Un dipinto di Carl Blechen destinato al museo personale di Adolf Hitler, viene restituito agli eredi dei suoi legittimi proprietari

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di Pietro Baragiola
All’inizio del mese di agosto 2024 la Germania ha finalmente restituito agli eredi dei suoi legittimi proprietari ebrei un prezioso dipinto trafugato dai nazisti nel 1942 e destinato al museo personale di Adolf Hitler.

Il quadro in questione è “La valle dei mulini ad Amalfi” (1830 circa) del noto paesaggista del XIX secolo Carl Blechen, figura di spicco del romanticismo tedesco. Quest’opera apparteneva ai collezionisti d’arte berlinesi Arthur ed Eugen Goldschmidt che, dopo la loro morte, lo hanno lasciato in eredità al nipote Edgar Moor.

“L’indagine sul furto nazista di beni culturali è una parte importante per mantenere vivo il ricordo di coloro che sono stati perseguitati dal regime” ha dichiarato il Ministro della Cultura tedesco Claudia Roth in un comunicato stampa. “Con la restituzione del dipinto di Carl Blechen, confiscato a seguito della persecuzione nazista, i destini di Arthur Goldschmidt, Eugen Goldschmidt e di Edgar Moor diventano ora un po’ più visibili. Per questo motivo ringrazio di cuore l’intero team di ricerca dell’Amministrazione federale delle arti e il progetto OFP che hanno permesso questo traguardo importante nello spirito dei principi di Washington.”

“La valle dei mulini ad Amalfi” è oggi la 69esima opera d’arte di proprietà dello Stato tedesco ad essere stata restituita ai famigliari delle vittime e dei sopravvissuti all’Olocausto.

 

La storia del dipinto

Acquistato dal dottor D.H. Goldschmidt a Berlino all’inizio del XX secolo, il dipinto è stato ereditato dai suoi due figli: Arthur ed Eugen, un editore e un chimico ebreo.

I due fratelli erano grandi esperti d’arte e il loro patrimonio comprendeva una preziosa collezione di oltre 900 pezzi tra cui: dipinti olandesi del XVII secolo, quadri francesi e tedeschi del XIX secolo, rari pezzi di grafica, sculture non databili, porcellane decorative dell’Asia orientale e mobili francesi di stile settecentesco oltre che pregiati tappeti e arazzi provenienti dalle migliori botteghe di Bruxelles del XVII secolo.

Tormentati dall’ascesa del regime nazista e dalle continue persecuzioni antisemite, Arthur ed Eugen si sono tolti la vita nel novembre 1938, poco dopo la Kristallnacht (“Notte dei Cristalli”).

Alla loro morte la collezione d’arte è passata in eredità al nipote Edgar Moor che, però, essendo da poco emigrato a Johannesburg, in Sudafrica, ha lasciato le opere nel vecchio appartamento dei fratelli a Berlino, dove furono sequestrate dalla Gestapo nel 1942.

Il dipinto è stato poi acquistato nel 1944 dalla “Commissione speciale Linz”, istituita personalmente da Adolf Hitler per collezionare oggetti ed opere d’arte da esporre nel tanto sognato Führermuseum che sarebbe dovuto sorgere a Linz, sua città natale. Il progetto era, infatti, quello di rendere Linz la capitale della cultura nazista.

“La valle dei mulini ad Amalfi” è rimasta dunque conservata a Monaco di Baviera in un deposito chiamato Führerbau, ma nel 1945 è stata misteriosamente rubata, tornando in possesso della polizia di Monaco solo nel 1946.

Dopo la guerra, nel 1949, il governo militare americano ha trasferito il dipinto al primo ministro bavarese Hans Ehard per poi affidarlo al governo federale tedesco nel 1952 che lo renderà legalmente proprietà dello Stato nel 1960.

È stata l’Amministrazione federale tedesca per l’arte, che da anni indaga sulla provenienza dei beni culturali dello Stato per stabilire se siano stati o meno confiscati dai nazisti, a riconsegnare personalmente l’opera di Blechen all’erede di Moor dopo aver siglato un accordo di restituzione nel maggio 2024.

“Sulla base delle informazioni disponibili, si può tranquillamente supporre che il dipinto in questione sia stato confiscato ad Edgar Moor da parte del regime nazista” ha dichiarato in un comunicato l’Amministrazione federale tedesca per l’arte.

“La restituzione di quest’opera d’arte è di grande importanza per la famiglia del mio cliente e per la sua storia” ha affermato Andrea Enderlein, rappresentante dell’erede di Moor, durante l’intervista rilasciata al magazine ARTNews. “Il mio cliente è molto grato per il riconoscimento del fatto che questo furto d’arte è stato il risultato dell’aspra e ingiustificabile persecuzione antisemita tenutasi contro i fratelli Goldschmidt.”