“Al centro dell’ebraismo c’è l’amore e l’impegno verso l’umanità”: compie 20 anni il Premio Charles Bronfman, assegnato ai più grandi umanitari ebrei under 50

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Il 25 settembre ha segnato il 20° anniversario del Premio Charles Bronfman, il prestigioso riconoscimento di 100.000 dollari che ogni anno celebra l’imprenditore ebreo under 50 che più di ogni altro è riuscito ad apportare grandi benefici nel campo umanitario.

L’evento si è tenuto al Jewish Museum di New York dove numerosi ex vincitori hanno raccontato la loro carriera e i vantaggi che il riconoscimento ha portato al loro lavoro. “Con le guerre e le crisi del panorama internazionale è più che mai necessario valorizzare i progetti umanitari che si impegnano per riparare il nostro mondo” ha affermato durante l’evento Charles Bronfman, il 93enne imprenditore e filantropo ebreo canadese da cui il premio prende il nome. Nel corso della serata Bronfman ha sottolineato la sua profonda gratitudine per lo straordinario lavoro che tutti i candidati e gli ex vincitori hanno svolto negli ultimi mesi per sostenere le vittime del conflitto in Medio Oriente.

Secondo Yotam Polizer, direttore generale dell’organizzazione israeliana di aiuti umanitari IsraAID vincitrice del Premio Charles Bronfman 2023, questo clima di crisi porta con sé nuove opportunità per contribuire agli sviluppi umanitari: “Ogni volta che tocchiamo il fondo, l’umanità mostra sempre come possiamo non solo rialzarci ma anche andare avanti. Dobbiamo lavorare insieme. È questa l’unica strada percorribile per il futuro di Israele e dell’intero mondo ebraico e sono proprio questi valori di solidarietà e unità di cui il Premio Charles Bronfman si fa portatore”.

La storia del premio

Il Premio Charles Bronfman è stato fondato nel 2004 da Ellen Bronfman Haptman e Stephen Bronfman come regalo di compleanno in onore del padre, Charles.

Ex-presidente dell’azienda miliardaria Seagram, Charles Bronfman ha sostenuto innumerevoli progetti ebraici nel corso della sua carriera ed è stato anche co-fondatore dell’iniziativa Birthright Israel che, ad oggi, ha portato più di 850.000 giovani ebrei in Israele, organizzando viaggi di gruppo gratuiti.

Quando i suoi figli gli hanno parlato per la prima volta del progetto di creare un premio a suo nome, Bronfman non era sicuro di limitare i premiati a persone di età inferiore ai 50 anni: “chi ha mai fatto qualcosa di significativo prima dei 50?”.

Contro ogni aspettativa, invece, il premio si è rivelato un’ottima motivazione per molti giovani imprenditori a mettere il turbo nelle loro iniziative umanitarie.

“Tra leader di organizzazioni che forniscono assistenza legale ai rifugiati, distribuiscono energia ai Paesi in via di sviluppo o combattono gli abusi e la segregazione delle persone affette da disabilità, negli ultimi 20 anni il comitato di selezione non ha mai avuto carenza di candidati meritevoli” ha affermato Dan Meridor, ex primo ministro israeliano e giudice del premio dalla sua fondazione. “La sfida è stata piuttosto quella di ridurre il tutto ad un unico vincitore”.

I successi dei vincitori

Nei suoi 20 anni di storia il Premio Charles Bronfman ha celebrato il trionfo dei valori ebraici, portando i suoi vincitori a raggiungere vette ancora più alte.

Jay Feinberg è stato il primo ad aggiudicarsi questo ambito riconoscimento nel 2004 grazie alla Gift of Life Marrow Registry, un’organizzazione dedita alla ricerca di donatori di midollo osseo.

Durante il suo discorso al 20esimo anniversario del premio, Feinberg ha raccontato di aver fondato la sua associazione ispirato dalla sua vicenda personale di malato di leucemia, avendo difficoltà a trovare un trapianto di midollo.

Dopo aver vinto il Premio Charles Bronfman 2004, Feinberg ebbe l’idea di chiedere a tutti i partecipanti di Birthright Israel se avrebbero voluto iscriversi al registro della sua organizzazione e, grazie a questa mossa, oggi Gift of Life conta più di 500.000 donatori ed è responsabile di oltre 5400 trapianti di midollo.

“Il coinvolgimento di Bronfman non ha aiutato solo quei pazienti, ma ha anche salvato la vita di intere generazioni future” ha affermato Feinberg, orgoglioso del suo successo.

Anche la RefugePoint di Sasha Chanoff, vincitrice del premio Charles Bronfman 2010 per il suo impegno nell’aiutare i rifugiati di tutto il mondo a reinserirsi nella società, ha tratto grande beneficio da questo riconoscimento.

“È stato un vero e proprio catalizzatore per noi ed ha attirato molti nuovi donatori” ha affermato Chanoff che, ad oggi, è riuscito ad aiutare oltre 100.000 rifugiati. “Se le persone vedono il premio Charles Bronfman associato a te, sanno che sei stato il migliore di una lunga selezione.”

Ari Johnson, fondatore dell’azienda Muso, impegnata nel fornire un migliore accesso all’assistenza sanitaria per tutte le popolazioni del Mali e della Costa d’Avorio, ha raccontato di essere rimasto sorpreso dalla sua vittoria nel 2021.

“Il Premio Charles Bronfman riconosce che al centro dell’ebraismo c’è l’amore e l’impegno per l’umanità”, ha dichiarato Johnson. “È un grande onore per me e un simbolo importante per ricordarci sempre quanto la pratica della guarigione e quella dell’ebraismo siano legate l’una all’altra”.

Il 9 ottobre il comitato del premio ha chiuso le candidature per il vincitore del 2025 che verrà decretato ufficialmente nei prossimi mesi.