‘The Watchmakers’: progetto di traduzione e didattica della Shoah al liceo linguistico di Cittadella

Personaggi e Storie

di Anna Coen
Questa è una storia vera. Nessun personaggio è stato inventato e nessun nome è stato cambiato. È con questa precisazione che iniziamo a leggere The Watchmakers’ (Gli orologiai), edito negli Stati Uniti. Una precisazione di due righe nelle prime pagine che ci porta con forza dentro una storia vera di fratellanza e di speranza che è anche una storia di vera fratellanza e di vera speranza sviluppatasi nei tempi bui della Shoah. Una storia di sopravvivenza che il co-autore del libro Scott Lenga ha ascoltato dal padre Harry Lenga, protagonista insieme ai suoi fratelli Mailekh e Moishe dei fatti narrati, accaduti nella Polonia e nell’Europa della prima metà del secolo scorso.

Da sinistra, Harry e Scott Lenga

Vent’anni dopo la morte di Harry Lenga, Scott Lenga ha raccolto in un volume la voce del padre, che aveva registrato in circa quaranta ore di interviste. “Uno straziante resoconto in prima persona della vita quotidiana nelle circostanze più estreme”, ha riferito Scott Lenga a Mosaico Bet Magazine. Il lettore si cala così da subito nei panni di un figlio adulto e profondamente interessato ad ascoltare il padre che racconta la sua vita. “‘The Watchmakers’ narra la storia di Harry Lenga, un affascinante ragazzo chassidico che cresce in una famiglia di orologiai nella città polacca di Kozienice negli anni Venti e Trenta del Novecento – prosegue il co-autore -. Più tardi, durante la guerra, l’audacia di Harry nell’offrirsi di riparare orologi ai suoi sorveglianti tedeschi nei lager nazisti porta allo sviluppo di relazioni bizzarre con personaggi della gerarchia del campo, assassini. Impara a individuare ogni fugace scintilla di umanità e ad agire di conseguenza. L’abilità di orologiaio e la promessa di rimanere insieme salvano così più e più volte la vita di Harry e dei suoi fratelli, finché non vengono liberati dal campo di concentramento di Ebensee, in Austria, da due carri armati americani”.

Il negozio dei Lenga durante la Shoah

 

Kozienice in passato era una delle capitali del mondo chassidico e molti pellegrini vi arrivavano da tutta Europa per visitare la tomba di Rebbe Yisroel Hopshtajn, noto come il Maggid di Kozienice, vissuto nella cittadina polacca fino al 1814. “Domenica 27 settembre 1942, i tedeschi costrinsero tutti i 10.000 ebrei a lasciare le loro case nel ghetto di Kozienice e li stiparono nei vagoni del treno come aringhe – scrive Harry Scott in una lettera inviata nel 2022 in occasione dell’annuale commemorazione della distruzione della comunità ebraica nella città polacca -. Ore dopo, il treno arrivò alla fabbrica della morte di Treblinka, dove furono spogliati nudi e condotti in un’unica camera a gas dove furono gasati a morte con efficienza industriale. Due giovani fuggirono dal trasporto di Kozienice a Treblinka e tornarono in un campo di lavoro a Wolka circa una settimana dopo, dove raccontarono a mio padre, ai suoi fratelli e agli altri ebrei di Kozienice esattamente cosa era successo alle loro famiglie, agli amici e ai vicini”. Dei 3,2 milioni di ebrei che vivevano in Polonia prima della Seconda guerra mondiale, circa 330.000 sopravvissero. Di quei sopravvissuti solo 40-50 mila appartenevano al gruppo che era rimasto bloccato nella Polonia occupata dai tedeschi. Dei 5-6 mila ebrei nativi di Kozienice, solo un paio di centinaia sopravvissero.

