Da Nizza ad Auschwitz: esce la biografia completa di Simone Veil

Libri

di Nathan Greppi
Nel 2006, quando stava già iniziando a venire meno la presenza dei superstiti della Shoah e il negazionismo si stava diffondendo in Francia, la Fondation pour la mémoire de la Shoah di Parigi raccolse assieme all’INA (Istituto nazionale dell’audiovisivo) una serie di video-testimonianze dei sopravvissuti, affinché la memoria potesse essere tramandata anche dopo la loro morte.

Tra tutte queste testimonianze, un posto speciale è occupato da quella di Simone Veil (1927 – 2017), sopravvissuta ad Auschwitz e a Bergen-Belsen quand’era solo un’adolescente e divenuta nel dopoguerra una magistrata di successo ed esponente di spicco della politica francese (tra gli anni ’70 e ’80, fu prima Ministro della Salute e poi Presidente del Parlamento europeo). Di recente, è stato tradotto in italiano un libro che riporta la trascrizione completa della sua testimonianza, Solo la speranza lenisce il dolore.

La Veil narra la sua vita a partire dall’infanzia a Nizza, dove nacque da una famiglia di ebrei non praticanti da diverse generazioni. Sebbene all’inizio non potevano immaginare cosa sarebbe successo, ben presto la loro situazione divenne sempre più precaria, finché non furono deportati nei campi di concentramento, dove sua madre morì.

Dalla sua testimonianza, emergono diverse similitudini con la situazione italiana: prima delle Leggi Razziali del 1938, la maggior parte degli ebrei in Italia era perfettamente integrata nella società, e fino all’ultimo non riuscirono neanche a concepire l’idea che la loro patria potesse tradirli. Una sensazione, quella di essere stati pugnalati alle spalle, che provò anche il padre della Veil, veterano della Prima Guerra Mondiale e patriota fedele alla Francia.

Un altro tema assai delicato che la Veil tratta nella sua testimonianza, è quella delle relazioni sessuali tra uomini e donne nei lager. In particolare, spiega come a Bobrek, un sottocampo di Auschwitz, gli internati uomini spesso facevano pressione sulle donne affinché si concedessero loro in cambio di cibo e altri favori. Più raramente, capitava anche che delle donne facessero lo stesso per adescare altre donne.

Quella di Simone Veil è una testimonianza preziosa per ricordare come non bisogna mai abbassare la guardia anche quando si spera che le cose vadano per il meglio. Non a caso, il titolo si riferisce al fatto che per lenire un ricordo tanto doloroso, c’è solo la speranza che ciò che è successo non venga dimenticato.

 

Simone Veil, Solo la speranza lenisce il dolore, traduzione di Claudine Turla, Corbaccio, pp. 240, 18,00 euro.