Liberato da Gaza l’ostaggio Qaid Farhan Al-Kadi

Israele

di Ilaria Myr
Martedì 27 agosto l’IDF e l’intelligence (ISA) hanno salvato in un tunnel profondo circa 20 metri. l’ostaggio Qaid Farhan Alkadi, 52 anni, di Rahat, rapito dall’organizzazione terroristica di Hamas nella Striscia di Gaza il 7 ottobre. A salvarlo l’unità Shayetet 13, la 401esima Brigata,  Yahalom e le forze ISA sotto il comando della 162esima Divisione in una complessa operazione nel sud della Striscia di Gaza.

Qaid Farhan Alkadi

Qaid Farhan Alkadi viveva a sud della città araba beduina di Rahat e lavorava come guardia al kibbutz Magen.
Il 7 ottobre 2023, Farhan era al lavoro ed è stato rapito dai terroristi di Hamas. Farhan ha due mogli ed è padre di 11 figli, il più giovane dei quali ha solo sei mesi. Durante la sua prigionia a Gaza, Farhan è diventato nonno.

Alkadi è in condizioni mediche stabili ed è stato trasferito all’ospedale Soroka di Beer Sheva  per controlli medici. La sua famiglia è stata aggiornata con i dettagli e l’IDF la sta accompagnando.

Dopo il salvataggio, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha parlato con Alkadi: “Sono molto felice di parlare con lei”, ha detto Netanyahu. “Anch’io sono felice, aspettavo questo momento – ha risposto l’ex-ostaggio -. Te lo giuro, Abu Yaïr (soprannome dato a Netanyahu in alcuni Paesi arabi). I miei due figli sono qui. Ti ringrazio per questo lavoro, per aver raggiunto il punto in cui posso vedere la mia famiglia e stare qui”.

Anche il presidente Isaac Herzog ha parlato con Alkadi, che gli ha detto: “Ringrazio lo Stato di Israele, l’esercito, per essere venuti. La gente sta soffrendo lì. Fate tutto il possibile per riportare la gente a casa. Dovete lavorare 24 ore al giorno, senza dormire, per riportarli a casa. Le persone stanno davvero soffrendo, non potete immaginare”.

 

Sotto il video dei parenti di Alkadi che corrono all’ospedale appena saputo della sua liberazione:

 

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Il Capo di Stato Maggiore, LTG Herzi Halevi, ha completato una valutazione della situazione insieme al Comandante del Comando Sud, al Capo del Direttorato Operazioni (J3), al Capo del Direttorato Intelligence (J2), al MG Nitzan Alon, al Coordinatore delle Attività Governative nei Territori e ai rappresentanti dell’ISA, dopo il salvataggio dell’ostaggio Qaid Farhan Alkadi, e ha approvato la continuazione delle operazioni sul campo, mentre si recava in visita nella Valle del Giordano.

Il Capo di Stato Maggiore ha concluso: “Stiamo facendo tutto il possibile per salvare tutti gli ostaggi. L’IDF e l’ISA dimostrano coraggio, determinazione e iniziativa in operazioni complesse sul campo di battaglia”.

Le forze di sicurezza israeliane continueranno a operare con tutti i mezzi per riportare a casa gli ostaggi. Al momento ne rimangono ancora 108 nelle mani dell’organizzazione terroristica di Hamas, tra cui Kfir Bibas, di un anno, e il fratello Ariel di 5 anni.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi plaude al salvataggio di Kaid Farhan Al-Qadi. “Il ritorno a casa di Kaid è a dir poco miracoloso – si legge in una nota stampa -. Tuttavia, dobbiamo ricordare che le operazioni militari da sole non possono liberare gli altri 108 ostaggi, che hanno subito 326 giorni di abusi e terrore. Un accordo negoziato è l’unica strada percorribile. Chiediamo con urgenza alla comunità internazionale di mantenere la pressione su Hamas affinché accetti l’accordo proposto e rilasci tutti gli ostaggi. Ogni singolo giorno di prigionia è un giorno di troppo. Gli ostaggi rimasti non possono permettersi di aspettare un altro miracolo del genere”.

Le prime informazioni sulla prigionia

A poco a poco stanno emergendo le prime informazioni sullo stato in cui Alkadi è stato prigioniero per 324giorni. Come riporta i24news, Alkadi ha descritto ai suoi parenti le difficili condizioni di prigionia, caratterizzate dall’isolamento e dalla privazione della luce del giorno. “Ha detto che uno degli ostaggi è morto accanto a lui durante la prigionia”, ha riferito l’ex sindaco di Rahat. Un amico intimo, il dottor Mazen Abu Siamha descritto Hamas come “Satana”, aggiungendo: “Non era collegato ai media”, ed “è rimasto a lungo in un tunnel, tagliato fuori dal mondo esterno, non era collegato ai media israeliani e non sapeva cosa stesse succedendo intorno a lui”.

I suoi parenti e amici hanno notato che è dimagrito molto: “È dimagrito molto, mangiava soprattutto pane, e non tutti i giorni. Ma riesce ad alzarsi e a parlare in modo coerente”.

Alkadi ha raccontato che “quando i soldati sono arrivati al tunnel, i terroristi di Hamas sono fuggiti. I soldati mi hanno chiamato. Avevo paura che il tunnel fosse pieno di esplosivi, quindi mi sono mosso lentamente”.

 

 

(Nella foto in alto, Alkadi con il fratello in ospedale dopo il salvataggio. Fonte: screenshot da X, credit: Soroka Hospital)