Francia: trionfa la sinistra del Fronte Popolare. Comunità ebraica paralizzata da una scelta impossibile tra due estremismi 

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di Marina Gersony
Colpo di scena in Francia. I risultati delle elezioni legislative del secondo turno hanno visto una sorprendente vittoria del Nouveau Front Populaire (NFP), una coalizione dalla maggioranza dei partiti politici francesi di sinistra, formata, tra gli altri, da France Insoumise, Partito Socialista, Partito Comunista e Verdi. Il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, che era stato il favorito dopo il primo turno, è arrivato terzo, mentre la coalizione di centro Ensemble del presidente Emmanuel Macron si è piazzata al secondo posto.

Questi risultati segnano un cambio significativo nel panorama politico francese. Il NFP ha ottenuto una vittoria cruciale, riuscendo a mobilitare un’ampia fetta dell’elettorato, soprattutto nei collegi in cui erano in corsa tre candidati, le cosiddette “triangolari”, vale a dire ballottaggi a tre.​

Un risultato che rappresenta anche un duro colpo per Marine Le Pen, che ha visto sfumare la possibilità di ottenere una maggioranza parlamentare e di nominare il Primo ministro. La coalizione di Macron, pur non avendo ottenuto un risultato soddisfacente, ha comunque giocato un ruolo chiave nel contenere l’avanzata dell’estrema destra, dimostrando la volatilità e la complessità della politica francese attuale.

In breve, queste elezioni hanno rimescolato le carte in Francia, portando alla ribalta una coalizione di sinistra che ora avrà l’arduo se non impossibile compito di governare in un contesto politico altamente frammentato e polarizzato.

Reazioni della comunità ebraica francese (ed europea): ni droite ni gauche

Come hanno reagito le diverse anime della comunità ebraica francese (ed europea) e lo stesso Israele alla vittoria del Nouveau Front Populaire (NFP) al secondo turno delle elezioni legislative francesi? Le reazioni immediate mostrano come gli ebrei siano molto preoccupati e abbiano accolto la notizia con estrema cautela, rilevando una comunità spaccata sulla scelta impossibile tra i negazionisti del Rassemblement National (RN) e quegli antisemiti che arrivano dalla gauche con i loro slogan anti-israeliani. Il dibattito è dunque molto acceso e di fatto la comunità ebraica francese si sente minacciata dai fondamentalisti islamici, ma si mostra anche scettica nei confronti della nuova narrazione filo-israeliana dell’estrema destra del Rassemblement National.

Non a caso il Consiglio Rappresentativo delle Istituzioni Ebraiche di Francia (CRIF), organizzazione ombrello che rappresenta le principali istituzioni ebraiche francesi, ha esortato la comunità a respingere entrambi gli schieramenti, sia l’estrema destra che l’estrema sinistra, sottolineando i pericoli insiti in entrambe le posizioni politiche.

Questa situazione mette in luce la complessità delle dinamiche politiche attuali, dove i membri della comunità ebraica si trovano a dover navigare tra posizioni politiche estremiste che minacciano la loro sicurezza e i loro valori fondamentali. La polarizzazione del panorama politico francese evidenzia una crescente difficoltà nel trovare rappresentanza politica che non comprometta i principi di tolleranza e rispetto reciproco. In tale contesto, le istituzioni ebraiche chiedono garanzie concrete per la loro sicurezza e il mantenimento di politiche che contrastino l’antisemitismo (Eunews) sottolineando l’essenzialità di  promuovere un dialogo costruttivo e cercare alleanze che possano favorire un clima di inclusione e sicurezza per tutte le comunità.

Nel frattempo Jean-Luc Mélenchon, nel suo discorso di vittoria, ha promesso di riconoscere uno Stato palestinese, aumentando ulteriormente le preoccupazioni del 92% degli ebrei francesi, convinti che la retorica dell’estrema sinistra abbia contribuito all’aumento dell’antisemitismo. Mélenchon ha cercato di rassicurare dichiarando che l’antisemitismo in Francia è «residuale», ma questa affermazione ha poco convinto gli ebrei francesi, considerato il picco di atti antisemiti e vandalici dal 7 ottobre in poi. Inoltre, diversi politici di estrema sinistra si sono rifiutati di condannare esplicitamente l’attacco di Hamas contro Israele.

