Il PRC fra colpe individuali e colpe istituzionali

di Emanuele Calò

 

Su Rai News del 4 agosto 2024, leggiamo:Questa mattina a Roma un sostenitore di Israele ha aggredito il nostro compagno Giovanni Barbera e ha infranto la vetrata della nostra federazione di Roma a Piazzale degli Eroi”. Così in una nota Rifondazione Comunista. “L’aggressore stava strappando manifesti di solidarietà con il popolo palestinese quando il compagno Barbera lo ha invitato a smettere. Per risposta l’aggressore ha tentato di colpirlo con un manganello retrattile e con una bottiglia”. “Per fortuna non mi ha colpito con il manganello retrattile perché sono indietreggiato nel tentativo di rifugiarmi all’interno della sede. Dopo mi ha colpito con due e tre calci sul pube” racconta Giovanni. L’aggressore è stato fermato ed identificato dai carabinieri. Secondo quanto riportato nella nota firmata dal segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, l’aggressore portava la kippah e si direbbe quindi appartenente alla comunità ebraica”. E “questo ci amareggia perché ancora una volta si confermerebbe la deriva della comunità ebraica romana. L’identificazione con Israele, anche quando a guidarlo è l’estrema destra di Netanyahu, sta conducendo verso posizioni e comportamenti inaccettabili. Siamo solidali con la causa palestinese proprio per fedeltà ai principi democratici, internazionalisti e antifascisti che ci impongono di contrastare l’antisemitismo”. “Ci aspettiamo che i vertici della comunità ebraica condannino questa aggressione“.

 

Quanto alla condanna che invoca da parte della Comunità Ebraica, Maurizio Acerbo, stante la sua importante posizione, sa: a) che nei quotidiani la notizia è sempre corredata dalla parola “presunto”, onde salvaguardare la propria responsabilità, b) che ciò è in linea con la presunzione di innocenza di cui all’art. 27 Cost., c) che se la notizia trovasse conferma in sede giurisdizionale, la richiesta di Acerbo comporterebbe che ogni persona giuridica e ogni fede religiosa dovrebbero prendere le distanze da quel che commettono i propri membri e/o i propri fedeli. La definizione IHRA di antisemitismo vieta di accusare gli ebrei come popolo responsabile di reali o immaginari crimini commessi da un singolo ebreo o un gruppo di ebrei, o persino da azioni compiute da non ebrei. In questo, il buon Acerbo non accusa gli ebrei, ed è importante sottolinearlo, ma ci consenta di soggiungere che richiedere alla Comunità Ebraica di condannare quel che fa un suo membro (però questa persona potrebbe pure non essere nemmeno iscritta) è un fuor d’opera.

 

In ogni caso, ci pare ben più importante ricordargli che giustamente a nessuno passa per la mente di chiedere alla Chiesa di condannare gli atti scorretti oppure direttamente criminali dei cattolici, così come nessuno pensa di chiedere ad un Imam di condannare gli atti scorretti oppure direttamente criminali di un islamico.  Vorremmo incontrare pubblicamente il buon Acerbo per chiedergli – magari in un’assemblea del suo partito – perché questo trattamento nei riguardi della Comunità Ebraica. Forse sbagliamo noi, ma che abbia la compiacenza di spiegarcelo.  Soprattutto, vorremmo capire perché ha scritto che l’eventuale gesto di uno sconsiderato “confermerebbe la deriva della comunità ebraica romana”.  Non recita il citato art. 27 Cost. che “la responsabilità penale è personale”?  Ecco,  ci tolga questi  due dubbi.