“7 Ottobre 2023 Israele, il giorno più lungo”: Sharon Nizza presenta al Teatro Franco Parenti il suo nuovo libro sulle testimonianze inedite dei sopravvissuti al 7 ottobre

Eventi

di Pietro Baragiola
Martedì 15 ottobre il Teatro Franco Parenti di Milano ha ospitato la presentazione del libro 7 ottobre 2023 Israele, il giorno più lungo. L’evento è stato moderato da Enrico Del Mercato di Repubblica Milano ed ha visto la partecipazione della giornalista italo-israeliana Sharon Nizza, autrice del libro, e dell’inviata speciale del Tg1 Stefania Battistini.

“Un libro dal grande impatto visivo” ha affermato Del Mercato. “Scritto per fornire una cronaca dettagliata dei momenti cruciali di quel sabato nero attraverso testimonianze e documentazioni di prima mano.”

“Mi rendo conto che può risultare un testo difficile da leggere” ha spiegato l’autrice, avvertendo il pubblico in sala. “È molto crudo perché si attiene principalmente ai fatti e non lascia tanto spazio per il sentimento.”

Sharon Nizza, giornalista freelance e producer tv, vive in Israele da oltre vent’anni e si trovava proprio nel deserto del Negev quando Hamas ha iniziato la sua invasione.

“Stavo andando a fare una gita con amici nel sud vicino alla Striscia di Gaza quando, improvvisamente, hanno chiuso tutte le strade” ha raccontato Nizza, spiegando come abbia compreso la gravità della situazione solo alle 10 del mattino, quando è stata diffusa la notizia che Ofir Libstein, sindaco di Sha’ar HaNegev e suo conoscente, era stato ucciso durante l’attacco al kibbutz Kfar Aza. “In quel momento ho capito: questa sarebbe stata la guerra più sanguinosa della storia di Israele.”

Qui la diretta della presentazione a Milano

Il progetto del libro

Per la stesura del libro, commissionata lo scorso maggio da Repubblica, Nizza ha utilizzato il materiale che aveva raccolto sin dai primi giorni dopo l’attacco di Hamas.

“Ho unito insieme svariate interviste di sopravvissuti, specialmente dal sito ‘Hamas Massacre 7.10’. Da altri ho ricevuto le ultime corrispondenze WhatsApp delle vittime e i racconti delle telefonate” ha spiegato l’autrice. “Ho potuto anche studiare i video presi dalle bodycam dei terroristi e messi a disposizione dall’esercito israeliano solo a poche persone ristrette.”

Quando Nizza ha chiesto agli ufficiali dell’IDF perché avessero deciso di non condividere questi video con la popolazione, loro le hanno risposto che il motivo principale era quello di “risparmiare ai cittadini israeliani ulteriori traumi, perché salvaguardare il popolo d’Israele è più importante che raccontare i fatti al mondo.”

Prima di scrivere il suo libro, l’autrice ha comprato e letto tutti i testi che riguardano il 7 ottobre e, nonostante volesse estendere il racconto a tre giorni (dal 6 all’8), gli editori di Repubblica l’hanno convinta a concentrarsi sulle 24 ore dell’attacco.

“Il risultato che ne è derivato è una cronaca incrociata di eventi che ha aiutato anche me a capire cosa sia davvero successo” ha dichiarato Nizza che ha voluto dividere le numerose testimonianze in tre categorie principali: i civili travolti, i superstiti del Nova Music Festival (da lei ritenuta “una delle tribù più alternative ed idealiste d’Israele”) e i militari sopravvissuti.

“Per me è stato di enorme insegnamento lavorare con Sharon – ha affermato Battistini -. Nei tanti giorni vissuti insieme l’ho vista verificare i fatti moltissime volte, confrontando diverse fonti con un’intelligenza quasi feroce in modo da accertarsi che ogni racconto fosse vero. Questo mi rassicura perché mi fa capire che ci sono ancora giornalisti che vanno contro i pregiudizi e si attengono puramente alla cronaca.”