 

La traduzione in italiano di ‘The Watchmakers’ a cura degli studenti del Tito Lucrezio Caro di Cittadella (Padova)

Liceo Tito Lucrezio Caro di Cittadella

 

Dal 2008, la scuola superiore Zespól Szkól di Kozienice è gemellata con il Liceo Tito Lucrezio Caro di Cittadella, in provincia di Padova, nell’ambito di un progetto europeo. Lo scambio culturale include visite di studenti polacchi in Italia e di una classe di studenti italiani in Polonia. “Era sempre prevista tappa nei campi di sterminio nazisti – spiega Chiara Galletti, docente di inglese dell’istituto padovano -. Abbiamo visitato Auschwitz e Majdanek e approfondito lo studio dell’Olocausto insieme alla scuola polacca, anche perché a Kozienice metà della popolazione venne sterminata e i nostri colleghi del posto sono molto sensibili al tema, a partire dal vicepreside Pawel Boryczka. Proprio lui mi aveva segnalato che negli Stati Uniti era uscito il libro The Watchmakers’ e mi aveva detto: ‘Leggilo perché è importante’”. Da qui è nata l’idea di svolgere attività di educazione civica in classe attraverso la lettura e la discussione del capitolo ‘Auschwitz’ del libro. Un’esperienza che a sua volta ha dato il via all’ambizioso progetto di traduzione in italiano di ‘The Watchmakers’ a cura di una classe del liceo linguistico dell’istituto padovano, un lavoro diventato un Progetto PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento).

“I ragazzi sono sempre stati molto coinvolti dalla lettura del libro e si sono altresì proposti di scrivere delle lettere a Scott Lenga – sottolinea l’insegnante -. Così l’abbiamo contattato e abbiamo svolto delle videoconferenze e un incontro online con gli studenti; la sua testimonianza è stata una delle lezioni più importanti che io abbia mai organizzato. Da ciò era emersa l’idea di una traduzione in italiano del volume. Gli studenti ne sono orgogliosi, anche perché hanno celebrato la Giornata della Memoria e nell’occasione hanno letto a tutta la scuola le loro traduzioni, sentendosi la voce italiana dei co-autori”.

Il progetto coinvolge oggi più classi dell’istituto superiore di Cittadella e anche la professoressa di inglese Isabella Visentini, che sottolinea: “Quando ho ricevuto la proposta, ho detto di sì senza esitazione. Ho visto che il progetto di traduzione con i ragazzi era fattibile, perché il linguaggio del libro è semplice e colloquiale, è quello di un padre che parla a un figlio, quindi c’erano dei margini per lavorare con le nostre terze classi del liceo linguistico. Lo scorso giugno abbiamo così finito di tradurre i dodici capitoli. Adesso abbiamo intenzione di riproporre il progetto all’attuale terza del liceo linguistico, perché sono rimasti da tradurre il glossario, tutte le note e le didascalie delle fotografie e delle carte geografiche”. “Sarà un lavoro di tipo tecnico-filologico visto che tengo moltissimo al fatto che vengano rispettate le scelte dell’autore per quanto riguarda i termini in yiddish – sottolinea la docente -. Lo stesso co-autore Scott Lenga spiega che anche la sua scrittura è in parte una traduzione, visto che suo padre parlava una sorta di ‘inglese-yiddish’. Mi ha mandato tutto il materiale su come lui ha scritto il libro, che comprende degli audio con la voce di Harry Lenga, proprio per capire quel tipo d’inglese con cui raccontava la sua storia”.

“Questo libro è scritto con la voce e lo stile di comunicazione di mio padre in prima persona – scrive Scott Lenga a proposito di questo aspetto del suo lavoro, nell’introduzione del volume -. È la voce di un padre che racconta la sua straordinaria storia di vita a suo figlio. Filtrare le sue interviste attraverso la mia voce narrativa avrebbe diluito la passione della sua volontà di sopravvivenza e i messaggi più profondi contenuti nel suo linguaggio, semplice e senza fronzoli, sarebbero andati persi. La “traduzione” del suo ‘inglese-yiddish’ nelle trascrizioni delle interviste e la redazione di questo libro con la sua voce in prima persona mi conferisce una sorta di licenza editoriale da ghost writer. Purtroppo, mio padre non era più con me per poter confermare il testo finale, ma le storie sono solo sue”.

“Molti di voi hanno chiesto come mi sia sentito nello scrivere il libro – ha scritto Scott Lenga in risposta alle lettere ricevute dagli studenti del Tito Lucrezio Caro -. Il mio compito quotidiano era quello di modificare e tradurre l’‘yiddish-inglese’ di mio padre. Sì, anch’io sono un traduttore. […] Come molti di voi hanno menzionato nelle lettere, il lavoro più profondo è stato immaginare il mondo che stava descrivendo, mettermi nei suoi panni. Un paio di volte (solo un paio) mi è sembrato di entrare nel mondo terrificante della sua adolescenza e dei suoi vent’anni e di vederlo attraverso i suoi occhi. Ciò è stato particolarmente vivido nella scrittura del capitolo 5 (Il Ghetto di Kozienice) in cui lui e i suoi fratelli hanno lasciato la loro casa, con gli strumenti da orologiaio del padre, sapendo che non avrebbero mai più rivisto la loro famiglia. Ciò ha suscitato un forte mix di emozioni e una chiara connessione con mio padre. Per parafrasare la lettera di Valentina [una delle studentesse del progetto ndr], a volte mi sentivo un po’ sopraffatto e dovevo prendermi una pausa”.

