Medioriente in fiamme: l’Iran attacca Israele, mondo in allarme. Netanyahu avverte: «pagherete per il vostro errore»

Israele

di Redazione
Medioriente in fiamme mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione l’escalation di un conflitto che minaccia di avere ripercussioni globali.

La mappa dei luoghi in cui è suonata la sirena per i missili dell’Iran

Da ieri sera, martedì 1 ottobre, i media riportano non stop l’attacco dell’Iran contro Israele che con i suoi circa 180 missili balistici ha costretto quasi 10 milioni di persone a rifugiarsi nei rifugi antiaerei mentre proiettili e intercettori esplodevano nei cieli. A parte un morto – un palestinese di Gaza che si trovava a Gerico -, l’attacco è stato sventato grazie al sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome che, come dichiarato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, «è il più avanzato al mondo». E ha ringraziato anche gli Stati Uniti per il loro sostegno.

Rimane comunque alle stelle la tensione per via dei bombardamenti che arrivano da tutte le parti. Nel frattempo Teheran ha dichiarato che l’attacco è per ora terminato ma ha sottolineato che se Tel Aviv reagirà arriveranno nuovi e più potenti attacchi. A sua volta Netanyahu ha già affermato che l’Iran pagherà per il suo «grosso errore».

Intanto l’Idf ha colpito ripetutamente Beirut nella notte. «Chiunque ci attacchi, noi lo attaccheremo – ha dichiarato Bibi –. Ci sono persone a Teheran che non lo capiscono. Lo capiranno. Ci atterremo a ciò che abbiamo stabilito», ha sottolineato nel suo video messaggio.

Le reazioni degli alleati di Tel Aviv non si sono fatte attendere. Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato fermamente l’attacco iraniano, aggiungendo che Parigi ha già mobilitato «le sue risorse militari in Medio Oriente per contrastare la minaccia». Macron ha però invitato Israele a porre fine alle sue operazioni militari in Libano «più rapidamente possibile», invitando tutti gli attori coinvolti nel conflitto alla moderazione.

L’IDF ha affermato che ci sono stati impatti «isolati» nel centro di Israele e diversi altri impatti nel sud di Israele. Ha sottolineato che non c’è stato alcun danno alla «competenza» dell’aeronautica militare israeliana nell’attacco e ha affermato che gli aerei, le difese aeree e il controllo del traffico aereo dell’IAF stavano operando normalmente.

Invitando «le forze della luce nel mondo» a unirsi contro Teheran, il premier Nethanyahu le ha esortate a stare al fianco di Israele: «La scelta non è mai stata così chiara tra tirannia e libertà, tra benedizione e maledizione», ha affermato.

«Israele è in movimento e l’asse del male si sta ritirando – ha insistito Netanyahu –. Faremo tutto il necessario per continuare questa tendenza, per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, in primo luogo il ritorno di tutti i nostri ostaggi, e per garantire la nostra esistenza e il nostro futuro».

L’Iran ha affermato di aver lanciato i missili in Israele come rappresaglia per gli attacchi che hanno ucciso i leader di Hezbollah, Hamas e l’esercito iraniano. Ha fatto riferimento al leader di Hezbollah Nasrallah e al generale della Guardia Rivoluzionaria Abbas Nilforoushan, entrambi uccisi in un attacco aereo israeliano la scorsa settimana a Beirut. Ha anche menzionato Ismail Haniyeh, un leader di spicco di Hamas che è stato assassinato a Teheran in un presunto attacco israeliano a luglio.

Bibi, appello all’Iran: «Il regime vi spinge verso l’abisso, ma presto sarete liberi»

Ha destato interesse il discorso del Primo ministro Netanyahu agli iraniani, in cui ha volutamente utilizzato il termine «popolo persiano». Consapevole che i giovani in Iran stanno sfidando apertamente la propaganda del regime e rifiutano la retorica anti-americana, anti-israeliana e anti-occidentale imposta sin dalla loro nascita, il premier ha scelto ogni parola con cura. A differenza delle generazioni precedenti, infatti, i giovani non sostengono più cause come quella di Gaza, sapendo che è dominata da Hamas, un gruppo che non li rappresenta.

Con slogan sui muri e nelle strade, come «Sepahi, Basiji, Hamas, siete voi il nostro Isis», esprimono un rifiuto profondo verso l’apparato repressivo del governo, associando Pasdaran, Basij e Hamas alla violenza distruttiva che combattono. Questa generazione desidera libertà e vuole rompere con le vecchie imposizioni ideologiche.

Bibi ha detto: «Quando l’Iran sarà finalmente libero, e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. Non c’è luogo dove Israele non possa arrivare per proteggere il proprio popolo. Il regime vi sta portando verso l’abisso, ma i nostri due antichi popoli, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace».