di Pietro Baragiola
Domenica 10 marzo il rinomato Dolby Theatre di Los Angeles ha ospitato l’evento più importante dell’industria del cinema: la cerimonia degli Oscar.
Oltre ad assegnare la prima statuetta d’orata all’Ucraina per il film 20 Days in Mariupol, la notte degli Oscar 2024 ha visto tra i suoi protagonisti molte nomination ebraiche e film ispirati da ebrei che hanno fatto la storia: primo tra tutti Oppenheimer di Christopher Nolan.
I vincitori ebrei
È stato proprio Oppenheimer il vincitore indiscusso di questa nuova edizione degli Oscar, portandosi a casa ben 7 premi (a sinistra il protagonista Cilian Murphy nei panni del fisico).
Basata sulla vita del fisico nucleare ebreo “padre della bomba atomica”, la trama segue le vicende del giovane J. Robert Oppenheimer dagli anni del college a Cambridge fino alla creazione dell’arma più devastante della storia dell’umanità. La pellicola non esita ad evidenziare il contributo ebraico in questa invenzione rivoluzionaria, mostrando gli sforzi di Robert nel reclutare i numerosi scienziati ebrei esiliati dall’Europa occupata dai nazisti.
“Nel bene e nel male viviamo tutti nel mondo di Robert Oppenheimer” ha dichiarato Cillian Murphy nel suo discorso di ringraziamento dopo aver vinto l’Oscar come “Miglior Attore protagonista”. “Vorrei dedicare questo premio ai costruttori di pace.”
Nel corso della trama l’Oppenheimer di Murphy si deve più volte scontrare con i piani machiavellici del suo rivale politico ebreo, Lewis Strauss, ruolo che ha garantito l’Oscar come “Miglior Attore non protagonista” a Robert Downey Jr (Chaplin, Iron Man).
Il film ha assicurato anche il primo Oscar alla regia per Christopher Nolan, nominato diverse volte in passato grazie a capolavori come Inception, Dunkirk e Il Cavaliere Oscuro. “Il cinema ha poco più di 100 anni. Non sappiamo dove andrà a finire questo incredibile viaggio, ma sapere che secondo voi ne sono stato una parte integrante è per me un onore inestimabile” ha dichiarato Nolan, commosso.
Per quanto riguarda Barbie, la commedia ispirata alla storica bambola creata dall’ebrea Ruth Handler e diventata il più grande successo al botteghino 2023 con oltre 1,4 miliardi di dollari, l’Accademy ha voluto premiare con la statuetta per “Miglior Canzone Originale” il brano “What Was I Made for” scritto per il film da Billie Eilish e Finneas.
Tra i vincitori ebrei ci sono stati anche gli sceneggiatori Arthur Harari e la sua compagna Justine Triet che hanno ottenuto il premio per “Miglior Sceneggiatura Originale” con il film Anatomia di una caduta e il regista Jonathan Glazer che ha ricevuto l’Oscar per “Miglior Film Internazionale” grazie a La zona d’interesse.
Nel suo film Glazer racconta la storia vera del generale di Auschwitz, Rudolf Höss (nella foto a sinistra, interpretato da Christian Friedel) che ha vissuto per diversi anni insieme alla propria famiglia in una villetta appena fuori le mura del campo di sterminio. Il magistrale uso del suono che evidenzia il contrasto tra la vita serena nella casa degli Höss e le grida e gli spari che arrivano dall’altro lato del muro ha permesso a La zona d’interesse di aggiudicarsi il premio per “Miglior Sonoro”.
“Il nostro film mostra dove la disumanizzazione porta al peggio. Dobbiamo imparare dagli errori passati” ha spiegato Glazer, dedicando il suo discorso alle vittime del 7 ottobre e dell’odierno conflitto tra Israele e Hamas.
Sensibilizzare il pubblico degli Oscar
Diversi i membri della comunità cinematografica che si sono esposti per sensibilizzare il pubblico a casa e i loro colleghi dello star system verso l’odierno conflitto in Medio Oriente.