“Gli studenti si sono sentiti davvero importanti e valorizzanti quando hanno ricevuto da Scott Lenga la risposta alle loro lettere”, prosegue la professoressa Isabella Visentini. Sia durante la lettura in classe del libro che nel corso delle videoconferenze con il co-autore ci sono stati dei momenti piuttosto duri, nei quali la classe ha espresso il massimo del silenzio, del rispetto e dell’attenzione. “Hanno anche fatto delle domande molto personali, per cui tutto è stato veramente molto intenso, perché quando spieghiamo la storia basandoci sui libri è un conto, ma quando gli studenti parlano con una persona che parla e fa vedere dei piccoli manufatti storici, come gli orologi le foto di Kozienice, è un’altra cosa. È un’esperienza unica”. “In alcuni capitoli ci sono delle parti molto crude che per loro è stato difficile tradurre, rendendosi conto che non è una storia inventata, o con parti romanzate, ma una storia vera – evidenzia l’insegnante -. Tante volte mi hanno chiesto quali vocaboli usare o se un certo termine fosse troppo forte, ma certe cose accaddero davvero così”. In questo modo “hanno fatto delle riflessione di tipo storico su quello che è stato il passato, consapevoli di essere loro le future generazioni che non devono far succedere mai più determinate cose”.

Scott Lenga ha spiegato a Mosaico Bet Magazine che cosa di ‘The Watchmakers’ abbia a suo parere toccato più da vicino gli studenti e i ragazzi della loro generazione: “Harry e i suoi fratelli erano ragazzi normali, che si sono impegnati a rispettare i valori fondamentali e a collaborare tra loro quando hanno dovuto affrontare tempi bui che non hanno fatto altro che peggiorare. Questo ha fatto emergere dentro di loro un livello di resilienza e tenacia che non sapevano esistesse. Il loro viaggio richiama le capacità nascoste nel profondo di ognuno di noi. Ogni giorno i fratelli Lenga hanno lottato per mantenere la concentrazione sulla speranza, per rimanere uniti per quel giorno e per sopravvivere”.

Sempre a proposito di sopravvivenza leggiamo nell’introduzione del libro: “Ogni sopravvissuto alla Shoah si pone la domanda: ‘Perché sono stato io a sopravvivere?’ Mio padre non sapeva rispondere al perché, ma parlava molto chiaramente delle decisioni che in qualche modo [ogni volta] gli avevano permesso di sopravvivere un altro giorno – evidenzia Scott Lenga -. Secondo mio padre, gli strumenti emotivi e spirituali che aveva attivato nella Shoah non erano meno importanti dei suoi strumenti di orologiaio. Parlava di speranza e ottimismo come di cose indispensabili: ‘Abbiamo lavorato duramente per mantenere la speranza nella nostra mente e per non diventare dei meshuga. E più ce ne convincevamo, più credevamo in quella speranza. Se una persona affamata crede che troverà qualcosa da mangiare più tardi, sopravviverà di più. Se invece pensa: ‘È inutile e non sopravviverò’, morirà più velocemente. L’ho visto succedere molte volte. Il pessimismo è una malattia terribile. Ti distruggi. Devi sempre avere ottimismo, tutto il tempo’”.

 

Le riflessioni sulla traduzione di ‘The Watchmakers’ inviate a Mosaico Bet Magazine dagli studenti del Tito Lucrezio Caro

Tradurre “The Watchmakers” dall’inglese all’italiano è stata un’esperienza che mi ha permesso di immergermi nella complessità emotiva e culturale del testo. Ogni parola portava con sé un significato che non era solo linguistico, ma anche storico e umano. Tradurre non è stato solo trasferire parole, ma trasportare sensazioni, sfumature e storie, unendo due mondi e cercando di rendere giustizia all’anima del libro attraverso una nuova lingua. (Melissa, 18 anni)

