L’ambasciatore israeliano in Vaticano in visita alla Comunità Ebraica di Milano

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(Nella foto in alto da sinistra: Rav Alfonso Arbib, rabbino Capo di Milano; Milo Hasbani, vicepresidente dell’Ucei, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; Yaron Sideman, ambasciatore di Israele al Vaticano; Walker Meghnagi, presidente della Comunità Ebraica di Milano; Alfonso Sassun, segretario generale della Comunità Ebraica di Milano)

di Michael Soncin
Il 4 dicembre la Comunità Ebraica di Milano ha avuto l’onore di ricevere in visita Yaron Sideman, Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede. Alla presenza di tutti consiglieri della Comunità e dei rappresentanti delle associazioni ebraiche a Milano, il diplomatico ha parlato delle difficoltà che vive Israele dopo i massacri del 7 ottobre e di alcune reazioni deludenti da parte del mondo. «Quando all’indomani del 7 ottobre non abbiamo sentito una chiara condanna delle tremende atrocità, siamo rimasti delusi».

L’incontro con il Consiglio della Comunità ebraica di Milano

 

Nel ruolo che riveste tra la Santa Sede e Israele ha tenuto a precisare che lui non si ritiene soltanto «l’ambasciatore in questo spazio racchiuso in meno di due chilometri quadrati, ma lo sono nei confronti dei cattolici di tutto il mondo. Israele può portare un valore aggiunto in tematiche importanti come il cambiamento climatico, la sicurezza idrica, la sicurezza alimentare, la sicurezza in generale». Questo è solo un accenno alla fitta agenda che ha in programma.

Durante la permanenza a Milano, Sideman fatto visita al Memoriale della Shoah definendolo un avvincente promemoria del nostro tragico passato, ma anche un ricordo, in molti modi, della nostra presenza oggi.

 

Papa Francesco e gli altri papi

Rispondendo alle domande di Mosaico sull’attuale pontefice e i suoi predecessori, ha dichiarato: «Papa Francesco è una persona molto piacevole, molto calorosa e accogliente. Ha incontrato tre volte le famiglie degli ostaggi. Penso che sia stato molto sincero al riguardo perché si collega alla sofferenza umana. Le persone sono complesse, non sono unidimensionali. Ho avuto l’occasione di incontrarlo due volte,  quando ho presentato le mie credenziali e nell’ultima visita delle famiglie degli ostaggi. Non c’erano solo i famigliari, ma anche persone che erano state ostaggi di Hamas. Sono storie strazianti. Papa Francesco li ha incontrati, ha dato loro tempo, si è immedesimato in loro».

Su Papa Wojtyła ha detto: «Penso sia stato una forza trainante nei rapporti con il popolo ebraico. Ricordo la sua visita presso la sinagoga di Roma. Inoltre, è stato anche molto determinante nei cambiamenti geopolitici in tutto il mondo. Dopodiché, penso che anche Papa Ratzinger abbia seguito più o meno quella strada. Anche se erano due personaggi tra loro molto diversi. Ratzinger era un teologo, scrisse alcuni documenti fondamentali anche sulle relazioni tra cattolici ed ebrei. Nonostante le differenze esistenti, devo dire che la Chiesa cattolica è un’amica».