Roberto Cenati: “Ho dato le dimissioni perché mi rifiuto di sposare un pensiero unico su Gaza: essere antifascisti è accettare tutte le opinioni. E l’Anpi non deve sostituirsi ai partiti politici”

Italia

di Ilaria Myr
«Oggi purtroppo chi non scandisce il termine ‘genocidio’ riferito a quello che sta succedendo a Gaza è controcorrente. Ma io mi rifiuto di sposare un pensiero unico, perché l’antifascismo è esattamente il contrario: essere antifascisti vuole dire accettare la diversità di opinione, che è una ricchezza. Lo fecero i primi antifascisti, che coraggiosamente andarono contro il pensiero unico dell’epoca. Lo scrisse anche Primo Levi: “Occorre essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà”. Se non si accettano pensieri diversi, che antifascismo è?».
Parla con molta chiarezza e convinzione a Mosaico -Bet Magazine Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano per 13 anni, che ha rassegnato le dimissioni dal ruolo il 2 marzo (operative dal 7 marzo) perché contrario allo slogan ‘Impedire il genocidio’ scelto dall’Anpi nazionale e dalla Cgil per la manifestazione del 9 marzo a Roma. Dimissioni irrevocabili, ha precisato, per una questione di coscienza personale di non volere aderire a un pensiero unico che non condivide.

“Ho espresso la mia contrarietà a sposare questo slogan perché quello che sta succedendo a Gaza, pur drammatico e terribile, non è genocidio – spiega Cenati -. Questo termine, purtroppo abusato e diventato virale, indica lo sterminio, l’eliminazione programmata a tavolino e scientifica di un intero popolo dalla prima all’ultima persona. La situazione a Gaza è terribile e drammatica, e non concordo con la politica e la strategia di Netanyahu, che oggi non ascolta la diplomazia internazionale, continuando imperterrito nella sua azione. Ma non è genocidio, ed è scorretto usare la logica della “vittima che diventa carnefice”, perché non fa altro che alimentare la deriva antisemita. Così come è sbagliato pronunciare lo slogan ‘Dal fiume al mare, Palestina libera’, perché dà per scontata la non esistenza di Israele. Purtroppo è stato già dimenticato che la guerra in corso è stata causata dall’orribile pogrom di Hamas del 7 ottobre contro civili inermi in Israele, in un momento in cui cercava di normalizzare i rapporti con l’Arabia Saudita”.

La contrapposizione allo slogan per la manifestazione del 9 marzo è però solo l’ultima delle divergenze maturate negli anni da Cenati nei confronti della politica dell’Anpi nazionale, presieduta dal 2020 da Gianfranco Pagliarulo, come hanno dimostrato gli ignobili fischi e insulti diretti a Cenati espressi a Milano durante la manifestazione pro-palestinese di sabato 2 marzo. “Sono sempre stato ‘punzecchiato’ perché per molti non parlo sufficientemente di Palestina e sono considerato troppo vicino alla Comunità ebraica di Milano, con cui in questi anni ho intessuto bellissimi rapporti di amicizia e collaborazione perché ho sempre ritenuto fondamentale avere un rapporto collaborativo con le istituzioni e gli enti del territorio. Ma molti pensano che essere vicini alla comunità ebraica significhi essere vicini al governo israeliano contro i palestinesi, senza alcuna distinzione e approfondimento… C’è addirittura chi mi ha tacciato di essere una spia del Mossad…”

Dal canto suo, la Comunità ebraica di Milano ha sempre apprezzato l’impegno e l’amicizia di Cenati, come rivelano anche le parole di saluto e ringraziamento pubblicate su questo sito.

In generale, non è mai piaciuta ad alcuni la decisione di Cenati di non prendere, come associazione, posizione su questioni politiche nazionali e internazionali. “Semplicemente perché considero che questa non sia la missione dell’Anpi – commenta -. La sua missione è sempre stata, da quando è nata, quella di tenere viva la memoria e la storia di quello che è stato il nazifascismo e contrastare le derive nazionaliste, l’intolleranza, l’antisemitismo e il rifiorire di partiti neo-nazisti e fascisti e rilanciare nella società valori della Resistenza italiana a ed europea, della solidarietà e della libertà che sono richiamati nella nostra carta costituzionale. Se invece comincia a occuparsi dei provvedimenti del governo e delle questioni internazionali, corre il rischio di trasformarsi da associazione gloriosa attiva nella diffusione della memoria e dei valori antifascisti in un sotto-partito della sinistra italiana. L’Anpi deve richiamare i valori della carta costituzionale ma non sostituirsi ai partiti”.

Che ci sia un malcontento all’interno di un’organizzazione, però, è fisiologico e normale, e Cenati, che si oppone al pensiero unico, questo l’ha sempre saputo. «C’è sempre stato, ma negli anni passati era pacato. Negli ultimi due anni, invece, si è affermata un’aggressività nel linguaggio che prima non c’era».

I timori per questo 25 aprile

Bandiere della Brigata Ebraica al corteo del 25 aprile 2023

Ora però si avvicina la manifestazione di Milano del 25 aprile, e un timore sorge spontaneo: se da anni le bandiere della Brigata ebraica vengono fischiate e coperte di insulti dalle ali più estremiste e propalestinesi, cosa succederà quest’anno, con la guerra a Gaza e il mutato clima all’interno dell’Anpi? Lo stesso presidente del Museo della Brigata Ebraica di Milano, Davide Romano, al Corriere della Sera ha espresso preoccupazione: «Siamo molto dispiaciuti per le dimissioni di Roberto Cenati e sentiamo le tensioni intorno a noi: prevediamo che al corteo del 25 Aprile le contestazioni, che ci son sempre state ma, negli ultimi anni, molto affievolite, possano tornare più vivaci che mai». E prosegue: “A Milano noi apriamo il corteo e in chiusura ci sono i pro-Palestina. E noi ci auguriamo che resti così anche quest’anno. Ma se dovesse accadere che ci propongono di essere affiancati dai pro-Pal con le loro bandiere, allora diremmo no: si creerebbe un grosso problema di sicurezza e saremmo costretti a chiedere più protezione, abbiamo sempre tanti bimbi e tanti anziani, e non possiamo permetterci di sfilare accanto a chi non accetta l’esistenza della Brigata Ebraica».

«Si dovrebbe continuare come si è sempre fatto – la risposta di Cenati -. La brigata ebraica deve continuare a potere partecipare perché, sfondando la linea gotica, ha avuto un ruolo fondamentale nella liberazione dal nazifascismo. Bisogna cercare di non creare ulteriori tensioni”.

Il dopo-Cenati

In questi 13 anni di presidenza, i traguardi raggiunti dall’Anpi sotto la presidenza Cenati non sono pochi. “Abbiamo difeso la Casa della memoria di Milano, che a un certo punto si era pensato di fare diventare Museo nazionale della Resistenza – ci racconta -. Una cosa impossibile da fare in soli 400 mq: grazie a un appello della società civile, con prima firmataria Liliana Segre, insieme a molti altri, siamo riusciti a evitarlo. Siamo anche riusciti a realizzare, nella Loggia dei mercanti, una struttura di vetro stratificato, con impressa la fra di primo Levi sul non delegare il nostro giudizio agli altri”. E poi, goni anno, il corteo del 25 aprile, e il Giorno della memoria, con la cerimonia davanti all’Hotel Regina, che fu sede del quartier generale nazista a Milano (riscoperta soltanto negli anni 2000 e dove campeggia una targa apposta nel 2010): tutte iniziative in cui il contributo dell’Anpi è stato fondamentale.

Per quanto riguarda il suo successore, dovrebbero esserci a breve consultazioni ed entro fine mese dovrebbe essere scelto il nuovo presidente.
«Spero che ci sia una continuazione della linea tracciata da me in questi 13 anni in quella che è la sezione più grande in Italia, con 120 sezioni e 12.500 iscritti – commenta Cenati -. Soprattutto, spero che venga mantenuto l’ottimo dialogo con la comunità ebraica. Altrimenti tutto quello che ho fatto in 13 anni rischia di andare in fumo”.