Leggere “The Watchmakers” di Scott Lenga è stato veramente toccante. La storia di Harry Lenga e dei suoi fratelli mi ha insegnato il valore della speranza. Questo libro lo porterò sempre con me come fonte di riflessione. (Roberto, 16 anni)

Tradurre il romanzo “The Watchmakers” di Scott Lenga, che esplora temi toccanti, è stata un’esperienza profondamente significativa. Questo progetto non solo ha affinato le competenze linguistiche della classe, ma ha anche immerso tutti noi in una riflessione profonda su uno dei periodi più tragici della storia mondiale. Abbiamo avuto il compito molto importante di preservare le emozioni forti del testo originale inglese, trasformandole in lingua italiana. (Mazzon Sara, 17 anni)

Tradurre il libro “The Watchmakers” di Scott Lenga è stata innanzitutto un’esperienza particolare dal punto di vista emotivo per i temi importanti di cui tratta il romanzo e allo stesso tempo una sfida dal punto di vista linguistico. Il lavoro di traduzione ci ha arricchito molto in quanto abbiamo imparato a dosare le parole in modo da tradurre dall’inglese all’italiano ma senza stravolgere il messaggio e le emozioni trasmesse dall’autore. (Aurora, 17 anni)

Tradurre il libro “The Watchmakers” è stata un’esperienza complessa e affascinante. La sfida principale è stata preservare lo stile e l’intento di Scott Lenga e al contempo garantire che il testo risultasse accessibile e coinvolgente per i lettori italiani. Tradurre un romanzo dai temi così dolorosi e profondi ha avuto un forte impatto su noi studenti, tanto che l’autore ci ha ricordato quanto sia importante non dimenticare quelle atrocità affinché non si ripetano in futuro. (Vittoria, 17 anni)

Personalmente, credo che questo progetto di traduzione sia stato un’esperienza altamente formativa non solo dal punto di vista educativo ma anche da quello umano: se da una parte ci ha permesso di calarci nei panni di giovani traduttori e di capire se questa potrebbe essere o meno la nostra strada in futuro, dall’altra ci ha dato la possibilità di approfondire una dolorosa pagina di storia moderna, raccontata da Scott Lenga in maniera unica, incisiva e cruda, capace di suscitare un forte crescendo di emozioni nei cuori dei lettori. (Valentina, 17 anni)

Tradurre “The Watchmakers” è stata un’esperienza che ci ha arricchito molto sia dal punto di vista linguistico che umano. Sul piano linguistico, ci ha permesso di riflettere attentamente su ogni frase, confrontando l’inglese con l’italiano per trovare la resa più fedele e rispettosa dell’originale. Sul piano umano è stata toccante e profonda, perché Mr. Lenga affronta temi di grande importanza e sensibilità, ricordandoci le atrocità del passato che non devono mai essere dimenticate e che nessun essere vivente dovrebbe mai subire. (Irene, 16 anni)

Il lavoro di traduzione che io e i miei compagni abbiamo svolto è stata un’esperienza educativa proprio perché, trattando tematiche storiche, è riuscita a insegnarci nuovi termini a livello linguistico attraverso il racconto di fatti del passato. Mr. Lenga, inoltre, ha saputo sensibilizzare e trasmettere diverse emozioni con la sua scrittura, visto che chi legge viene coinvolto dalle scene cruenti e pesanti che Lenga racconta. (Sofia, 17 anni)

Ho apprezzato più di quanto pensassi la traduzione del libro “The Watchmakers” e ho lavorato con passione per presentare il miglior risultato possibile, nonostante gli sforzi richiesti. La parte migliore per me è stata la condivisione delle idee in gruppo, come miglior dimostrazione di quanto ognuno dei partecipanti tenesse a questo impegno. Non avendo mai svolto nulla nell’ambito delle traduzioni, posso dire che questa esperienza mi ha lasciato dei buoni spunti per un ipotetico lavoro futuro. (Matteo, 17anni)

Il progetto di traduzione che abbiamo affrontato durante lo scorso anno scolastico ci ha permesso di avvicinarci a un capitolo della storia pieno di dolore e sofferenza, dal punto di vista di chi l’ha vissuto personalmente. Mi ha portato a riflettere sul peso della memoria e l’importanza di raccontare ciò che è stato, per non ripetere gli errori del passato. (Sofia, 17 anni)

