L’ambasciatore israeliano Alon Bar: “Grazie agli italiani che manifestano solidarietà a Israele, anche quando non è popolare”

Italia

di Redazione
Durante la festa per Yom Hazmaut, il 20 maggio a Roma, l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar (nella foto) ha tenuto l’ultimo suo discorso ufficiale da rappresentante dello Stato ebraico in Italia, ruolo che lascerà fra poche settimane. Qui il suo discorso.

 

Onorevoli Ministri…

Illustri ospiti,

Benvenuti a celebrare con noi il 76° (settanta-seiesimo) Giorno dell’Indipendenza e i 75 (settanta cinque) anni di relazioni diplomatiche tra Israele e Italia.

Questo Giorno dell’Indipendenza è diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto.

Lo celebriamo in un momento in cui Israele si trova nella guerra più lunga della sua storia, dalla Guerra d’Indipendenza del 1948.

Le conseguenze del massacro del 7 ottobre e della guerra con Hamas, l’Iran e i suoi gregari in Libano, Siria, Iraq e Yemen, non sono ancora chiare.

Questo anno terribile, che sembra iniziato il 7 ottobre e lì bloccato, incide anche sui rapporti di Israele con i paesi del mondo e, ovviamente, anche con l’Italia.

Ogni giorno sentiamo di gruppi, nella società italiana, che chiedono la sospensione delle relazioni con Israele e il suo boicottaggio.

È triste e molto spiacevole. Questa è discriminazione nei confronti di Israele. Non abbiamo visto richieste simili di boicottaggio economico/culturale/accademico, nei confronti di nessun altro Paese o gruppo.

Negli ultimi anni, abbiamo visto organizzazioni terroristiche assassine, dittatori che massacrano il proprio popolo, guerre brutali in Africa, Asia, America Latina ed Europa, con molte vittime civili, casi di fame di massa. Non abbiamo visto una sola protesta in nessuna università.

È ancora più triste vedere le manifestazioni focalizzate sull’odio verso Israele – e talvolta anche verso gli ebrei – che creano un’atmosfera pubblica che impedisce la discussione, che mette a tacere opinioni o voci diverse. Che non ha né tolleranza né democrazia, né un reale interesse per la pace e la riconciliazione.

Fortunatamente, 75 (Settanta cinque) anni di relazioni tra Italia e Israele, hanno costruito una solida base di amicizia tra le due nazioni. E credo che la maggioranza degli italiani, e senza dubbio le istituzioni ufficiali del Paese, non condividano questo festival dell’odio.

A fronte delle ondate di ostilità, abbiamo visto anche molte commoventi manifestazioni di solidarietà e amicizia, che testimoniano la forza e la profondità delle relazioni, costruite tra i nostri due Paesi e le nostre società.

Come in Israele stesso dopo il 7 ottobre, così anche qui abbiamo assistito a esempi di coraggio civile da parte di giornalisti, comunità ebraica, personaggi pubblici, politici e semplici cittadini.

Tutto questo ci ha fatto capire e sentire che non siamo soli.

Oggi voglio ringraziare il Governo italiano e tutti quegli italiani, molti dei quali sono presenti qui, per il coraggio di esprimere comprensione, solidarietà e amicizia per Israele, anche quando non è popolare.

 

Credo che, alla luce di tante dichiarazioni di politici ed  esperti vari, sia importante ricordare le circostanze che ci hanno portato alla situazione attuale:

Siamo in guerra perché l’organizzazione terroristica palestinese Hamas, che controllava Gaza, ha violato il cessate il fuoco in vigore fino al 6 ottobre. Hamas ha massacrato più di 1200 (mille duecento) israeliani, tra cui partecipanti a una festa da ballo, bambini, donne e anziani. Hamas ha rapito oltre 200 (Duecento) persone, e continua a tenerne ancora oggi 128 (Cento Ventotto).

Come ha affermato una settimana fa il Consigliere americano per la Sicurezza Nazionale: un cessate il fuoco immediato e un flusso di aiuti umanitari in grandi quantità a Gaza, sarebbero stati possibili subito, se Hamas avesse acconsentito a liberare le donne, i feriti, i bambini e gli anziani che tiene prigionieri. nei tunnel.

