di David Fiorentini
L’antisemitismo rimane probabilmente la forma di odio più longeva ancora in circolazione. In ogni epoca ha trovato una nuova maschera dietro la quale nascondersi, evolvendosi in ogni contesto per riproporsi come la profetica soluzione ai più disparati problemi sociali.
L’ossessione per un presunto complotto globale dietro le quinte delle principali aule parlamentari, con a capo la setta segreta di turno, è un mito senza tempo, che molto spesso ha individuato nel popolo ebraico il suo principale protagonista. Ormai sono ben note ad esempio le bufale secondo cui gli ebrei avrebbero creato il Covid-19 per manipolare le dinamiche economiche mondiali e poi poter vendere il vaccino per un ulteriore guadagno.
La speculazione più recente oggi giunge dagli Stati Uniti, quando in seguito all’attentato all’ex presidente e candidato repubblicano Donald J. Trump, non si è perso neanche un secondo per additare gli ebrei.
Come riporta a Jewish News il Centre for Countering Digital Hate (CCDH) di Washington DC, svariati post sulla piattaforma X che “hanno falsamente promosso il coinvolgimento ebraico nel tentativo di assassinio sostenendo che un cecchino dei servizi segreti presente al momento indossava un filo rosso al polso, associato alla Kabbalah” hanno ricevuto più di 8,8 milioni di visualizzazioni.
Numeri molto preoccupanti, che mostrano da un lato la crescente presenza di un antisemitismo sempre meno velato, e dall’altro l’incapacità delle piattaforme di social media di moderare e contrastare queste palesi manifestazioni di odio, con il 95% dei post presi in esame che non presentava alcun tipo di fact checking.
“Nel mercato della disinformazione, che in effetti è ciò a cui molte piattaforme di social media si sono ridotte, un mercato di menzogne, i contenuti estremisti sono la tua moneta di scambio”, ha spiegato Imran Khan, amministratore delegato e fondatore del CCDH, auspicando una forte legislazione in grado di costringere i colossi dei social a cambiare le proprie linee guida e prevenire la diffusione dell’odio.