Il politologo e noto esperto di movimenti di estrema destra Jean-Yves Camus, già convertitosi all’ebraismo e divenuto osservante, ha espresso tutto il suo disagio dicendo di sentirsi «intrappolato» dall’estrema sinistra, soprattutto perché i socialisti più moderati si sono alleati con il partito di Mélenchon. «Siamo piuttosto arrabbiati e delusiha detto Camus . Come ebrei, ci sentiamo traditi e pensiamo che sarebbe stato molto meglio se il partito socialista non avesse stretto un’alleanza con l’estrema sinistra».

La situazione di stallo sembra essere quindi il futuro della Francia. Dopo le elezioni, il Primo ministro centrista Gabriel Attal, che ha radici ebraiche, ha annunciato l’intenzione di dimettersi. Dimissioni respinte da Emmanuel Macron che gli ha ufficialmente chiesto di restare per «garantire la stabilità del Paese».

Nel frattempo, Marine Le Pen ha cercato di migliorare l’immagine del suo partito, rinunciando all’antisemitismo, denunciando l’attacco di Hamas e adottando una posizione pro-Israele. Il suo partito ora enfatizza posizioni anti-immigrazione ed euroscettiche, trovando sostegno anche tra gli elettori di Emmanuel Macron, preoccupati soprattutto per l’immigrazione e il caro vita.

Voci a sorpresa

Di fronte all’ascesa di La France Insoumise, alcune importanti voci ebraiche hanno invitato a votare per il partito di Le Pen.

Una sorprendente e inaspettata espressione di sostegno a Rassemblement National è venuta da Serge Klarsfeld, noto cacciatore di nazisti in Francia. Klarsfeld ha votato al primo turno per il partito centrista Renaissance di Emmanuel Macron, mentre al secondo turno per il Rassemblement National di Marine Le Pen. Ha motivato la sua decisione con la difesa della memoria ebraica e di Israele, ritenendo che l’estrema sinistra, influenzata da La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, sia accusata di antisemitismo e violento antisionismo per attirare i voti degli elettori di origine maghrebina e islamica.

Klarsfeld, famoso per aver perseguito collaborazionisti di Vichy e il criminale nazista Klaus Barbie, preferisce votare così per l’estrema destra che, a suo avviso, ha fatto i conti con il proprio passato e ora supporta Israele e le comunità ebraiche francesi.

Non è solo Klarsfeld a fare questa scelta; anche altri membri della comunità ebraica tradizionalmente di centro o sinistra, come il controverso intellettuale Alain Finkielkraut, hanno considerato il voto per Le Pen. Finkielkraut ha dichiarato di esservi costretto non essendoci alternative, descrivendo questa decisione come un «incubo». «Preferirei la destra all’antisemitismo del Fronte Popolare – ha dichiarato in un’intervista sul Corriere della Sera  –. Povera Francia, lacerata dagli estremi. Io sono un conservatore, vedo la lingua, la cultura, la nazione disfarsi». La critica deriva anche dal fatto che La France Insoumise non abbia partecipato a una manifestazione contro l’antisemitismo e non abbia definito Hamas un’organizzazione terroristica.

Reazioni da Israele

Israele osserva con attenzione gli sviluppi in Francia. La leadership israeliana ha espresso preoccupazione per il potenziale impatto delle politiche del NFP sulle relazioni bilaterali. Il successo del NFP rappresenta un cambiamento significativo, ma allarma per la presenza di numerosi membri della coalizione critici nei confronti delle politiche israeliane, richiedendo un’attenta valutazione dei possibili scenari futuri. Questa vittoria potrebbe quindi tradursi in un periodo di incertezza e necessità di adattamento.

Le priorità saranno monitorare attentamente le politiche del futuro governo e mantenere un dialogo costruttivo per garantire che i diritti e la sicurezza della comunità ebraica siano preservati e che le relazioni con Israele rimangano stabili. Il contesto politico frammentato richiederà inoltre compromessi e dialogo per gestire le diverse sensibilità e promuovere un clima di inclusione e rispetto reciproco.