Sciopero nazionale in Israele, la Corte ne decreta la fine. Scintille tra Biden e Netanyahu mentre il paese piange i sei ostaggi

Israele

di Anna Balestrieri
Lunedì 2 settembre, centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade di Israele, esprimendo la loro furia per il fallimento del governo nel concludere un accordo di cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. La giornata di sciopero ha portato gran parte del paese a fermarsi, in seguito all’appello del sindacato più grande del paese, Histadrut, per bloccare l’intera economia. Le proteste si sono diffuse in città come Gerusalemme, Tel Aviv e Cesarea, dopo che sei ostaggi sono stati uccisi a Gaza e i loro corpi recuperati dai soldati israeliani.

Gli aderenti allo sciopero

Lo sciopero ha coinvolto diverse categorie di lavoratori e servizi pubblici. Uffici governativi e municipali, inclusi ministeri cruciali come quello dell’Interno e parti dell’ufficio del Primo Ministro, sono stati chiusi. Anche molte aziende private hanno aderito allo sciopero. I voli da e per l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv sono stati sospesi per due ore. Gli ospedali e le strutture sanitarie hanno operato secondo un orario ridotto, simile a quello del fine settimana, e in modalità di emergenza.

Nonostante il sostegno di molte istituzioni, alcune categorie non hanno partecipato allo sciopero. Ad esempio, il sindacato degli insegnanti ha scelto di non aderire, sebbene il personale di supporto nelle scuole abbia partecipato.  Tuttavia, le principali università israeliane, tra cui l’Università Ebraica di Gerusalemme e l’Università di Tel Aviv, hanno aderito alla protesta.

“Sciopero politico”: la sentenza della Corte del Lavoro

La Corte del Lavoro di Tel Aviv ha ordinato la fine dello sciopero dopo otto ore, affermando che era di natura politica e non legata a motivi economici. Lo sciopero è stato il primo di questa portata dal marzo 2023, quando il paese si era fermato a causa delle controverse riforme giudiziarie proposte da Netanyahu.

Le critiche a Netanyahu

Molti manifestanti hanno preso di mira le residenze del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, accendendo falò e scandendo slogan come “Tu sei il leader – tu sei colpevole!” vicino a una delle sue residenze private a Cesarea. A Tel Aviv, i manifestanti fuori dall’ambasciata americana hanno gridato “Vergogna!” fino a tarda notte.

Le critiche a Netanyahu si sono intensificate, con alcune famiglie degli ostaggi che lo hanno accusato di ritardare gli sforzi per un accordo. Più di 100 ostaggi, vivi e morti, sono ancora detenuti a Gaza, la maggior parte catturata durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre, quando oltre 1.200 persone furono uccise e più di 200 prese in ostaggio.

Durante una conferenza stampa lunedì sera, Netanyahu ha respinto le critiche, incluse quelle del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, affermando che Hamas deve fare concessioni. Il premier israeliano ha chiesto perdono alle famiglie dei sei ostaggi per non averli riportati a casa vivi, ma ha promesso di vendicarsi e far pagare un “prezzo pesante” a Hamas per le loro morti.

La reazione di Hamas

Hamas ha risposto intensificando le minacce, avvertendo che altri ostaggi torneranno “nelle bare” se Israele tenterà di liberarli militarmente. Il disaccordo su un’area di confine nota come il corridoio di Philadelphi ha ulteriormente complicato i negoziati per un cessate il fuoco. Netanyahu insiste sul controllo di questa striscia di terra lungo il confine di Gaza con l’Egitto per prevenire il contrabbando di armi da parte di Hamas, ma questa posizione è stata duramente criticata, incluso dal Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che ha definito la priorità del corridoio un “disgusto morale”.

Il funerale di Hersh Polin-Goldberg

Hersh Goldberg-Polin

 

Nel frattempo, lunedì 2 settembre è stato celebrato il funerale di Hersh Goldberg-Polin, uno dei sei ostaggi trovati morti. Suo padre, Jon Goldberg-Polin, ha espresso la speranza che la morte di suo figlio sia “il carburante che riporterà a casa i restanti 101 ostaggi”.

