di Anna Coen
Gaza, fine ottobre. In un video pubblicato dall’esercito israeliano, un dipendente dell’UNRWA – l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi – racconta una storia che getta un’ulteriore ombra cupa sull’Agenzia e su chi vi opera. L’uomo, che fino all’ottobre scorso lavorava come guardia di sicurezza, afferma che dopo l’inizio dell’escalation militare in risposta agli attacchi di Hamas, i militanti si sono impadroniti con la forza di veicoli e strutture dell’Agenzia. «Sono entrati e hanno preso tutto con la forza», racconta, e la frase risuona come un’accusa che pesa come un macigno.
Non è un segreto, spiega, come l’emergenza umanitaria a Gaza sia anche terreno di battaglia simbolica e politica, un modo di acquisire potere e consenso. Quando Hamas ha sequestrato i veicoli dell’UNRWA, l’intenzione era chiara: quei mezzi, con i loro loghi ONU, rappresentavano una copertura ideale per aggirare i controlli israeliani. «Per loro è un modo di difendersi», spiega il dipendente, sottolineando come i veicoli con la bandiera delle Nazioni Unite offrano una mobilità insospettabile e apparentemente al riparo dagli attacchi.
A maggio è stato riportato che i terroristi di Hamas avevano rubato circa il 70% di tutti i camion di aiuti umanitari che passavano attraverso l’ormai inutile molo di aiuti di Gaza costruito dagli Stati Uniti. All’epoca, un funzionario delle Nazioni Unite ha stimato che 11 camion di aiuti su 16 «erano stati ripuliti dai palestinesi» prima ancora di raggiungere il magazzino previsto a Gaza. «Non vedono camion da un po’», ha affermato il funzionario.
Un’accusa che scuote le istituzioni internazionali
Le parole di quest’uomo non cadono nel vuoto. Da mesi ormai Israele solleva sospetti sul possibile coinvolgimento di alcuni membri dell’UNRWA negli attacchi di Hamas. Una controversia esplosa lo scorso gennaio con il licenziamento di 12 dipendenti dell’Agenzia per legami sospetti con attività terroristiche, un fatto che ha innescato un dibattito acceso all’interno delle Nazioni Unite e nelle principali capitali internazionali. Non solo: i rapporti israeliani suggeriscono che centinaia di altri membri dello staff dell’UNRWA raddoppiano come agenti di Hamas, mentre migliaia hanno un familiare stretto coinvolto nell’organizzazione terroristica. E la testimonianza di questo dipendente sembra destinata a ravvivare ulteriormente il fuoco di queste polemiche, gettando un’ombra sui finanziamenti e sulla neutralità di un’Agenzia che da decenni opera per sostenere una popolazione vulnerabile e, al tempo stesso, intrappolata in un ciclo di violenza e disperazione.
- Leggi anche: Scandalo UNRWA: licenziati 12 dipendenti per presunto coinvolgimento negli attacchi di Hamas
Tra i testimoni della crisi umanitaria di Gaza vi sono anche alcuni ostaggi israeliani, recentemente liberati durante una tregua, che hanno dichiarato di essere stati tenuti prigionieri da personale dell’UNRWA. L’accusa è grave, e il racconto di chi ha subito direttamente la brutalità di questo conflitto solleva domande sul ruolo dell’UNRWA e su quanto sia sottoposta alle pressioni e alle manipolazioni dei poteri locali.
Il peso dei finanziamenti internazionali e la complessità delle alleanze
La testimonianza del dipendente arriva in un momento in cui i principali finanziatori dell’UNRWA – dagli Stati Uniti all’Unione Europea – hanno iniziato a valutare attentamente i propri rapporti con l’Agenzia. Lo scorso gennaio, infatti, diverse nazioni hanno sospeso temporaneamente i fondi in attesa di chiarimenti su questi legami, e il nuovo episodio sembra destinato a suscitare ulteriori riflessioni. La domanda resta sospesa: è possibile mantenere neutrale un’Agenzia operativa in una regione così tesa?
Mentre Israele impone nuove restrizioni alle operazioni dell’UNRWA in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, da Washington e Bruxelles giungono pressioni diplomatiche affinché Tel Aviv moderi i provvedimenti, sottolineando che ogni misura restrittiva potrebbe aggravare la crisi umanitaria in corso. Tuttavia, la recente approvazione di una legge da parte della Knesset che limita drasticamente l’operatività dell’UNRWA in territorio israeliano sembra riflettere una presa di posizione decisa e un tentativo di svincolarsi da ciò che Israele considera una presenza «ambigua» e troppo suscettibile alle pressioni di Hamas.
«L’UNRWA è un ostacolo»: le opinioni degli esperti
Richard Goldberg, un esperto dell’organizzazione americana FDD (Foundation for Defense of Democracies), commenta il caso sottolineando come l’UNRWA sia «una piattaforma chiave» per il potere di Hamas a Gaza. «Non c’è da stupirsi», afferma, che si usino le strutture e i mezzi dell’agenzia per attività che esulano completamente dallo scopo umanitario per cui è stata creata: «Questo è solo un altro esempio».
L’analista Joe Truzman rincara la dose, affermando che Hamas e altre organizzazioni terroristiche palestinesi mirano semplicemente a mantenere il controllo nella regione, sfruttando qualsiasi risorsa disponibile – anche quelle dell’UNRWA – per sfuggire alle rappresaglie militari israeliane. David May, un altro analista della FDD, aggiunge che questa situazione richiede un intervento esterno che possa garantire una gestione più trasparente e «blindata», afferma, che si usino le strutture e i mezzi dell’agenzia per attività che esulano completamente dallo degli aiuti internazionali.
La realtà complessa del conflitto
Ma forse l’elemento più interessante e disturbante di questa vicenda è proprio la testimonianza di chi vive e lavora nel cuore del conflitto. La possibilità che un’organizzazione umanitaria possa diventare strumento nelle mani di gruppi armati solleva interrogativi profondi sull’efficacia degli interventi internazionali in aree di crisi. Qual è il limite della neutralità? Esiste davvero una “zona franca” in una regione in cui tutto è politicamente e militarmente conteso? Forse il problema dell’UNRWA non è solo una questione di individui, ma il riflesso di una complessità in cui umanitario e militare si intrecciano senza soluzione di continuità.
Mentre Gaza continua a vivere nella precarietà e i civili ne pagano il prezzo più alto, la comunità internazionale si trova di fronte a una sfida difficile e urgente: garantire che l’assistenza non diventi, essa stessa, una pedina in questo dramma senza fine.
FONTI
- https://www.timesofisrael.com/unrwa-sacks-staffers-who-allegedly-participated-in-oct-7-attack-us-halts-funding/
- https://www.fdd.org/analysis/2024/11/02/unrwa-employee-claims-agencys-vehicles-commandeered-by-hamas-in-gaza/
- https://allisrael.com/hamas-entered-and-took-everything-unrwa-employee-testifies-how-hamas-forcefully-uses-un-agency-facilities-vehicles