Columbia University nel mirino: mandato di comparizione per la gestione dell’antisemitismo. La fuga degli studenti ebrei

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di Marina Gersony
La Columbia University è al centro di un vortice di critiche per la sua gestione degli episodi di antisemitismo verificatisi nel campus durante l’anno accademico 2023-2024, soprattutto dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre. La Commissione per l’istruzione e il lavoro della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, guidata dalla deputata repubblicana Virginia Foxx, ha deciso di intensificare la pressione sull’università, emettendo un mandato di comparizione per ottenere documenti chiave che l’istituto non ha ancora consegnato nonostante ripetute richieste. Come riporta l’Algemeiner, Foxx ha sottolineato la necessità di misure coercitive a causa dell’atteggiamento dilatorio della Columbia, accusata di negligenza e di complicità nel lasciare che il clima ostile verso gli studenti ebrei continui a crescere.

«La Columbia dovrebbe essere un partner nei nostri sforzi per garantire agli studenti ebrei un ambiente di apprendimento sicuro nel suo campus, ma invece, gli amministratori universitari hanno rallentato l’indagine, omettendo ripetutamente di consegnare i documenti necessari ha affermato Foxx in una dichiarazione che annunciava la citazione in giudizio . Le informazioni che abbiamo ottenuto indicano un modello continuo di negligenza nei confronti dell’antisemitismo e il rifiuto di opporsi agli studenti e ai docenti radicali responsabili».

La situazione è grave: non si tratta solo di una questione burocratica, ma di una vera e propria crisi che ha un impatto diretto sulla vita quotidiana degli studenti ebrei. Foxx ha rimarcato come la Columbia avrebbe dovuto essere un partner nel garantire un ambiente sicuro per tutti gli studenti, ma ha invece ostacolato l’indagine del comitato, rifiutandosi di fornire i documenti necessari e mostrando un preoccupante modello di inerzia di fronte all’antisemitismo.

I materiali richiesti includono comunicazioni interne e altre corrispondenze che potrebbero rivelare la portata della negligenza dell’università, che già in passato è stata scossa da uno scandalo relativo a messaggi di testo antisemiti scambiati tra quattro amministratori di alto livello. Tale vicenda ha portato a una serie di dimissioni, incluso l’addio della presidente Minouche Shafik, ritenuta da più osservatori incapace di proteggere adeguatamente la comunità ebraica del campus.

Il clima di paura e insicurezza è tangibile. Per la prima volta in decenni, nessuno studente della Ramaz High School, una prestigiosa istituzione dell’Upper East Side con una forte presenza ebraica, ha scelto di iscriversi alla Columbia University. Come riportato da ItaliaReportUSA, i diplomati ebrei nella scuola Ramaz hanno deciso di evitare l’ateneo a causa dell’ostilità crescente nei confronti degli studenti ebrei e delle proteste anti-israeliane che hanno sconvolto il campus. Alcuni studenti hanno preferito iscriversi alla School of General Studies e al Barnard College, entrambi affiliati alla Columbia, ma con un contesto percepito come meno ostile. Questa decisione è sintomatica di un problema profondo: l’incapacità della Columbia di affrontare e risolvere le questioni legate all’antisemitismo, lasciando che la paura e la discriminazione prendano il sopravvento.

La gestione della crisi da parte dell’amministrazione universitaria non ha fatto che aggravare la situazione. Le proteste anti-israeliane hanno contribuito a creare un ambiente esplosivo, culminato con l’occupazione di edifici del campus da parte di manifestanti pro-Pal e il conseguente arresto di centinaia di studenti, molti dei quali sono stati rilasciati poco dopo. L’incapacità di prendere una posizione ferma contro l’incitamento all’odio ha portato al crollo della leadership universitaria, con le dimissioni non solo della presidente Shafik, ma anche di altri tre rettori coinvolti in uno scandalo legato a messaggi che minimizzavano le preoccupazioni degli studenti ebrei.

La gravità della situazione alla Columbia University non può essere sottovalutata. Le lungaggini burocratiche, la mancanza di azione e la percezione di una complicità nei confronti dell’antisemitismo hanno creato un ambiente tossico che ha allontanato la comunità ebraica e danneggiato irrimediabilmente la reputazione dell’istituto. Come ha dichiarato Foxx, l’obiettivo dell’indagine del comitato è sempre stato quello di proteggere studenti e docenti ebrei, ma se l’università non collabora volontariamente, sarà costretta a farlo tramite misure obbligatorie. Questa vicenda rappresenta un test cruciale per la Columbia, chiamata ora a dimostrare di essere all’altezza della sua reputazione di eccellenza accademica e di giustizia sociale, oppure rischiare di perdere ulteriormente la fiducia della comunità ebraica e non solo.

 

 

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