di David Zebuloni
Il neoeletto presidente americano Donald Trump ha toccato i cuori del popolo israeliano all’inizio di questo mese quando ha pubblicato un post sulla rete sociale da lui fondata “TRUTH”, in cui ha scritto: “Tutti parlano degli ostaggi israeliani detenuti in modo violento e disumano, ma nessuno agisce. Se gli ostaggi non verranno rilasciati prima del 20 gennaio 2025, la data in cui assumerò con orgoglio il mio incarico di Presidente degli Stati Uniti, ci sarà un vero e proprio inferno in Medio Oriente, anche per quelli che sono responsabili di queste atrocità contro l’umanità”. Questa settimana, in seguito a una lunga conversazione telefonica tenuta con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il neo presidente americano ha ribadito il medesimo concetto dichiarando questa volta che “Se gli ostaggi israeliani non verranno liberati, Hamas farà una brutta fine”.
Ecco, dopo un anno di lotta politica, sociale e militare per riportare alle loro famiglie i cento ostaggi israeliani ancora tenuti in cattività nei tunnel del terrore a Gaza, Donald Trump ha riportato in primo piano una questione dolorosa e urgente che non ha mai davvero ricevuto le giuste attenzioni mediatiche sul piano globale. Tuttavia, in molti si domandano cosa si nasconda dietro alla minaccia del neo eletto. Le dichiarazioni di Trump sono sostenute da un’effettiva e concreta strategia diplomatica e militare o la loro unica strategia è quella di creare un effetto deterrente con la sola forza della parola?
“Nel caso di Trump, tutto inizia con un tweet e poi si sviluppa la strategia,” spiega Rotem Oreg, esperto di politica americana e direttore dell’associazione LIBRAEL, in un’intervista a Makor Rishon. “È chiaro a tutti che gli americani non attaccheranno nella Striscia di Gaza per conto di Israele. Se qualcuno ha una qualche fantasia che ciò possa accadere, è meglio che si ricreda subito. Tuttavia, il governo americano può senza dubbio creare una pressione tale da favorire i negoziati a favore del rilascio degli ostaggi”. Per quanto riguarda i diversi scenari possibili, Oreg afferma che “Trump potrebbe dare a Israele più libertà d’azione a Israele o il pieno supporto per un’azione israeliana mirata a colpire Hamas come non è stato fatto fino ad ora”.
Non è la prima volta che il presidente eletto solleva pubblicamente la questione degli ostaggi israeliani nell’ultimo anno. Anche durante la sua campagna elettorale, Trump ha chiesto ripetutamente il loro rilascio immediato. Tuttavia, le sue ultime dichiarazioni sembrano essere molto più incisive delle precedenti. “Esiste un processo che mira a far capire a Trump che ha l’opportunità di fare la storia,” spiega Oreg. “Quando ho incontrato i consiglieri dei principali membri del nuovo governo, mi è stato detto che l’obiettivo del neo presidente è quello di riuscire lì dove Biden ha fallito. Trump non agisce per ideali, ma per il semplice desiderio di passare alla Storia. Di vincere i suoi predecessori e riuscire a fare ciò che loro non hanno fatto. Pertanto, più gli verrà detto che il suo operato per il rilascio degli ostaggi è nobile e importante, e più lui si sentirà gratificato e continuerà nella sua missione”.
Minacce da una parte, realtà dall’altra: come influirà davvero il tweet del neo presidente americano sull’organizzazione terroristica a Gaza? “Penso che Hamas non si faccia molto influenzare dalle minacce americane, poiché ha già incassato abbastanza colpi,” risponde Rotem Oreg. “Più una persona è debole e meno ha da perdere. Questo vale anche per un’organizzazione terroristica come Hamas. I grandi regimi come quello iraniano, per esempio, sono generalmente più sensibili alle minacce americane perché hanno molto più da perdere”.
Una notizia non incoraggiante per chi credeva che le parole del presidente americano potessero cambiare il destino del Medio Oriente. “Hamas sta perdendo la sua legittimità anche nei paesi arabi che l’hanno supportata finora, e questo gioca molto più a nostro favore rispetto al tweet di Trump,” conclude l’esperto, nuovamente speranzoso. “Non a caso nell’ultimo mese sono stati pubblicati molti più video degli ostaggi di quando sia stato fatto fino ad ora. Hamas vuole fare pressione su Israele per tornare a negoziare. Hamas è esausto e probabilmente vuole finire questa guerra”.