Migliaia di persone si sono radunate per le strade di Gerusalemme lunedì per dare l’ultimo saluto a Hersh Goldberg-Polin, ostaggio americano-israeliano ucciso, uno dei volti più noti tra coloro che sono stati sequestrati dai terroristi guidati da Hamas il 7 ottobre.

Il corpo di Goldberg-Polin, insieme a quelli di altri ostaggi, tra cui Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Alexander Lobanov, Almog Sarusi e Ori Danino, è stato recuperato dalle truppe israeliane domenica, poche ore dopo che erano stati uccisi dai loro carcerieri. La notizia della loro morte ha suscitato un’ondata di dolore e rabbia tra gli israeliani, già traumatizzati dall’attacco più devastante nella storia del Paese.

“Hersh, per tutti questi mesi, sono stata in un tormento costante, preoccupata per te ogni secondo di ogni giorno”, ha detto sua madre, Rachel Goldberg-Polin. “È stato un tipo di sofferenza specifica che non avevo mai provato prima. Ho cercato di reprimere la parte di me che sentiva la tua mancanza, perché ero convinta che mi avrebbe spezzato.”

Nonostante l’angoscia, ha detto Goldberg-Polin, affiancata dal marito Jon Polin e dalle due figlie, la famiglia era convinta che Hersh sarebbe tornato a casa vivo, anche quando i mesi passavano senza novità.

Hersh, 23 anni, immigrato in Israele dalla California all’età di 7 anni, si trovava al festival musicale Nova, nel sud di Israele, il 7 ottobre, per celebrare il suo compleanno, quando i terroristi hanno lanciato il loro attacco, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo 251 ostaggi.

Durante il funerale, il presidente israeliano Isaac Herzog si è scusato con gli ostaggi uccisi per il fallimento dello Stato nel riportarli a casa vivi.

“Amato Hersh, con un cuore spezzato e in frantumi, oggi mi trovo qui come presidente dello Stato di Israele per salutarti e chiedere perdono a te, a Carmel, a Eden, ad Almog, ad Alex, e a Ori, e a tutti i vostri cari,” ha detto Herzog.

Mi scuso a nome dello Stato di Israele per non essere riusciti a proteggervi nel terribile disastro del 7 ottobre, per non essere riusciti a riportarvi a casa sani e salvi,” ha aggiunto il presidente, ricordando come, durante il giorno del digiuno ebraico di Tisha B’Av, lui e la famiglia Goldberg-Polin avessero pregato insieme alla Residenza Presidenziale per il ritorno di tutti gli ostaggi. “E ora, il nostro cuore, già spezzato, è ridotto in pezzi.”

Secondo quanto riportato, Hersh, Gat e Yerushalmi erano sulla lista degli “ostaggi umanitari” il cui rilascio Israele si aspettava nella prima fase di un possibile accordo con Hamas.

Al funerale, accanto ai Goldberg-Polin, c’erano anche altre famiglie di ostaggi e vittime del massacro, tra cui Shira e Moshe Shapira, il cui figlio Aner, amico d’infanzia di Hersh, è stato ucciso il 7 ottobre.

“Ora non devo più preoccuparmi per te. So che non sei più in pericolo. Hai lottato per sopravvivere e ora te ne sei andato,” ha detto Goldberg-Polin, immaginando Hersh in cielo insieme a Shapira. “Sei con il bellissimo Aner; ti mostrerà tutto.”

Jon Polin ha osservato all’inizio del suo elogio funebre che i genitori di Aner avevano appena concluso gli 11 mesi di recitazione della preghiera per i defunti, proprio mentre lui e sua moglie stavano iniziando il loro periodo di lutto.

Polin ha descritto i primi anni di vita di Hersh, la sua innata curiosità e carisma, definendolo il suo insegnante. “Abbiamo fallito con te, tutti noi abbiamo fallito con te. Tu non avresti fallito con te stesso,” ha detto. “Forse la tua morte sarà la scintilla, il carburante, che riporterà a casa gli altri 101 ostaggi.”

