiede una biblioteca con centinaia di fotografie che documentano i crimini commessi dai nazisti.

Hadda, presunto autore degli scatti, non poteva più esercitare la professione dal 1934, ma riuscì per alcuni anni ad evitare la deportazione grazie al matrimonio con una donna non ebrea. Nel 1944 venne deportato in un campo di lavoro, salvo riuscire ad evadere e a tornare a Breslavia, dove rimase nascosto fino alla fine della guerra. Dopo la caduta del nazismo, dapprima si trasferì a Francoforte, dove lavorò per il fondatore del Bauhaus Walter Gropius, e in seguito emigrò in Israele.