di Anna Balestrieri
La storica sentenza dell’Alta Corte che impone l’arruolamento di uomini Haredi (ultraortodossi) nell’IDF segna un momento cruciale nella società israeliana, creando nette divisioni tra i settori laico e sionista-religioso e quello ultrareligioso. La decisione è stata accolta sia con una forte opposizione da parte dei leader ultraortodossi sia con il sostegno di figure laiche e di opposizione, sottolineando il rapporto complesso e spesso controverso tra tradizione ultrareligiosa e obblighi civili in Israele.
La Sentenza della Corte Suprema
La decisione della Corte Suprema affronta una questione controversa di vecchia data nella società israeliana: l’esenzione degli uomini Haredi dal servizio militare obbligatorio, d’obbligo per la stragrande maggioranza degli altri cittadini ebrei israeliani. La Corte ha stabilito che le esenzioni esistenti e il sostegno finanziario per gli studenti della yeshivah che non si arruolano sono incostituzionali, ordinando così al governo di integrare gli uomini Haredi nel sistema di leva militare.
Il 23 giugno 2024, la Corte Suprema di Giustizia israeliana ha emesso unanimemente una sentenza storica che impone al governo di iniziare ad arruolare uomini Haredi (ultraortodossi) nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e di cessare il finanziamento delle yeshivot (scuole religiose ebraiche) i cui studenti non si arruolino. La Corte ha parlato di “grave discriminazione tra coloro che sono tenuti a prestare servizio” e coloro che sono esentati dal servizio militare, quantificando circa 63.000 unità l’enorme numero di giovani Haredi finora esentati dalla leva. “In questi giorni, nel mezzo di una dura guerra, il peso della disuguaglianza è più acuto che mai – e richiede la promozione di una soluzione sostenibile a questo problema”, ha dichiarato la Corte.
Sostegno da parte di personalità laiche e dell’opposizione
I leader laici e le figure dell’opposizione hanno ampiamente accolto con favore la sentenza.
La decisione della Corte Suprema ha ricevuto l’immediato plauso di Chofshi B’Artzeinu (Liberi nella nostra terra, da un verso dell’inno nazionale), l’organizzazione che guida la campagna per l’uguaglianza dell’onere della leve, definendo la sentenza “un momento decisivo nella storia dello Stato di Israele.
“Dopo il terribile disastro del 7 ottobre, la mobilitazione equa e completa di tutte le parti della società israeliana è un bisogno di sicurezza fondamentale ed esistenziale, non solo una questione socio-morale”, si legge nel comunicato. Gideon Sa’ar del partito di destra nazionale ha elogiato la sentenza con le parole: “Conservatori e liberali – ci sono giudici a Gerusalemme“. Il riferimento è ad una citazione attribuita al primo ministro Menachem Begin che è stata ampiamente utilizzata dai politici per celebrare le sentenze dei tribunali con cui sono d’accordo. Avigdor Lieberman, presidente del partito Yisrael Beiteinu, ha ripreso la stessa citazione, definendo la decisione della Corte Suprema “un passo significativo verso un cambiamento storico che rende giustizia al pubblico che sopporta il peso [del servizio militare].”E in un anno in cui abbiamo perso un’intera brigata di soldati caduti in battaglia o gravemente feriti, in un anno in cui i riservisti hanno prestato servizio per più di 200 giorni, non c’è prova più ampia che le forze di difesa israeliane abbiano bisogno di più personale“.
Anche il capo del partito laburista Yair Golan, eroico protagonista di una missione di salvezza il 7 ottobre, ha accolto con favore la decisione della Corte. “Il dovere di difesa e di servizio civile nazionale dovrebbe applicarsi a ogni giovane israeliano, indipendentemente dalla religione, dalla etnia e dal sesso”, ha affermato.
Benny Gantz, presidente del partito di Unità Nazionale, ha elogiato la decisione e ha esortato la comunità Haredi a trovare un compromesso che rispetti sia gli obblighi del servizio nazionale sia le tradizioni religiose. Ha definito il servizio militare e nazionale una necessità di sicurezza e un dovere morale, essenziale per mantenere la coesione sociale in una società diversificata.
Reazioni dei leader ultraortodossi
La sentenza ha suscitato una forte opposizione da parte di esponenti politici e religiosi ultraortodossi:
Yitzchak Goldknopf, ministro dell’edilizia e capo del partito Ebraismo della Torah unita, ha espresso profondo disappunto, affermando che la sentenza mina il fondamento di Israele come patria del popolo ebraico, la cui identità è radicata nella Torah.
Meir Porush, ministro per gli Affari di Gerusalemme, ha avvertito che la sentenza potrebbe portare a una divisione de facto di Israele in due Stati separati: uno che segue l’attuale struttura governativa e un altro dove gli studenti della yeshivah continuano ininterrottamente i loro studi della Torah.
Arye Dery, presidente del partito Shas, ha sottolineato che la resilienza del popolo ebraico nel corso della storia è dovuta al suo impegno verso la Torah e le mitzvot (comandamenti) e che nessuna decisione legale potrebbe recidere questo legame.
Moshe Gafni, membro della Knesset del United Torah Judaism, ha accusato la Corte Suprema di ignoranza riguardo al valore dello studio della Torah, inquadrando la sentenza come parte di un più ampio conflitto culturale e religioso.
Diversi leader ultraortodossi hanno accusato l’Alta Corte di oltrepassare i suoi limiti giurisdizionali, minando il governo democratico.
Israel Eichler (UTJ) ha definito la Corte un “organismo dittatoriale” che ha usurpato il potere dei funzionari eletti, suggerendo che la sentenza potrebbe incitare una guerra religiosa e approfondire le divisioni tra gli ebrei. Eichler ha invitato il governo di destra a difendere i valori ebraici e della Torah contro ciò che percepisce come un eccesso di autorità giudiziaria.
Implicazioni future
La decisione della Corte Suprema porterà probabilmente a notevoli sconvolgimenti politici e sociali. La resistenza della comunità ultraortodossa suggerisce il potenziale per un aumento della disobbedienza civile e delle proteste. D’altro canto, la sentenza è in linea con gli sforzi volti a garantire che tutti i settori della società israeliana condividano le responsabilità nazionali, favorendo potenzialmente una maggiore integrazione sociale nel tempo.
La sentenza e le successive reazioni evidenziano la lotta in corso all’interno della società israeliana per bilanciare le tradizioni religiose con gli obblighi statali. La questione dell’arruolamento di uomini Haredi nell’IDF è stata per anni un punto critico, riflettendo tensioni più ampie tra le comunità laiche e religiose in Israele.