Molti tra le migliaia di persone presenti hanno sventolato bandiere israeliane e indossato i colori della squadra di basket preferita di Goldberg-Polin, l’Hapoel Gerusalemme. I partecipanti hanno deposto corone di fiori ai piedi della sua bara e cantato una preghiera.

Goldberg-Polin ha espresso le sue condoglianze alle altre cinque famiglie che stavano seppellendo i loro cari, uccisi da Hamas insieme a suo figlio.

I Goldberg-Polin sono diventati due dei parenti di ostaggi più conosciuti sulla scena internazionale. Durante la loro disperata lotta per liberare il figlio, hanno incontrato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Papa Francesco e altri leader. Hanno anche parlato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e alla Convention Nazionale Democratica, esortando al rilascio di tutti gli ostaggi.

Hersh ha perso parte del braccio sinistro a causa dell’esplosione di una granata durante l’attacco. In aprile, un video diffuso da Hamas, girato sotto costrizione, lo mostrava senza la mano sinistra, suscitando nuove proteste in Israele affinché il governo facesse di più per garantire la sua libertà e quella degli altri ostaggi.

Gli esperti forensi israeliani affermano che i sei ostaggi sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata, tra giovedì e venerdì, poco prima che le truppe israeliane raggiungessero il tunnel nel sud di Gaza dove erano detenuti. La loro morte ha scatenato proteste di massa in Israele, con molti che sostenevano che sarebbero potuti tornare vivi se fosse stato raggiunto un accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco.

L’addio a Carmel Gat

Carmel Gat

Carmel Gat, un’altra degli ostaggi uccisi in prigionia la scorsa settimana, è stata sepolta lunedì nel Kibbutz Be’eri, dove era nata e dove era stata catturata il 7 ottobre mentre faceva visita ai suoi genitori.

La decisione di chiudere il funerale ai media è stata presa per rispetto a Gat, una persona riservata, ha detto suo cugino Gil Dickmann, parlando con la stampa più tardi.

“La nostra lotta per lei è stata molto pubblica,” ha detto Dickmann. “Abbiamo discusso molto se lei si sarebbe arrabbiata con noi per aver mostrato parti della sua vita, come la sua passione per lo yoga, ma non sapremo mai se ci abbia visto o come si sia sentita a riguardo.”

Ha aggiunto: “Molte persone ci hanno detto che era come la luce del sole che illuminava la stanza o un arcobaleno, per via di tutti i colori che aveva dentro di sé.”

 

Tensioni tra Biden e Netanyahu

La pressione sul governo israeliano continua a crescere, con Biden che si è detto “devastato e indignato” per la morte degli ostaggi, ma ancora “ottimista” riguardo alla possibilità di raggiungere un accordo. La situazione tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si sta facendo sempre più tesa. Biden ha accusato Netanyahu di non fare abbastanza per ottenere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi, in un contesto di negoziati che si sono protratti senza successo per mesi. Questa critica arriva in un momento delicato, soprattutto dopo le esecuzioni degli ostaggi da parte di Hamas e le proteste di massa in Israele contro la mancanza di compromessi.

Netanyahu ha risposto duramente alle parole di Biden, rifiutando qualsiasi ipotesi di ritiro dal corridoio di Philadelphi, una zona strategica al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, considerata essenziale per la sicurezza di Israele. Questo corridoio è visto come una linea vitale per Hamas, per l’approvvigionamento di armi e la costruzione di tunnel. Netanyahu ha sottolineato che la guerra contro Hamas è parte di una lotta più ampia contro l’Iran e ha ribadito che non farà concessioni su questioni che ritiene cruciali per la sicurezza nazionale di Israele.

Nel frattempo, gli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, stanno lavorando a una proposta “prendere o lasciare” da presentare a Netanyahu nel giro di due settimane, nella speranza di sbloccare la situazione e raggiungere un accordo. Tuttavia, le divisioni interne al governo israeliano e le pressioni internazionali rendono la situazione estremamente complessa e incerta.

 

(Foto: screenshot da video)