Il VR contro il dolore fantasma: l’idea della start-up 6Degrees a sostegno dei soldati israeliani rimasti amputati nella guerra contro Hamas

Tecnologia

di Pietro Baragiola
Sono più di 10.000 i soldati israeliani che, dallo scorso 7 ottobre, sono rimasti feriti nella guerra contro Hamas, e, secondo il Dipartimento di riabilitazione del Ministero della Difesa, circa il 37% di questi hanno subito traumi articolari e amputazioni.

Questi dati hanno messo a dura prova le risorse del sistema sanitario, spingendo l’ingegnere elettrico Aryeh Katz e sua moglie Miri Berger a fondare la 6Degrees, una start-up medica israeliana che progetta giochi di realtà virtuale per consentire ai soldati rimasti amputati sui campi di battaglia di sconfiggere più rapidamente il proprio dolore fantasma.

Ma in cosa consiste il termine “dolore fantasma”? Katz ha risposto a questa domanda durante la sua intervista a The Times of Israel: “supponiamo che qualcuno vi dica di muovervi e voi non lo fate. Allora lo dirà più forte e, vedendovi ancora immobili, vi urlerà addosso. Ebbene, il cervello, in questo caso, è “l’urlatore” che, non sapendo che l’arto non c’è più, invia segnali dolorosi per convincere l’amputato a muoverlo.”

Secondo una stima dello Sheba Medical Center circa l’80% di tutti gli amputati soffre di dolore fantasma e ben l’88% dei pazienti che hanno utilizzato il sistema di gioco virtuale di Katz e Berger hanno riportato una diminuzione del dolore.

“I nostri giochi non solo aiutano le capacità motorie e cognitive dei pazienti ma permettono anche di eseguire gli esercizi in completa autonomia, sia in ospedale che a casa, senza bisogno di un fisioterapista” ha affermato Berger a The Times of Israel.

Riducendo il dolore fantasma, la 6Degrees si impegna inoltre a combattere la dipendenza dagli antidolorifici, di cui molti amputati soffrono costantemente.

Oggi la start-up è supportata dall’Autorità per l’Innovazione di Israele e dall’Arc Innovation di Sheba e sta aspettando l’approvazione del Ministero della Salute in modo da rendere la propria tecnologia disponibile in tutto il Paese.

 

Il trattamento di Katz e Berger

L’idea del progetto di Katz e Berger è nata dalla ricerca di V.S. Ramachandran, il neuroscienziato e professore dell’Università della California a San Diego, che negli anni ’90 ipotizzò che gli amputati avrebbero potuto ridurre i segnali dolorosi inviati dal cervello ingannandolo.

Questa tecnica, chiamata “terapia dello specchio”, invita l’amputato a mettersi davanti ad uno specchio e a fare esercizi come se muovesse l’arto mancante.

Oggi questa tecnica è utilizzata in tutti i centri di riabilitazione e aiuta i pazienti a ridurre il dolore attraverso esercizi eseguiti insieme a personale specializzato.

Katz e Berger hanno preso questa idea e l’hanno ampliata nella realtà virtuale. “Muovere tutto ciò che resta dell’arto è importante per il flusso sanguigno e abbiamo notato che usando la gamba di gioco si inviano segnali al cervello che lo rassicurano sul fatto che l’arto sta facendo il proprio dovere” ha spiegato Katz. “Spesso la terapia dello specchio viene abbandonata perché considerata ‘noiosa’, ma i nostri giochi virtuali includono partite di calcio e persino un programma di ballo, permettendo ai nostri pazienti di divertirsi durante gli esercizi.”

Nel corso di queste sessioni di gioco il programma raccoglie preziosi feedback su come il paziente ha utilizzato i propri muscoli, sulla velocità dei movimenti e sul dolore provato. Questi dati vengono immediatamente inviati al personale dell’ospedale che ne traccia i progressi.

Gli studi clinici condotti presso lo Sheba Medical Center hanno dimostrato che questa tipologia di giochi, detti “MyMove”, sono in grado di ridurre il dolore molto più rapidamente dei trattamenti attuali, portando benefici anche dopo la prima sessione.

 

L’esperienza dei pazienti

Nelle ultime settimane Berger e Katz hanno fatto visita allo Sheba Medical Center per regalare due dei loro sistemi MyMove.

Uno dei pazienti lì presenti, Tamir, è un ex comandante dell’IDF di soli 27 anni, che ha voluto raccontare la propria esperienza con il nuovo dispositivo VR a The Times of Israel.

L’ex soldato era stato ferito settimane prima quando, insieme alla sua squadra, era entrato in perlustrazione a Rafah alla ricerca dei tunnel costruiti da Hamas.

“Un RPG ha colpito il mio team, ferendo me e altri tre soldati” ha spiegato Tamir, la cui caviglia è andata distrutta nell’esplosione.

Quando Tamir ha finalmente indossato il VR di Katz e Berger si è trovato nel mezzo di una partita di calcio durante la quale, con sua grande meraviglia, l’ex soldato ha potuto vedere e controllare una gamba virtuale con cui calciare il pallone.

“Magniv” (“forte” in ebraico) ha esclamato Tamir a fine partita, affermando di non sentire più il formicolio alla gamba.

“I nostri risultati sono sorprendenti. Abbiamo ricevuto richieste da diversi ospedali israeliani per più di 120 sistemi di gioco che includono il nostro Oculus VR, cuffie e bande dati connettive” ha affermato Katz, orgoglioso.

Per il co-fondatore il successo dell’iniziativa è molto personale: Katz è rimasto invalido nel 2002 a causa di un’esercitazione andata male mentre era nell’unità paracadutisti dell’esercito. Questo incidente gli ha causato gravi danni ai nervi dei piedi ed oggi è costretto a camminare sempre con l’ausilio di un bastone: “vivo costantemente con il dolore e so quanto possa influenzare la vita di tutti i giorni.”

Oggi, grazie al supporto tecnico di sua moglie, Katz testa sempre i nuovi giochi su di sé e spera di sviluppare presto un sistema multigiocatore che permetta ai suoi pazienti di guarire, divertendosi insieme.