di Anna Balestrieri
Ha avuto il sapore di un incontro tra vecchi amici la conferenza organizzata dall’Unione Associazioni Italia Israele, disponibile sul canale YouTube e promossa anche tramite Facebook. Un’occasione auspicata dagli iscritti per analizzare i cambiamenti geopolitici in Medio Oriente e il loro impatto su Israele, con un focus specifico sul contesto successivo alla caduta del regime di Assad in Siria. Moderata in un clima di dialogo attento e professionale, ha visto la partecipazione di due relatori di spicco: Fiamma Nirenstein, autrice di opere recenti sull’antisemitismo, e Niram Ferretti, che ha offerto approfondimenti sul contesto storico e strategico della regione.
Le implicazioni della caduta di Assad
La conferenza si è focalizzata sulle prospettive per Israele dopo la caduta del regime siriano. I relatori hanno evidenziato che, nonostante l’apparente possibilità di un cambiamento positivo, il rischio è che il vuoto di potere lasciato da Assad venga colmato da gruppi jihadisti, anziché da un sistema democratico e stabile. La caduta del regime, lungi dall’essere una vittoria definitiva, pone interrogativi complessi: chi prenderà il controllo? Sarà un governo democratico o emergeranno nuove minacce?
Il ruolo di Israele
Fiamma Nirenstein ha posto l’accento sul ruolo rivoluzionario di Israele nel Medio Oriente, descrivendo la capacità dello Stato ebraico di affrontare sfide esistenziali attraverso la resistenza e l’innovazione strategica. Ha descritto l’attacco del 7 ottobre come un punto di svolta: un evento brutale orchestrato da Hamas e Hezbollah, sotto la regia dell’Iran, che mirava a distruggere Israele. Nirenstein ha lodato il coraggio dei cittadini israeliani nel rispondere rapidamente e ha spiegato come questa risposta sia stata determinante per alterare l’assetto geopolitico della regione.
Una nuova configurazione regionale
Secondo i relatori, la caduta di Assad ha contribuito a ristrutturare il Medio Oriente. L’Iran, attraverso le Guardie della Rivoluzione ed i suoi leader, aveva pianificato un accerchiamento strategico di Israele, sfruttando la presenza di milizie in Siria e Libano. La risposta israeliana, descritta con grande dettaglio da Nirenstein, ha però smantellato molti di questi tentacoli, limitando significativamente l’influenza iraniana.
Considerazioni editoriali
L’incontro si è aperto con una riflessione sui libri pubblicati dai due ospiti. Fiamma Nirenstein ha presentato il suo ultimo lavoro, La guerra antisemita contro l’Occidente, un’analisi sull’antisemitismo contemporaneo e sulle sue implicazioni globali. Niram Ferretti ha anticipato il suo prossimo libro, In attesa del Messia, che esplorerà le tensioni religiose e politiche nella regione. Entrambi i relatori hanno sottolineato quanto sia cruciale oggi comprendere il quadro storico e ideologico del Medio Oriente per affrontare le sfide odierne.
Un elemento interessante emerso durante la discussione è la difficoltà di pubblicare opere che vadano controcorrente nel panorama editoriale italiano. Sia Nirenstein sia Ferretti hanno sottolineato come la narrazione dominante spesso ostacoli la diffusione di analisi critiche sulla politica mediorientale, richiedendo un maggiore sforzo per promuovere la pluralità delle idee.
Conclusione
Durante l’intervento, sono stati sollevati diversi punti cruciali riguardanti la narrativa internazionale su Israele. Si è sottolineato come spesso Israele venga accusato di impedire l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza, quando invece questi vengono sottratti da Hamas, generando un’accusa ingiusta contro lo Stato ebraico. È stato ribadito che Israele, attraverso l’unità COGAT, ha sempre gestito con trasparenza il passaggio di tonnellate di materiali verso Gaza, anche prima del 7 ottobre.
Un altro argomento toccato è stato l’uso improprio di termini come “genocidio” e “apartheid” per descrivere Israele. È stato osservato che, se Israele avesse avuto intenzioni genocidarie, i suoi sforzi sarebbero stati del tutto illogici, considerando le vaccinazioni somministrate a una larga parte della popolazione palestinese durante il periodo pandemico.
Infine, si è discusso della necessità di contrastare le menzogne contro Israele mantenendo un approccio saldo e senza cedimenti, anche all’interno della diaspora ebraica, dove alcune critiche preconcette rischiano di avvelenare il dibattito. Si è ribadita l’importanza di schierarsi chiaramente, chiamando il male col suo nome e il bene col suo nome, come evidenziato dal rabbino capo di Roma in una recente conferenza.
La conferenza ha offerto un’analisi ricca e articolata, ponendo al centro la complessità del Medio Oriente e il ruolo chiave di Israele nella regione. Grazie alla competenza dei relatori, gli spettatori hanno potuto acquisire strumenti per comprendere meglio la situazione attuale, cogliendo sia le opportunità sia le sfide future.