Mi è piaciuta molto l’esperienza della traduzione del libro “The Watchmakers” perché, oltre a sviluppare delle abilità linguistiche, mi ha trasmesso e raccontato eventi di un periodo tragico della storia di cui non ero del tutto a conoscenza. Penso ci sia voluto molto coraggio per scrivere questo libro, ma è proprio grazie alla narrazione e alla descrizione precisa dei fatti che sono rimasto colpito, e questo mi ha aiutato a comprendere meglio come è stato il trauma vissuto dagli ebrei. Sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto e ringrazio i professori di averci dato questa opportunità. (Pietro, 17 anni)

Traducendo e leggendo i passi del libro, mi sono reso conto di quanto quel periodo fosse stato difficile per coloro che l’hanno dovuto vivere e affrontare. Nonostante quello della traduzione di un libro sia un lavoro lungo, minuzioso e, alle volte, pesante, questa esperienza mi ha aiutato a mettere in campo le mie competenze e conoscenze linguistiche e, soprattutto, a comprendere quanto sia importante non mollare mai e impegnarsi al massimo per superare gli ostacoli e raggiungere i propri obiettivi. (Martino, 17 anni)

Tradurre “The Watchmaker” dall’inglese all’italiano in gruppi è stata un’esperienza altamente arricchente sotto diversi punti di vista. Dal punto di vista linguistico, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con sfumature di significato, idiomi e strutture sintattiche. Lavorare in gruppo ha sviluppato la capacità di dialogare; lo scambio di idee e interpretazioni diverse hanno contribuito a una traduzione più accurata e sfaccettata. Infine, studiare e sviscerare il testo originale porta ad apprezzare maggiormente il lavoro di traduzione, sottolineando quanto le parole non siano mai del tutto facilmente traducibili tra lingue e culture diverse. (Giulia, 16 anni)

Tradurre il romanzo “The Watchmakers” di Scott Lenga è stata un’esperienza molto significativa. Ci ha reso più consapevoli sull’Olocausto e ci ha fatto entrare nel mondo della traduzione mettendoci di fronte alle difficoltà che talvolta caratterizzano questo lavoro. Inoltre questo progetto risulta molto utile in quanto fa riflettere su una possibile professione futura collegata al nostro indirizzo scolastico. (Aurora, 17 anni)

Ringrazio le insegnanti per averci fatto prendere parte a questo progetto unico nel suo genere. Penso che sia stata un’esperienza formativa importante sia in ambito morale che in ambito culturale. Inoltre, avere avuto l’opportunità di interagire e discutere con l’autore stesso ci ha permesso di capire in maniera più profonda le sue emozioni e quelle di suo padre. (Laura, 17 anni)

Un’esperienza unica nel suo genere, quella della traduzione del libro The Watchmakers di Scott Lenga dall’inglese all’italiano, che ha messo me e tutti i miei compagni davanti a una realtà con cui nessuno di noi si era mai confrontato prima! È un’occasione incredibilmente rara quella che ci è stata offerta, non solo a livello formativo, dato che abbiamo potuto mettere alla prova e affinare le nostre capacità di giovani traduttori, ma anche a livello emotivo grazie al confronto con l’autore. Attraverso questa opportunità siamo riusciti a entrare in contatto con eventi del passato che non avevo mai avuto modo di conoscere, se non a livello superficiale. (Nora, 17 anni)

L’esperienza fatta l’anno scorso da me e i miei compagni mi ha toccato molto, le tematiche trattate nel libro sono molto forti ed è servito a renderci più consapevoli di prima sulle atrocità accadute in passato. Ci è stata data una bellissima opportunità di riflessione e presa di coscienza sull’Olocausto e anche di primo approccio a un possibile lavoro da intraprendere dopo le scuole superiori. (Nicole, 16 anni)

Non avevo mai preso parte a un progetto di traduzione, soprattutto di questo calibro, per questo sono grata alle insegnanti per averci dato l’opportunità di provare questa esperienza che, oltre ad averci aiutato a collaborare tra compagni anche di classi diverse, ci ha permesso di diventare più consapevoli di ciò che è successo tempo fa per evitare che si ripeta una tragedia del genere. (Sara, 16 anni)

Tradurre “The watchmakers” è stato un progetto molto interessante e secondo me anche sfidante, perché le parole scritte potevano avere diversi significati in italiano. È stata una bellissima opportunità aver tradotto questo libro e aver potuto conoscere ancora meglio l’Olocausto e le cose terribili che accadevano. (Kristian, 17 anni)