ONU sotto accusa: la mostra sulle vittime del terrorismo ignora il più grande massacro di ebrei dalla Shoah

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di Redazione
Durante le celebrazioni della Giornata internazionale della memoria e dell’omaggio alle vittime del terrorismo, l’ONU si è trovata al centro di una bufera mediatica per una decisione senza precedenti che ha ferito l’intera comunità israeliana e gli ebrei della diaspora, poiché ha completamente ignorato le vittime dell’attacco del 7 ottobre perpetrato da Hamas. Nonostante quel tragico evento abbia rappresentato il più grande massacro di ebrei dalla Shoah, l’ONU ha scelto di non includere alcun riferimento a queste vittime nella sua mostra ufficiale.

Nella sua risoluzione 72/165 (2017), l’Assemblea generale ha istituito la Giornata internazionale della memoria e dell’omaggio alle vittime del terrorismo, da celebrare ogni anno il 21 agosto, per onorare e sostenere le vittime e i sopravvissuti del terrorismo e per promuovere e proteggere il pieno godimento dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali. Attraverso la presentazione delle storie di sopravvissuti e vittime provenienti da diversi Paesi, come le vittime dell’11 settembre, dell’attentato alla maratona di Boston, e degli attacchi terroristici in Indonesia e Kenya, la mostra mira a offrire una panoramica inclusiva e comprensiva degli orrori del terrorismo. Tuttavia, l’assenza delle vittime del 7 ottobre, non solo israeliane ma anche di uno degli attacchi terroristici più significativi dell’anno, è stata considerata da molti come un atto di incredibile negligenza e parzialità.

Gilad Erdan, ambasciatore israeliano uscente presso l’ONU, ha reagito con estrema durezza a questa esclusione, descrivendo l’ONU come un’istituzione «moralmente corrotta e distorta». In un video diffuso in rete, Erdan ha denunciato il fatto che l’ONU, un’organizzazione che dovrebbe rappresentare valori di giustizia e equità, abbia scelto di ignorare deliberatamente le vittime israeliane. «Stiamo per celebrare un anno dal massacro e dal più grande attacco terroristico contro ebrei e israeliani dall’Olocausto. Eppure, l’ONU non pensa che sia necessario esporlo sui suoi muri», ha affermato l’ambasciatore. Le sue parole non sono solo un’accusa, ma un grido di dolore per l’ingiustizia subita dalle vittime, che si vedono ignorate proprio dall’organismo che dovrebbe difenderne la memoria.

Non meno accorata è stata la reazione del nuovo ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, che ha denunciato l’esclusione come una «vergogna» e un segno di «un nuovo minimo morale per l’ONU». Danon ha sottolineato l’assurdità della situazione: «Il massacro del 7 ottobre è il più grande attacco terroristico dell’ultimo anno e il massacro più brutale contro gli ebrei dall’Olocausto, in cui 1.200 israeliani sono stati assassinati e 109 sono ancora tenuti in ostaggio a Gaza».

Eppure, nonostante l’atrocità di questi fatti, l’ONU ha scelto di non includere nemmeno una rappresentazione delle vittime israeliane nella sua mostra. «L’ONU è riuscita a trovare la madre di una “vittima del terrore palestinese” uccisa in Nuova Zelanda, ma non è riuscita a trovare una sola vittima del terrore del massacro più brutale avvenuto quest’anno», ha aggiunto Danon, sottolineando l’ipocrisia di un’organizzazione che sembra incapace di riconoscere la realtà degli attacchi terroristici contro Israele.

La mostra Memories, che resterà visitabile fino al 27 agosto presso la sede delle Nazioni Unite a New York, si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle storie umane che si celano dietro ogni vittima del terrorismo e sull’impatto duraturo di tali attacchi. Ma questa sensibilizzazione sembra essere selettiva, escludendo quelle vittime che, per motivi inspiegabili, non trovano spazio nella narrazione ufficiale dell’ONU. Questo comportamento dell’ONU non è solo una dimenticanza, ma un atto deliberato che cancella la sofferenza di migliaia di famiglie israeliane, e che si pone come una pericolosa revisione della storia recente.

La scelta dell’ONU di non includere le vittime non è semplicemente una questione di omissione, ma rappresenta un atto di cancellazione morale che non ha eguali. Ignorare il massacro del 7 ottobre in un contesto che dovrebbe commemorare tutte le vittime del terrorismo è un affronto alla memoria e un tradimento dei principi fondamentali di giustizia e uguaglianza. Questa omissione rischia di stabilire un precedente pericoloso, in cui la sofferenza di alcune vittime viene considerata meno significativa di quella di altre, a seconda delle circostanze politiche.

In un’epoca in cui la memoria collettiva è cruciale per prevenire future atrocità, l’ONU dovrebbe essere la prima a garantire che tutte le vittime del terrorismo siano ricordate e onorate equamente. L’istituzione di un organismo internazionale come l’ONU ha senso solo se esso è in grado di rappresentare tutti, senza discriminazioni, e di affrontare il terrorismo con la serietà e l’imparzialità che richiede. Finché l’ONU non riconoscerà Hamas come un’organizzazione terroristica e non includerà tutte le vittime del terrorismo nelle sue commemorazioni, il suo ruolo come guardiano della pace e della giustizia rimarrà gravemente compromesso.

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