di Redazione
I terroristi jihadisti sono stati tra i primi ad adottare l’Intelligenza Artificiale (IA) in via di sviluppo, vedendola come un’opportunità per sfruttare il progresso occidentale contro l’Occidente stesso. Lo scrive Eran Lahav, esperto di terrorismo specializzato in Jihad globale e influenze iraniane, in un recente articolo su Ynetnews.
Lahav, fondatore del “Mabaterror” e membro dell’IDSF-Habithonistim – Forum di Difesa e Sicurezza israeliano, esplora come le tecnologie avanzate siano state impiegate in modo strategico dai gruppi terroristici.
Durante l’attuale conflitto a Gaza, osserva l’articolista, una delle nuove minacce emergenti è l’uso dell’IA per scopi di disinformazione. Hamas, ad esempio, utilizza video deep-fake e grafica avanzata per diffondere propaganda e incitare attacchi del “lupo solitario”, ottenendo sostegno tra i palestinesi. Questo avanzamento tecnologico non è passato inosservato ad altre organizzazioni terroristiche.
Il tema dell’Intelligenza Artificiale generativa, pur non essendo una novità, ha guadagnato un’importanza centrale dopo l’attacco terroristico perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Questo evento ha acceso ulteriormente i riflettori sulle potenzialità e i rischi di questa tecnologia emergente. Infatti, l’IA generativa è ora al centro delle discussioni e degli investimenti globali, grazie alle sue molteplici applicazioni che spaziano dagli ambiti economici a quelli securitari, difensivi e geopolitici.
Tecnologie avanzate per la guerra
I gruppi jihadisti hanno adottato tecnologie emergenti fin dall’inizio. La milizia indiana “Fronte della Resistenza” (Tehreeki-Milat-i-Islami) manipola i giovani indiani con video e foto falsi, incitando alla violenza. Similmente, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, immagini falsificate dei leader politici sono utilizzate per influenzare l’opinione pubblica. In generale, le minacce di natura informatica rappresentano sempre di più un’area di crescente preoccupazione, considerando le vulnerabilità intrinseche dello spazio cibernetico.
L’era digitale ha facilitato la manipolazione dell’opinione pubblica e la semina di discordia. Osama bin Laden utilizzò la posta elettronica per orchestrare gli attacchi dell’11 settembre, mentre Anwar al-Awlaki, imam statunitense naturalizzato yemenita morto da anni, sfruttò YouTube per reclutare una nuova generazione di seguaci in Occidente, guadagnandosi il soprannome di “Bin Laden di Internet”.
Chatbot e reclutamento online
Le app di chat e i chatbot stanno diventando potenti strumenti per i terroristi. Jonathan Hall KC, revisore indipendente per il governo britannico, ha dimostrato come i chatbot possano normalizzare ideologie estreme e favorire il reclutamento di nuove reclute. Un esperimento su “Character.ai” ha mostrato come i chatbot possano impersonare militanti e tentare di reclutare individui senza infrangere la legge britannica.
Droni e attacchi terroristici
Un rapporto del governo britannico del 2023 ha avvertito che l’IA generativa potrebbe essere utilizzata entro il 2025 per orchestrare attacchi con armi chimiche, biologiche e radiologiche. Gruppi come l’ISIS utilizzano già droni armati per attacchi precisi. Hezbollah e Hamas, grazie all’aiuto iraniano, stanno sviluppando droni d’attacco avanzati. (L’articolo originale di Eran Lahav su Ynetnews fornisce una visione dettagliata delle minacce emergenti e della necessità di una risposta globale coordinata).
L’IA, una minaccia globale e un’arma a doppio taglio
L’aumento dell’uso dell’IA da parte delle organizzazioni terroristiche rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale e un moltiplicatore di forza per la loro agenda distruttiva. Queste potenti tecnologie possono diventare dunque estremamente pericolose se cadono nelle mani sbagliate. L’uso improprio dell’IA generativa potrebbe portare a nuove forme di disinformazione attraverso la creazione di video e immagini deep-fake, compromettendo la fiducia del pubblico e destabilizzando le società. Inoltre, gruppi terroristici e attori statali malevoli possono sfruttare l’IA per pianificare e eseguire attacchi complessi, aumentando la difficoltà di rilevamento e prevenzione da parte delle forze dell’ordine.
Le organizzazioni terroristiche non solo utilizzano l’IA per reclutare e propagandare, ma hanno anche dimostrato di saper piegare il sistema ai loro scopi utilizzando canali di comunicazione cifrati o includendo porzioni di video innocui all’inizio dei video di propaganda per eludere i sistemi di controllo automatizzati.
In conclusione
La comunità internazionale deve quindi affrontare il duplice compito di promuovere l’innovazione tecnologica, garantendo al contempo che siano implementate robuste misure di sicurezza e regolamentazioni. È essenziale sviluppare un quadro normativo globale che possa prevenire l’uso malevolo dell’IA, promuovendo allo stesso tempo la collaborazione tra nazioni per condividere informazioni e risorse.
In conclusione, l’Intelligenza Artificiale generativa rappresenta un’arma a doppio taglio. Da un lato, ha il potenziale per trasformare positivamente la nostra società; dall’altro, può essere utilizzata per fini distruttivi. La chiave risiede nell’equilibrio: sfruttare i benefici dell’IA mentre si mitigano i rischi associati. Questo richiede una vigilanza costante, una regolamentazione adeguata e una cooperazione internazionale senza precedenti.