In molti hanno indossato una spilla rossa, come simbolo scelto dall’associazione Artists4Ceasefire per chiedere il cessate il fuoco a Gaza. Ma, come ha riportato l’Ambasciata di Israele in Italia sulla propria pagina Facebook, l’origine del simbolo ritratto sulla spilla, la mano rossa con un cuore, risale a un orribile evento accaduto nel 2000 a Ramallah: ” Il 12 ottobre di quell’anno questa foto fece il giro del mondo: essa ritrae un criminale palestinese che esulta con la folla sottostante per aver ucciso due israeliani, mentre mostra come trofeo le mani imbrattate del loro sangue. Quel giorno Vadim Norzhich e Yossi Avrahami si erano persi ed erano finiti per sbaglio a Ramallah, città controllata dai palestinesi; in pochi minuti, una folla li ha aggrediti, mutilati e uccisi. Il corpo senza vita di una delle due vittime fu gettato dalla finestra dell’edificio in cui erano stati condotti e dato “in pasto” alla folla inferocita, che si accanì contro di esso picchiandolo e calpestandolo in modo crudele e inumano. Successivamente, entrambi i corpi mutilati furono trascinati in piazza Al-Manara e posti al centro di grandi festeggiamenti. La moglie di Yossi, un venditore di giocattoli di 38 anni, padre di tre figli, venne a sapere dell’attacco su Internet e provò subito a chiamare suo marito. Dopo diversi squilli, qualcuno rispose: “Ho appena ucciso tuo marito”. Vadim Norjitz veniva dalla Russia e si era sposato con Irina appena una settimana prima. La donna rimase sola, incinta di 3 mesi”
Altri, invece, hanno indossato spille gialle per chiedere la liberazione degli ostaggi. I registi Matti Leshem e Lyn Harris sono stati coinvolti sin da subito nella crisi degli ostaggi e hanno girato un filmato che è stato proiettato sull’edificio di fronte all’ Oscar-After Party organizzato da Vanity Fair. Il video in questione mostra uno per uno i volti dei 134 israeliani ancora tenuti in ostaggio da Hamas.
“La sera degli Academy Awards, mentre il mondo intero volge lo sguardo a Hollywood, l’industria dello spettacolo ha la responsabilità di parlare a nome delle 134 persone – uomini, donne e bambini – che sono tenute prigioniere in condizioni orribili da Hamas” ha dichiarato Leshem. “Questo filmato ricorderà ai nostri colleghi dello show business la gravità di questa tragedia e li incoraggerà a chiedere che Hamas rilasci subito gli ostaggi.” Il permesso per la proiezione sulla parete del palazzo è stato chiesto dall’organizzazione Hostage and Missing Families Forum direttamente al Consiglio comunale di Beverly Hills che ha approvato all’unanimità questo “muro della consapevolezza”.
Con le manifestazioni pro-palestinesi sempre più presenti, portando persino i loro sostenitori a bloccare il traffico intorno alla cerimonia degli Oscar e a gridare alle star di vergognarsi per concentrarsi sui premi durante questo periodo di guerra, la Fondazione per la lotta all’antisemitismo guidata da Robert Kraft ha ideato uno spot in cui richiama l’attenzione sui crimini dell’odio rivolti contro gli ebrei negli ultimi mesi.
Dalla durata di 60 secondi, lo spot intitolato Neighbors è stato presentato la notte degli Oscar e racconta una vicenda avvenuta lo scorso autunno ad Attleboro, nel Massachusetts, quando la Congregazione Aguda Achim, una sinagoga ricostruzionista, è stata evacuata a causa di un allarme bomba e una chiesa vicina ha accolto i membri della congregazione consentendo al loro servizio di bar mitzvah di continuare.
Questo incidente ha avuto luogo il 14 ottobre 2023 ma rappresenta solamente una delle 895 sinagoghe che hanno ricevuto minacce lo scorso anno. “È importante sfruttare l’attenzione di questa stagione dei premi per trasmettere il nostro messaggio. Anche se riusciamo a cambiare il pensiero di una singola persona, allora ne sarà valsa la pena” ha affermato Kraft. “L’odio perde quando siamo uniti.”