Terrore a Tel Aviv: un camion travolge una folla alla fermata dell’autobus, morti e feriti

Israele

di Anna Coen
Questa mattina, 27 ottobre in una normale domenica d’ottobre a Ramat Hasharon, appena fuori Tel Aviv, l’ennesima tragedia ha scelto di colpire ancora. Tra la confusione del traffico e le cerimonie per il primo anniversario ebraico dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, un camion ha squarciato il silenzio, travolgendo la folla alla fermata dell’autobus. In pochi minuti, una giornata di ricordo si è trasformata in un incubo di sangue e angoscia.

Sono le dieci quando Rami Nathur, al volante di un camion, sfreccia verso una fermata affollata di anziani e passanti, schiantandosi a tutta velocità contro le persone in attesa. Il bilancio è immediatamente devastante: un morto e oltre 32 feriti, alcuni gravissimi. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, molti tra i feriti sono anziani che si trovavano lì per visitare un museo della memoria. C’è chi parla subito di attentato, ma la famiglia di Nathur, un cittadino arabo israeliano di Kalanswa, insiste: «Non è stato un attacco. È stato un malore».

Nathur intanto viene neutralizzato poco dopo l’attacco. Un testimone, Asaf Hujah, racconta al quotidiano Haaretz di aver visto il camion travolgere le persone. «Una scena atroce – dice, visibilmente scosso –. C’era un mucchio di persone a terra, sotto il camion… ho subito chiamato la polizia». Quando gli agenti arrivano sul posto e si avvicinano all’autista per verificare la situazione, Nathur alza la testa e sembra voler aggredire i poliziotti, costringendoli ad aprire il fuoco. L’uomo muore sul colpo, ma per ora resta un mistero: incidente o attentato? La polizia sta indagando per scoprire ulteriori dettagli, tra cui il movente dell’attacco. Il corpo dell’uomo è stato inviato all’Abu Kabir Forensic Institute per un’autopsia per verificare se soffrisse di una condizione medica che ha causato l’incidente, hanno affermato i resoconti.

Mentre gli inquirenti cercano di raccogliere indizi, Hamas non perde tempo e rivendica indirettamente l’attacco. Come riportato dall’ANSA, il gruppo palestinese parla di un’azione «eroica», una «risposta naturale» a ciò che definisce i crimini dell’occupazione israeliana contro Gaza, Gerusalemme e la Cisgiordania. L’organizzazione non si assume la responsabilità diretta dell’episodio, ma non esita a sostenere apertamente l’azione come un «attacco simbolo contro Israele e le sue istituzioni».

Il luogo dell’impatto, vicino al quartier generale del Mossad e ad altre importanti strutture di Intelligence, ha un valore altamente simbolico, e Hamas non manca di sottolinearlo. Nell’aria si percepisce un senso di sfida, come se quest’ennesima tragedia fosse solo un capitolo di un conflitto senza tregua. Anche l’Iran fa sentire la sua voce dal palco dell’Onu, dove il rappresentante Pezeshkian dichiara apertamente che Teheran ha il «diritto di rispondere» alle azioni di Israele, alimentando ulteriormente le tensioni in un Medio Oriente sempre più vicino al punto di rottura.

Sul luogo dell’attacco accorrono numerosi soccorritori. Magen David Adom, il servizio di emergenza israeliano, interviene con ambulanze e persino un elicottero, mentre i soccorritori si affrettano a estrarre i feriti da sotto il camion. Si lotta contro il tempo; ogni minuto è prezioso. Alcune delle vittime, distese a terra in condizioni critiche, sono trasportate d’urgenza all’ospedale Ichilov di Tel Aviv, dove i medici combattono tra la vita e la morte. Uno di loro, pochi minuti dopo l’arrivo in ospedale, non ce la fa.

È una tragedia che pesa ancora di più perché colpisce Israele nel giorno del ricordo, mentre il Paese piange le 1.200 vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, l’azione terroristica più sanguinosa mai avvenuta sul suolo israeliano. Quel giorno funesto ha lasciato cicatrici profonde nel cuore degli israeliani, che ora assistono con un misto di rabbia e dolore a questa nuova ondata di violenza. Come ricorda il Times of Israel, nell’ultimo anno Israele è stato teatro di numerosi attacchi, un susseguirsi di sparatorie, accoltellamenti e attentati che continuano a colpire civili e forze di sicurezza.

Nella stessa giornata del dramma a Tel Aviv, un altro incidente ha scosso la Cisgiordania. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato che un automobilista palestinese ha tentato un attacco contro le truppe nei pressi di Hizma, in Cisgiordania, dove è stato ucciso. I media ebraici hanno identificato l’autore come Amudi Sami, un residente del campo profughi di Shuafat a Gerusalemme Est. Anche qui, l’ombra del terrorismo getta un’ombra sinistra.

Mentre Israele piange e cerca di rimettersi in piedi, la domanda che tutti si pongono è: fino a quando? Fino a quando la vita quotidiana sarà ostaggio della paura? Fino a quando i passanti di un giorno qualunque saranno trasformati in vittime di un conflitto che sembra non avere fine?