di David Fiorentini
Cresce la tensione intorno a Rafah, l’imminente operazione militare israeliana continua a preoccupare le potenze regionali. La più recente critica giunge dall’Egitto, che come riporta il Times of Israel, starebbe per unirsi alla causa per genocidio intentata dal Sudafrica nei confronti di Israele alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) (nella foto).
Nonostante Il Cairo abbia ospitato vari colloqui per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, la sua linea governativa rimane aspramente critica della strategia israeliana. La prospettiva di un’ampia mobilitazione proprio alle porte della penisola del Sinai, potrebbe degenerare in un afflusso di centinaia di migliaia di rifugiati che il paese africano non è disposto ad accogliere.
Per questo motivo, nelle scorse settimane, l’esercito egiziano ha dispiegato numerosi carri armati al confine con la Striscia, investendo anche ingenti risorse per rinforzare la barriera di confine con nuove attrezzature di sorveglianza.
Secondo il Ministero degli Affari Esteri egiziano, lo Stato ebraico è notevolmente responsabile per la crisi umanitaria a Gaza, incentivando pericolosamente lo sfollamento verso sud. Tra le accuse spiccano “la deliberata mira ai civili, la distruzione delle infrastrutture, lo spostamento forzato e la creazione di condizioni di vita insopportabili.”
Il Sudafrica aveva presentato un’urgente richiesta alla ICJ per ordinare misure di emergenza contro Israele, quali il ritiro delle sue forze armate da Rafah. Tuttavia, al momento, l’unica sentenza della Corte dell’Aia rimane l’obbligo a Israele di fornire ulteriore assistenza umanitaria e di astenersi da qualsiasi atto che potrebbe rientrare nella Convenzione sul Genocidio del 1948.