Durante il suo intervento, Battistini ha raccontato che, a 5 giorni di distanza dal massacro, era talmente difficile entrare nei kibbutzim che lei e Nizza si sono dovute infiltrare nelle macchine dei volontari che andavano a fornire aiuti umanitari ai superstiti per vedere quelle aree dal vivo.

“Anche a giorni dall’attacco si respirava ancora l’odore della tragedia – ha raccontato l’inviata di Tg1 -. Le case erano distrutte, le auto crivellate di colpi e c’erano ancora distesi in giro i cadaveri delle vittime civili e dei terroristi. Quest’atmosfera terrificante si percepisce pienamente nel libro di Sharon.”

N.B.: il libro è andato a ruba nelle edicole. Per acquistarlo contattare la rete di librerie Centofiori mandando una mail a info@libreriacentofiori.it all’attenzione di Stefano Sancio

Le testimonianze dei superstiti

Il libro è dedicato ad Oliver Kipnis, figlio di Nadav Kipnis e Sharon Lavon, due sfollati del kibbutz Be’eri la cui testimonianza è presente nel testo.

I genitori di Nadav sono stati uccisi il 7 ottobre e il piccolo Oliver, nato il 16 agosto 2024, ha ereditato come nome l’acronimo della frase in ebraico ‘Eviatar e Lilach manterranno la gioia nei nostri cuori’, in onore dei suoi nonni.

Questo contrasto tra vita e morte è molto presente anche nella testimonianza del dottor Yuval Bitton, capo dell’intelligence del servizio penitenziario israeliano. Nel corso della sua carriera, il dottor Bitton ha avuto modo di contribuire alla diagnosi che ha salvato la vita del criminale terrorista Yahya Sinwar mentre era suo detenuto.

Oggi, Sinwar è uno dei principali leader di Hamas e Bitton piange la morte del nipote Tamir, ucciso il 7 ottobre e il cui corpo è stato portato in ostaggio a Gaza.

Ripercorrendo le diverse testimonianze, l’autrice si è voluta soffermare sul perché la risposta dell’esercito è risultata tardiva durante l’attacco dei terroristi.

Non erano solo 3000 gli invasori bensì 6000” ha spiegato Nizza, basandosi sull’ultima inchiesta rilasciata dall’IDF. “Insieme all’unità di élite di Hamas c’erano anche civili che, alle 8 di quella mattina, erano stati informati di ‘prendere un’ascia, un coltello o qualsiasi altra cosa ed entrare in Israele’”.

Questi numeri sono stati confermati dalle testimonianze dei rapiti che Nizza ha riportato nel libro: “mentre ci portavano a Gaza vedevamo ondate di civili che varcavano la Striscia, pronti al saccheggio.”

Il caos generale, unito al fatto che molti terroristi indossavano le divise dei militari dell’esercito israeliano, ha rallentato la risposta dell’IDF che, al tempo stesso, era impegnato per far sì che Hamas non si spingesse nel nord del Paese.

Nizza ha voluto concludere il suo intervento parlando di una delle testimonianze più importanti dal punto di vista simbolico: quella dell’anziana Yocheved Lifshitz che, una volta liberata dai terroristi di Hamas, si è rivolta loro dicendo ‘shalom’ (‘grazie’ in ebraico).

“Lifshitz è un simbolo della potenza di quella parte di Israele che per anni ha cercato l’incontro e la pace con i palestinesi” ha affermato Nizza. “Impedire il trattato di pace tra Israele e Arabia Saudita, ultimo e più importante tassello degli Accordi di Abramo, sembra essere stato il principale obiettivo di questo attacco. Ecco la vera vittima di Hamas: non solo la popolazione e la sicurezza del Paese, ma l’idea di un possibile dialogo futuro.”