Esce su Apple TV+ “La donna del lago”, il debutto televisivo di Natalie Portman

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Venerdì 19 luglio escono in streaming su Apple TV+ i primi due episodi de La donna del lago, la serie di sette puntate con protagonista l’attrice israelo-americana Natalie Portman.

Questo progetto rappresenta il debutto televisivo per Portman che qui interpreta l’ambiziosa Maddie Schwartz, la casalinga/giornalista investigativa intenta a risolvere l’omicidio di una ragazza ebrea e di una barista di colore nella Baltimora del 1965.

Il ruolo ha avuto una risonanza personale per l’attrice, la cui nonna ha vissuto proprio a Baltimora all’incirca alla stessa età e nello stesso periodo storico di Maddie.

“È stato fantastico esplorare le stesse strade e i luoghi in cui hanno vissuto i miei parenti” ha raccontato Portman in un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian. “Ho trovato persino una gastronomia ebraica aperta da 100 anni ed esserci entrata e immaginare che la mia famiglia fosse stata in quello stesso luogo 60 anni prima è stato davvero incredibile.”

Basata sull’omonimo best seller investigativo di Laura Lippman, “La donna del lago” è diretta dalla showrunner israelo-americana Alma Har’el (Bombay Beach, Honey Boy). Portman, oltre che protagonista, è anche produttrice esecutiva del progetto.

Trama

Baltimora, 1965. Dopo l’ennesima lite domestica, la casalinga ebrea Maddie Schwartz lascia il marito e ricomincia da capo la sua vita nel quartiere afroamericano della città.

Esaltata per la sua nuova condizione di “donna libera”, Maddie si immerge nel giornalismo, dove diventa ossessionata dal mistero che avvolge due omicidi distinti: quello di Tessie Fine (Bianca Belle), una bambina ebrea di 11 anni, e quello di Cleo Sherwood (Moses Ingram), un’attivista e madre di colore trovata morta in una fontana.

Gli spettatori seguono le indagini di Maddie che, concentrata sulla propria indagine, diventa sempre più sorda alle difficoltà dei nuovi vicini, mentre, parallelamente, vengono mostrate le ultime quattro settimane di vita di Cleo e le sue sfide personali.

“Ciò che mi ha attirata in questo progetto è stata l’esplorazione del rapporto tra la comunità ebraica e quella afroamericana di Baltimora come due minoranze oppresse” ha raccontato Portman. “Negli anni ’60 la comunità ebraica era spaccata in due: quelli che marciavano per i diritti civili e quelli che, per assimilarsi agli altri americani bianchi, si facevano coinvolgere nell’esclusione dei neri dalle istituzioni. È un argomento che mi interessa molto: scoprire cosa succede quando gli oppressi arrivano ad opprimere a loro volta gli altri.”

Le strade di Maddie e Cleo si incrociano più volte nel corso di questa serie, che alterna noir, commedia e sequenze musicali coreografate, mentre i mondi delle due protagoniste si espandono, portando alla luce nuovi segreti.

Maddie e Cleo

“Un punto centrale della trama è il desiderio delle protagoniste di essere libere” ha affermato Portman. “Nei primi due episodi vediamo nascere in Maddie questo desiderio che presto culmina nella tanto agognata libertà e che poi arriva a calpestare la libertà altrui.”

Disinteressata dal decoro giornalistico, Maddie non esita a ricorrere ad ogni mezzo necessario pur di ottenere le informazioni che cerca, arrivando persino a sedurre l’ufficiale di polizia Ferdie Platt (Y’lan Noel). Per certi versi la storia di Maddie ricorda molto il film May December, in cui Portman interpreta un’attrice disposta a tutto pur di convincere la donna che deve interpretare a raccontarle ogni singolo segreto della sua vita. “Anche Maddie è un personaggio decisamente discutibile a livello morale” ha spiegato Portman. “Si potrebbe quasi sostenere che sia una cattiva in quanto è troppo consumata dalle proprie ambizioni personali per vedere come le sue azioni influiscono negativamente sulla vita degli altri personaggi.”

Diversamente dal romanzo di Lippman, La donna del lago ha approfondito ulteriormente la trama del personaggio di Cleo, dandole come marito il comico spiantato Slappy (Byron Bowers), che la donna, poi, decide di lasciare.

“Le abbiamo dato una tela molto più grande sulla quale esprimersi liberamente in modo da esplorare cosa significasse davvero per una donna afroamericana dell’epoca vivere a Baltimora tra difficoltà quotidiane e crimini” ha spiegato Har’el a The Times of Israel. Secondo la regista, Moses Ingram è stata “perfetta per il ruolo” grazie alla sua abilità di ispirarsi alle molte madri single che aveva avuto modo di conoscere durante la sua infanzia a Baltimora.