È stato Hamas a rifiutare le proposte di Israele e di altri per un cessate il fuoco.

Hamas pretende la garanzia di continuare a mantenere il comando a Gaza, e la sua capacità di continuare con il terrorismo contro Israele.

Fintanto che Hamas continua a mantenere una influenza di governo e militare, nessuno sarà disposto ad assumersi responsabilità per Gaza.

Quelli che invocano l’ “Intifada”, che solidarizzano con Hamas o utilizzano slogan come “From the River to the Sea”, oppure che chiedono il boicottaggio di Israele, non promuovono affatto la pace e la riconciliazione, o una convivenza nella regione, ma il proseguimento dell’uccisione di Israeliani e palestinesi.

La decisione del Procuratore della Corte Penale internazionale dell’Aia, di richiedere l’emissione di mandati di arresto per i leader israeliani, è priva di fondamento. La decisione di porre sullo stesso piano i leader israeliani e quelli terroristici, rappresenta una grave cecità morale e un’onta per questa Corte.
Auspichiamo e ci aspettiamo che questa decisione sia respinta con totale fermezza da leader amici, come hanno già fatto diversi leader europei.

Sono convinto che le fondamenta delle relazioni tra Italia e Israele siano più forti delle ondate di odio, e continueranno a rafforzarsi grazie a voi, portando benedizione a entrambe le nazioni.

Come ha ribadito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio augurale per il Giorno dell’Indipendenza: “I nostri Paesi sono uniti da un legame profondo, fondato su valori comuni e cresciuto nel tempo grazie a un’ampia e diversificata collaborazione che ha promosso il benessere dei nostri popoli e una sempre più profonda conoscenza reciproca. È, questo, un patrimonio comune cui l’Italia annette la massima importanza, meritevole di essere preservato e consolidato”.

Voglio concludere con una nota personale. Tra poche settimane concluderò la mia carriera diplomatica. Ho avuto la fortuna, l’onore e il piacere di concludere la mia carriera in una delle posizioni più ambite al Ministero degli Esteri israeliano: Ambasciatore di Israele in Italia.

Ringrazio tutti i presenti qui, e molti che non sono presenti, per il sostegno e l’amicizia.

In modo speciale, vorrei ringraziare tutti i dipendenti dell’Ambasciata d’Israele in Italia, che è l’ambasciata migliore al mondo, per la loro amicizia, professionalità e impegno.

E ancora una cosa ho da dire: chiedo scusa a mia moglie Ester, per una carriera che non ha mai desiderato, e la ringrazio per la sua pazienza e saggezza, e per tante altre cose che non sto qui ad elencare. Senza di te, amore mio, sono metà persona. Senza di te, non sono praticamente nulla.

בלעדייך, אהובתי, אני חצי בן אדם

בלעדייך, אני בעצם כלום.

Todà! Grazie!

Stefano Parisi (Setteottobre): “la vostra guerra è la nostra guerra”

Durante la serata è intervenuto anche Stefano Parisi, presidente dell’associazione “Setteottobre”, invitato a parlare a nome di tutti coloro che in Italia si impegnano nella difesa di Israele. Qui il suo discorso:


Ringrazio l’Ambasciata d’Israele per avermi invitato oggi qui su questo palco. Mi unisco ai saluti ad Alon Bar e ai ringraziamenti per il lavoro svolto in questi mesi durissimi. Il 7 ottobre ha travolto la vita di tutti noi. Siamo tutti segnati dal dolore.

Siamo sconvolti perché questa violenza continua a colpire Israele, il suo popolo e gli ebrei in tutto il mondo.

Siamo sconvolti perché le istituzioni internazionali, ormai piegate alla volontà di regimi illiberali, trasformano i carnefici nelle vittime e stravolgono il senso della giustizia alla base del diritto internazionale.

Israele è il paese orgoglio di tutto l’occidente democratico, non è solo il nostro avamposto in una terra circondata da nemici dell’occidente, Israele è anche il paese che noi vorremo essere.

Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre 

Siamo orgogliosi degli israeliani che hanno trasformato un deserto in una terra rigogliosa, nella punta più avanzata dello sviluppo scientifico e tecnologico, che ospita i migliori centri di ricerca del mondo, le migliori università.

Siamo orgogliosi di un paese che convive, con forza e consapevolezza popolare, con il perenne rischio di sopravvivenza e che, nonostante ciò, ha il più alto tasso di natalità tra i paesi occidentali, la più grande partecipazione di giovani alla difesa del paese, giovani che spendono 2 o 3 anni della loro vita per servire l’esercito più etico e tecnologicamente avanzato al mondo. Giovani che credono nel loro popolo, nella loro famiglia, in loro stessi. Giovani che sanno qual è il valore della libertà, perché la difendono e la riconquistano ogni giorno, perché rischiano la vita per essa. Giovani che studiano, e che diventano eccellenze in tantissimi ambiti della vita scientifica, tecnologica e imprenditoriale e che tanto benessere e innovazione hanno portato e portano nella vita di tutti noi.

Siamo orgogliosi che lì, in Medio Oriente, siate l’unica grande democrazia aperta, libera, che deve rimanere tale per difendere sé stessa e i nostri valori comuni di libertà e dello stato di diritto.

Io voglio ringraziare l’ambasciata d’Israele a Roma per avermi dato l’opportunità di parlare oggi a nome dei tanti italiani che dedicano la loro vita a difendere Israele, per difendere i valori delle democrazie liberali.

Tanti di noi non sono ebrei. Amiamo gli ebrei e l’ebraismo. Perché lì troviamo le radici dei nostri valori di libertà, del rispetto della vita e del bene comune. Migliaia di persone in Italia ogni giorno si sentono parte di questa lotta. Sono decine le organizzazioni guidate da volontari, migliaia le persone che sono coinvolte in una battaglia decisiva per il vostro e per il nostro futuro.

Non siamo eroi. Gli eroi sono i vostri giovani che combattono per la nostra libertà, sono i tanti militari e vittime del terrorismo che hanno perso la vita a causa dell’odio cieco, di chi esalta la morte e la distruzione.

Eroi sono i rapiti ancora lì sotto, in quei tunnel, speriamo ancora vivi. Eroi sono le migliaia di feriti il 7 ottobre di cui nessuno più parla, le famiglie devastate distrutte dalla violenza e dalla morte, le donne che hanno la forza di raccontare, i leader militari che si sono assunti la colpa personale di quello che è successo il 7 ottobre.

Eroi sono i tanti arabi che hanno il coraggio di dire in arabo che Hamas, l’Iran, Hezbollah, il Jihad islamico e l’odio contro l’occidente stanno distruggendo generazioni intere di un popolo che cresce educato all’odio e alla morte. Eroine sono le donne iraniane che combattono contro un regime oppressivo e che si schierano accanto a Israele.

Non siamo eroi, non rischiamo la vita, possiamo parlare, manifestare, discutere. E continueremo a farlo. Sappiamo che il vero rischio in occidente è l’antisemitismo dilagante e l’odio verso noi stessi, verso la nostra storia e la drammatica remissività delle élite occidentali.
Gli accademici intimoriti dalla violenza di pochi, professori accecati dall’ideologia che ignorano la storia e la verità scientifica, miopi interessi economici che lasciano che paesi che finanziano il terrorismo investano nelle nostre università, nello sviluppo delle nostre città, nei nostri sport popolari, nella propaganda dell’odio nella comunicazione social, per comprare i luoghi dove si forma la nostra cultura, dove si condizionano le libere opinioni pubbliche occidentali. Questa è la nostra battaglia. Dobbiamo lottare perché le leadership occidentali aprano gli occhi e capiscano che la vostra guerra è la nostra guerra, e che il 7 ottobre è stato un attacco a tutto l’occidente e quell’attacco va respinto lì, nella vostra terra, non lasciandovi soli.

 

(Foto: Cleverage – Stefano Cirianni)