I Fratelli Musulmani trionfano alle elezioni in Giordania, cresce la frustrazione per la guerra a Gaza

Mondo

di David Fiorentini

Le recenti elezioni legislative in Giordania hanno segnato un trionfo significativo per il Fronte di Azione Islamica (IAF), l’ala politica dei Fratelli Musulmani, che ha conquistato 31 seggi su 138 nel parlamento del regno. Questo risultato ha triplicato la rappresentanza del principale partito islamista, che nel 2020 aveva ottenuto solo 10 seggi, riporta The Times of Israel.

 

Il successo dell’IAF è avvenuto in un contesto politico e sociale dominato dalla crescente frustrazione dei giordani per la guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Con metà della popolazione giordana di origine palestinese, la crisi ha avuto un impatto profondo sull’opinione pubblica, che ha visto nel voto per l’IAF un modo per esprimere la propria solidarietà con il popolo palestinese e la propria opposizione alla normalizzazione dei rapporti con Israele.

 

Il leader dei Fratelli Musulmani in Giordania, Murad Adailah, ha descritto la vittoria come un “referendum popolare” in favore del sostegno a Hamas e contro il trattato di pace firmato tra Giordania e Israele nel 1994. L’accordo, pur garantendo stabilità geopolitica, è sempre stato motivo di divisione all’interno del paese, con gli islamisti fortemente opposti.

 

Nonostante l’importante affermazione elettorale, l’IAF rimane lontano dalla maggioranza parlamentare, che richiederebbe 70 seggi. Tuttavia, il partito ha consolidato la sua posizione come forza politica più influente nel paese, superando partiti come Al-Mithaq Al-Watani, di orientamento nazionale, che ha ottenuto 21 seggi, e Taqaddum, partito progressista di sinistra, fermo a 8 seggi.

 

Le elezioni si sono svolte con un’affluenza del 32%, un dato relativamente basso, con 1,6 milioni di votanti su 5,1 milioni di aventi diritto, di cui circa 500.000 andati all’IAF.

 

Un elemento significativo di questa tornata elettorale è stata anche l’elezione di 27 donne in parlamento, superando la quota minima di 18 seggi, evidenziando un passo avanti verso una maggiore inclusione di genere nella vita politica del paese.

 

D’altro canto, il potere legislativo del Parlamento in Giordania rimane limitato, poiché ampiamente superato dal Senato, composto da 65 membri nominati dal Re, così come il ramo esecutivo. Per questo, ogni disegno di legge proposto dal Parlamento deve essere ratificato dal Senato e, in ultima istanza, dal Re stesso, garantendo al sovrano un controllo diretto sul processo legislativo.

 

Gli islamisti, dal loro ingresso sulla scena politica all’inizio degli anni ’90, hanno sempre rappresentato l’opposizione principale agli accordi di pace con Israele, ma hanno evitato critiche dirette alla famiglia reale, considerata intoccabile nella politica giordana. Questa strategia ha permesso al movimento di consolidarsi come una forza politica rilevante senza scontrarsi apertamente con il potere centrale.

 

Con il risultato delle elezioni, il Fronte di Azione Islamica ha ora l’opportunità di ampliare ulteriormente la sua influenza e di giocare un ruolo chiave nel prossimo futuro politico della Giordania, soprattutto in un contesto regionale sempre più teso e instabile.