“Credo che ci comprendiamo come donne attraverso le nostre madri e comprendiamo le nostre madri attraverso le loro. Interpretare Cleo è stata assolutamente la cosa più appagante che abbia fatto finora nella mia carriera” ha affermato Ingram a The Times of Israel, ammettendo di aver pianto per l’emozione dopo aver visto il primo episodio della serie.

Ingram è sempre stata una fan della carriera di Portman e ha deciso di concludere la sua intervista raccontando un aneddoto sul suo primo contatto con l’attrice, dopo aver ottenuto il ruolo di Cleo: “Natalie mi ha scritto una bellissima lettera in cui mi dava il benvenuto nel progetto e in cui esprimeva la sua fiducia nelle mie capacità e in ciò che avrei potuto portare alla serie. È bello essere visti.”

Orgogliosa della sua identità ebraica

Oltre che per la sua nuova serie, in questi giorni si parla dell’attrice anche per le sue riflessioni sulle proprie origini, in particolare riguardo al nonno materno che cambiò il suo cognome da Edelstein a Stevens «per sembrare meno ebreo». Al secolo Neta-Lee Hershlag, questa affascinante attrice, regista, produttrice cinematografica e attivista israeliana naturalizzata statunitense, è nata il 9 giugno 1981 a Gerusalemme, con radici che affondano in terre lontane: il padre, Avner Hershlag, è un medico specialista della fertilità di origini polacche-rumene-moldave, mentre la madre, Shelley Stevens, è una casalinga americana di Cincinnati  (i suoi  antenati erano immigrati ebrei dall’Austria e dalla Russia), che con il tempo è diventata la sua agente. Fin da piccola, raccontano le sue numerose biografie, Natalie ha mostrato un’intelligenza vivace e una passione per la recitazione, qualità che l’hanno portata a conquistare Hollywood e oltre.

Nel 2011, Portman ha parlato apertamente di questa parte della storia della sua famiglia a Tablet Magazine.

«I miei nonni non parlavano molto di quegli anni, soprattutto mio nonno – ha raccontato –. Suo fratello minore, che all’epoca aveva 14 anni, si nascondeva dai nazisti e non ce la faceva più a resistere un giorno in più, così è scappato ed è stato fucilato per strada. E i suoi genitori sono stati uccisi ad Auschwitz».

Non è quindi un caso se temi come l’ebraismo, l’appartenenza, l’identità e la Shoah, ma soprattutto l’orgoglio di essere ebrea, siano sempre stati molto importanti per Portman.

L’assimilazione come strategia di sopravvivenza è un concetto chiave anche nella nuova serie TV di Apple, basata, come si diceva, sul romanzo di Laura Lippman, che narra di due omicidi avvenuti nella Baltimora degli anni ’60, coinvolgendo una ragazza ebrea e una giovane donna di colore.

Portman, che nella serie interpreta Maddie, una casalinga ebrea che si trasforma in giornalista investigativa, ha sottolineato in un’intervista quanto fosse affascinante il rapporto complesso tra la comunità ebraica e quella nera nell’America degli anni ‘60. Ha evidenziato come molti ebrei partecipassero alle marce per i diritti civili, ma anche come alcuni di loro fossero complici nell’esclusione dei cittadini neri da certe istituzioni.

La combinazione di collaborazione e conflitto tra questi due gruppi minoritari, entrambi soggetti a discriminazioni, è un tema che Portman ha trovato affascinante da esplorare. Gli ebrei, avendo la possibilità di assimilarsi alla società wasp – quella stessa che ha dominato la cultura e la politica degli Stati Uniti per la maggior parte della loro storia – spesso usavano questa opportunità come metodo di sopravvivenza, il che li rendeva parte di un gruppo che, a sua volta, talvolta ne discriminava altri.

Portman ha anche trovato significativo il diverso trattamento riservato dalla stampa alle vittime degli omicidi: Cleo Sherwood, un’attivista nera, ricevette molta meno attenzione rispetto alla giovane ebrea Tessie Fine. L’attrice ha quindi sottolineato l’importanza di comprendere cosa accade quando le persone oppresse diventano oppressori, e come nella ricerca della propria libertà si possa inconsapevolmente calpestare la vita di altri.

Nonostante nella serie si affronti anche il tema dell’antisemitismo, con la profanazione di un cimitero ebraico, Portman ha affermato di non aver mai sperimentato direttamente tale discriminazione. Tuttavia, si è dichiarata profondamente allarmata per l’aumento dell’antisemitismo nel mondo, che trova estremamente inquietante.

 

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