Israele, fuoco su (quasi) ogni confine

Israele

di Anna Balestrieri
Domenica notte, una serie di presunti attacchi aerei israeliani ha colpito diverse aree della Siria centrale, causando almeno 14 morti e 43 feriti, secondo quanto riportato dai media statali siriani.

Il presunto attacco israeliano in Siria

L’agenzia di stampa SANA ha riferito che la difesa aerea siriana ha “fronteggiato un’aggressione” che ha preso di mira vari punti nella regione centrale, danneggiando un’autostrada nella provincia di Hama e provocando incendi che le squadre di vigili del fuoco hanno cercato di domare nelle prime ore di oggi, lunedì 9 settembre.

Tra i feriti, sei si trovano in condizioni critiche e sono stati portati all’Ospedale Nazionale di Masyaf, una città situata a ovest di Hama. Quest’area è considerata una base per le forze iraniane e le milizie pro-iraniane ed è stata ripetutamente bersaglio di attacchi negli ultimi anni, spesso attribuiti a Israele.

Nella zona si trova anche il Centro per gli Studi e le Ricerche Scientifiche (CERS), che secondo Israele viene utilizzato dalle forze iraniane per la produzione di missili di precisione. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), un monitor di guerra con sede nel Regno Unito, ha riferito che uno degli attacchi ha colpito un centro di ricerca scientifica a Masyaf e altri siti dove si trovavano milizie e esperti iraniani impegnati nello sviluppo di armi in Siria.

Secondo SOHR, il bilancio delle vittime è salito a 18 persone, inclusi otto combattenti siriani, con altri 32 feriti. Anche se SOHR è stato spesso criticato per l’inflazione dei numeri delle vittime, la notizia conferma la gravità dell’attacco.

Le reazioni

L’Iran ha accusato Israele di aver effettuato quello che ha definito un attacco “criminale” nella Siria centrale, dove sarebbero state uccise 18 persone

“Condanniamo fermamente questo attacco criminale da parte del regime sionista sul suolo siriano“, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani in una conferenza stampa a Teheran, invitando i sostenitori di Israele a “smettere di sostenerlo e armarlo”, secondo l’Agence France-Presse (AFP). .

Da parte israeliana, non c’è stato alcun commento ufficiale sull’attacco, in linea con la politica del paese di non riconoscere pubblicamente le singole operazioni in Siria. Israele ha condotto attacchi aerei in Siria dal 2011, soprattutto per impedire il trasferimento di armi al gruppo terroristico libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran, o per impedire che combattenti iraniani si stabilissero vicino al confine israeliano.

Dopo il massacro del 7 ottobre da parte di Hamas, Israele ha intensificato gli attacchi contro obiettivi legati all’Iran in Siria, colpendo anche le difese aeree siriane e alcune posizioni dell’esercito siriano. Hezbollah, dal Libano, ha continuato a lanciare attacchi quotidiani contro Israele in solidarietà con Hamas e il conflitto a Gaza.

In un contesto di crescenti provocazioni, il leader dell’opposizione israeliana Benny Gantz ha dichiarato che Israele dovrebbe spostare il focus verso Hezbollah e il confine libanese, affermando che “il tempo del nord è arrivato” e che Israele è in grado di colpire il Libano se necessario.

In Libano

Nel frattempo, le sirene hanno suonato ripetutamente nel nord di Israele nel corso della mattinata del 9 settembre, avvertendo dell’infiltrazione di droni e razzi lanciati dal Libano. Due obiettivi aerei hanno attraversato il territorio israeliano da sud del Libano, uno dei quali ha colpito un edificio residenziale a Nahariya, senza causare vittime. L’IDF ha intercettato uno dei razzi, mentre l’altro è caduto in un’area aperta.

L’evento si inserisce in un quadro più ampio di tensioni crescenti tra Israele e Hezbollah, con scambi di fuoco quasi quotidiani lungo il confine dal 7 ottobre. Tuttavia, secondo un esperto del Medio Oriente, il professor Amatzia Baram, le probabilità di un conflitto totale tra Israele e Hezbollah rimangono inferiori al 50%. Entrambe le parti stanno infatti adottando un approccio cauto, aumentando gradualmente le operazioni militari senza spingersi fino a una guerra aperta. Anche l’Iran, che esercita una notevole influenza su Hezbollah, sembrerebbe preferire evitare un conflitto su larga scala, consapevole delle devastanti conseguenze economiche e infrastrutturali che ciò comporterebbe per il Libano.

 

In Giordania

Migliaia di persone stanno celebrando per le strade di Amman dopo che un autista di camion giordano ha ucciso tre israeliani al valico di Allenby, tra la Giordania e la Cisgiordania. Il terrorista avrebbe dichiarato di aver vendicato la morte di migliaia di palestinesi nel conflitto di Gaza. Video pubblicati sui social media mostrano fuochi d’artificio e bandiere giordane sventolate durante la manifestazione, mentre ci sono anche segnalazioni di bandiere israeliane bruciate.

La Giordania ha affermato di stare indagando sull’attacco terroristico, probabilmente di responsabilità di un singolo, ed ha condannato apertamente la sparatoria, affermando di avere a cuore la pace con Israele che è “possibile solo con una soluzione a due stati“. Nonostante un trattato di pace firmato nel 1994 e stretti legami di sicurezza tra i due paesi, questo episodio rappresenta una pericolosa fonte di tensione nelle relazioni bilaterali.

 

(Foto: screenshot da DW.com, in accordo con la clausola 27a della legge sul copyright)